L'angolo dello scrittore

Viaggio in Italia_di Costantino Dilillo.

città_Henry James visitò l’Italia diverse volte, osservandola con l’occhio innamorato e critico dell’uomo statunitense al contempo pragmatico e affatato dall’arte.

Queste impressioni sono del 1870. Trecento anni dopo il Rinascimento. Eppure, quanto attuali sembrano le sue considerazioni, oggi, 250 anni più tardi e mezzo millennio dopo il Rinascimento.

Forse non sempre quel che viene dopo è meglio di quel che c’era.

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Ritornando in Italia, ho provato ancora un impressione più forte di quella che ebbi la prima volta per lo stridente contrasto tra la fecondità del suo grande periodo di fioritura artistica e la banalità del suo genio attuale. Bastano le prime ore trascorse sul suolo italico a farla nascere, e il problema cui alludo è, dal punto di vista storico, uno dei più strani e inspiegabili. Esso sta tutto nelle vicende di un popolo che appena tre secoli fa possedeva il gusto più raffinato, e oggi invece ne manifesta uno pessimo; nel fatto che dopo aver prodotto le opere più nobili, più amabili, più preziose, oggi possa abbassarsi a fabbricare oggetti orribili e  di nessun valore; nel fatto che la stirpe dalla quale nacquero Michelangelo, Raffaello, Leonardo e Tiziano non possa oggi vantare altro titolo di merito se non una pittura di terz’ordine e una scultura dozzinale.

(…)

Con nostra gioia vediamo un’Italia unita e prospera, ma affatto scientifica e commerciale.

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Quello che c’è di antico è diventato sempre più un museo, conservato mantenuto in mezzo al nuovo, ma senza alcuna relazione con esso, tranne una che è simile a quella che lega la merce sugli scaffali di un negozio al bottegaio, o la Sirena dei mari del sud al direttore di un serraglio che imbonisce gli spettatori dinnanzi al suo padiglione. (…) Agli ingressi di questi palazzi (musei) vi sono uomini dalle uniformi gallonate cui il visitatore deve pagare un biglietto d’ingresso. Dentro, l’arte italiana giace sepolta come in mille mausolei. In questi stupendi edifici, una serie infinita di oscuri dipinti si stanno ulteriormente oscurando, ammuffendo, sbiadendo, per scomparire del tutto con l’andare del tempo.

(…)

In una novella di Thackeray si fa menzione di un giovane artista che aveva inviato alla Royal Academy un quadro raffigurante “un contadino che danza con una trasteverina sulla porta di una locanda al suono della musica di unpifferaro”. È con questo atteggiamento e con questi accessori convenzionali che il mondo ha fin qui considerato rappresentare la nuova Italia.

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cittàQuest’ultima definizione della rappresentazione possibile dell’Italia è ancora oggi la più vera.  Chi da lontano veniva in Basilicata, rimaneva impressionato dalla nostra miseria e dalle nostre arcaiche forme di sopravvivenza e organizzazione sociale: la civiltà contadina divenne quindi uno schema, raccontato da altri, al quale ci fu rincorsa ad aderire, a rappresentarlo quale immagine autentica della nostra miseria, costruendovi attorno futili carriere di ogni genere. Una forma di perversione culturale che occupando tutto l’intero scenario socio-politico-letterario-pittorico, ha costretto all’appiattimento su quello schema ogni pensiero, emarginando ogni dissenso o altra concezione di sé, del proprio luogo, della propria storia. Secondo quel pensiero unico, Basilicata era solamente il piangersi addosso della miseria, dell’abbandono, del trito ripetersi delle stesse immagini scattate da alcuni grandi fotografi e riprese e rifatte e riproposte tal quali, nei bianco-nero drammatizzato dal filtro rosso, sostitutivo ufficiale di ogni possibile immagine del Sud, nella grafica come nella letteratura e nella saggistica. 

Vieni in Basilicata, vieni a vedere come eravamo (siamo) poveri, dietro la tenda ancora il cantero, il letto per otto e la mangiatoia delle bestie, così ci fate il cinema e il presepio; me lo dai un euro? 
Funzionò lo schema, e tante carriere ci si costruirono intorno mentre i nostri uomini migliori andavano a dar lustro ad altre terre. Funzionò lo schema e ancora oggi lo si propone. Oggi, al posto della locanda, quel giovane artista ci porrebbe un Bed & Breakfast accanto a un resort per soli vip.

 

I brani sono tratti dal volume di Einaudi del 1991: Racconti Italiani di H. James.

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