L'angolo dello scrittore

Idee per un mondo complicato – Come salvare il prossimo decennio? Visioni, scenari e miraggi

Settembre 2010  – Intervista a Data Management  di Roberto Vacca

RUBRICA: “FUORI PAGINA  di Giuseppe Mariggiò

Lasciando alle spalle il “Medioevo prossimo venturo”, in cammino sulla “via della ragione” può capitare di imbattersi  nel più razionale dei liberi pensatori, Roberto Vacca (www.robertovacca.com). Con gli altri suoi colleghi, ingegneri elettronici, esperti di scenari globali e previsioni tecnologiche, non c’è partita:   cultura enciclopedica, timbro di voce alla Gassman, ironia alla Flaiano, più “fico” di Sean Connery e quel guizzo laterale che fa la differenza. In lui   l’anima dell’uomo di scienza prevale su quella del letterato. La sua scrittura è chiara come una formula matematica. Le sue ipotesi sono costruite come teoremi da dimostrare. Nel suo libro “Patatrac, crisi: perché? Fino a quando?”  (Garzanti, 2009) ha analizzato le cause delle turbolenze economiche in atto. Come andrà l’economia mondiale nei prossimi mesi? L’innovazione continuerà ad accelerare anche se i finanziamenti caleranno?
Per Roberto Vacca «non c’è bisogno di rileggere
G.B. Vico per ricordare che la storia si ripete» e «non basta usare formule matematiche per pretendere di avere eseguito analisi scientifiche credibili».
Avevo dieci anni quando lessi per la prima volta “La morte di megalopoli” (Mondadori, 1974). Il sottotitolo era “l’ultima spiaggia del progresso” e prefigurava la vita di New York nel 1993. All’epoca, Roberto Vacca insegnava, già da quindici anni, Automazione del Calcolo all’Università di Roma e da allora i suoi libri hanno rappresentato un fascio di luce per intere generazioni di ingegneri e manager.
Ultimo in ordine di tempo. un libro particolare dal titolo
“Memi Concetti, idee, parole” che l’autore ha deciso di non pubblicare, ma di diffondere nella comunità degli spiriti affini.

1.Partiamo dal suo ultimo lavoro. “Memi”- Concetti, idee, parole: da dove? verso dove? Perché questo titolo e dove veniamo e dove stiamo andando?  Quali collegamenti si possono fare con il suo precedente libro “Patratac”? quale ruolo per l’Ict e l’innovazione?

PATATRAC è un saggio che tratta problemi generali di previsione dei prossimi svolgimenti della crisi economica – e anche questioni connesse di previsione socio-economica, tecnologica energetica. Ne sto scrivendo la continuazione col titolo provvisorio “SALVARE IL PROSSIMO DECENNIO” che consegnerò a Garzanti in Settembre. MEMI, invece, è la mia storia intellettuale personale – non l’ho pubblicata, ma stampata per amici. Racconta come parlare con spiriti immortali. Esistono, non sono definiti da frasi vaghe, né evocati da sentimenti che ciascuno sperimenta a modo suo. La loro conoscenza non è trasmessa con parole (secondo alcuni sublimi o sacre). Gli spiriti si manifestano ove sono cervelli umani. Diventano immortali se esprimono memi (abilità, idee, parole, musiche, teorie) che si replicano entrando in altre menti. Queste li accettano e li diffondono esprimendoli di nuovo con parole dette o scritte, immagini, formule, strutture, schemi. Racconto come ho acquisito memi dai miei maestri e ricostruisco le fonti da cui loro li hanno attinti.”

 

2.

Avevo dieci anni quando lessi il suo racconto “La morte di megalopoli”.

Il sottotitolo era “l’ultima spiaggia del progresso” cioè la fine di quella meravigliosa avventura del progresso e prefigurava la vita di una grande arteria di New York nel 1993. Quale futuro è possibile prevedere tra crescita e decrescita e apocalittici del “climate change”? È possibile costruire coi numeri visioni plausibili del futuro?  Di bolla in bolla, la prossima sarà quella legata al “green”? Quale futuro energetico ci attende?

 

Crescita e decrescita economica sono processi complicati. In PATATRAC mostro come anche i migliori Nobel per l’economia non siano capaci di prevederne gli sviluppi futuri. Gli apocalittici del “climate change” vanno ignorati. I più bravi fra loro hanno elaborato modelli matematici del clima terrestre con cui pretendono di calcolare il clima del 2100 – ma ammettono di non poterli usare per calcolare il clima a due, tre, 10 anni. Sono punti di vista peculiari e ovviamente inattendibili.

Io uso da 30 anni software basato sulle equazioni di Volterra e produco previsioni quantitative di sviluppo e declino, di settori industriali, fonti, di energia, parchi automobilistici, epidemie, fenomeni naturali –  di processi per i quali siano disponibili serie storiche di misure attendibili. Produco, quindi, descrizioni quantitative accurate – e plausibili. Non pretendo certo di calcolare l’avvenire, ma in alcuni casi le mie proiezioni si avverano. Calcolai nei primi anni 80 che la popolazione di auto in Italia avrebbe teso a 35 milioni e che l’epidemia di AIDS si sarebbe fermata a poche migliaia di casi – oltre ad altre proiezioni sui consumi energetici etc. Le cose sono andate proprio così – 30 anni fa non lo garantivo: lo suggerivo ragionevolmente.

Un avvenire energetico accettabile deve mirare anzitutto a razionalizzare le attività umane (trasporto, distribuzione, comunicazioni, impiego tempo libero) e innalzare livelli di uso e di competenza nel campo della tecnologia della comunicazione e dell’informazione. E-mail e Web possono ottimizzare rendimenti, decisioni, logistica – se usati in modo razionale, da utenti addestrati bene. Sarebbe necessario mirare a una pianificazione internazionale di produzione e uso di energia. L’idroelettrico potrà fornire l’equivalente di oltre 1000 grandi centrali nucleari; il fotovoltaico risolverà gran parte dei problemi, se riusciremo a passare da rendimenti del 15% a 75%. Centrali nucleari modulari a sicurezza intrinseca potranno contribuire notevolmente a rendere disponibile energia sicura

3. Gli Stati dis-uniti d’Europa sulla carta contano di più degli Stati Uniti, ma l’America quando ha un problema lo esporta, come la democrazia… Il Pil dei 27 Paesi europei supera quello degli Stati Uniti. Nel 1986 dovevamo fare i conti con il “superdollaro”. Oggi, abbiamo i problemi del dollaro debole: la crisi greca e gli attacchi  alla zona “euro” ne sono un effetto. Chi è causa del proprio male pianga stesso? C’è qualcosa di patologico nella “crisi” che “non passa”? Quanto contano le regole?

 

Le regole sono vitali. Buona parte della crisi USA è stata causata dal rilassamento, durante la presidenza Reagan, delle garanzie date dagli istituti finanziari e dalle regole originariamente imposte ai tempi del New Deal. Oltre alle regole è vitale la produzione di conoscenza: insegnamento e addestramento nelle scuole superiori e avanzate, ricerca e sviluppo. In PATATRAC  riporto i dati su PIL mondiale: il PIL dei 10 Paesi asiatici più avanzati ha appena superato quello di USA + EU. Il fattore sottostante è daton da Ricerca e Sviluppo

4. La politica si rivolge ai tecnici; i tecnici alle imprese che si rivolgono ai manager; i manager chiedono agli economisti; gli economisti si rivolgono agli scienziati. A chi bisogna credere?

Non bisogna CREDERE a nessuno. Bisogna innalzare drammaticamente i livelli di competenza  degli insegnanti di ogni ordine e grado [le università italiane devono attrarre i migliori professori del mondo – non sceglierli fra terne di soli indigeni], dei manager, degli economisti, degli scienziati

5. La “globalizzazione inversa” avrà un impatto sempre più forte sull’occupazione nei Paesi dell’Occidente. La disoccupazione in Italia dall’8,8% potrebbe arrivare al 15%. Come si affronta la questione?

Aumentare e non diminuire gli investimenti in scuola ricerca e sviluppo. Misurare e innalzare il livello di qualità dell’insegnamento. Da 30 anni gli investimenti italiani in ricerca e sviluppo (pubblici più privati) sono di circa l’uno % del PIL, la media di  quelli dei paesi OCSE è di più del doppio. Le industrie devono raddoppiare gli investimenti in R & D e diversificare a settori moderni  (nanotecnologie, fotovoltaico ad alto rendimento, Software avanzato)

6. Alcuni vogliono la censura del world wide web. Altri ritengono che la Rete è l’unica vera novità della società contemporanea che permetterà di fare un salto avanti rispetto ai “soliti corsi e ricorsi storici”. Da un lato, le grandi infrastrutture tecnologiche rappresentano un punto di forza dall’altro, ci rendono esposti e dipendenti. Da un lato abbiamo strumenti sempre più potenti, dall’altro utilizziamo i supercomputer per fare cose banali. Come si pone la questione culturale nell’era di Internet? La rete ci rende più liberi? Crede nella rivoluzione dei social network in grado di distribuire il potere in senso orizzontale e dal basso, oppure, come per la Rivoluzione Francese si tratta solo di una scintilla che presto sarà oscurata dal Terrore?

 

La rete rende libero e potenzia  chi ne sa abbastanza da distinguere i molti contenuti e fonti di alta qualità, da quelli medi o pessimi. Bisogna inserire nei programmi scolastici corsi per insegnare a usare Web – strumento ottimo, vitale – invece che andarci a cercare giochetti o porcheriole. Le proposte di censura del WWW  marchiano a fuoco chi le fa: oscurantisti, nemici del sapere

 

7. Lei ha visto molti cambiamenti in cinquant’anni. Che cosa è veramente importante per lei?

 

Sono importanti le idee giuste sul mondo, se sono condivise da tanta gente (miriamo alla maggioranza) – l’obiettivo à creare una società libera, colta, varia, controversa

8. Qual è il suo rapporto con la tecnologia?

 

Ho un buon rapporto con la tecnologia, ma depreco le strutture straingegnerate (over- engineered), le complicazioni eccessive, il ricorso a tecnologie informatiche non trasparenti (rischiose quando troppe migliaia di linee di codice sono usate in modo automatico a governare processi neanche ben compresi dagli operatori), specie se lo scopo è di facilitare compiti facili e inessenziali

9. Le imprese in crisi saranno salvate dalle donne?

 

Forse si, se ci saranno donne competenti, ma anche gli uomini competenti dovrebbero essere di più

10.Che cosa è il potere per lei?

 

Uso raramente la parola

 

11. La lezione che non ha mai dimenticato?

 

Ce ne sono parecchie che non ho dimenticato: umane, psicologiche, scientifiche, tecniche. La mia lezione, che invito a non dimenticare è “Impara almeno una cosa nuova ogni giorno: se lo fai ti cambia la vita – se lo facessimo tutti cambieremmo il mondo”

 

12. A chi sente di dovere qualcosa?

 

A innumeri maestri (fra i quali alcuni miei antichi allievi) – vedi domanda N*1