I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2010 – La zia di Valter Malenotti Feriolo(VB)

anno 2010 (I sette peccati capitali – La lussuria)

La zia

Chissà quanti da ragazzini si sono innamorati di una loro giovane zia. Ma pochi devono aver avuto una zia come la mia.
Negli anni settanta io ero un bambino e la mia zia Lilli aveva preso di punta quel periodo. Pazzerella e spregiudicata leggeva Simone de Beauvoir, partecipava a manifestazioni e cortei facendo quel gesto unendo gl’indici e i pollici a formare una fessura, e gridava di tremare perché erano tornate le streghe. E la zia Lilli lo era, una strega. E tremavo quando la vedevo, ma non di terrore. Bensì per la bellezza di quelle gambe infinite che uscivano dalla minigonna. Allora le abbracciavo strette e non mi volevo più staccare, e lei mi scompigliava i capelli e mi diceva:
“Il mio uccellino. Lo so io cosa ci vuole per te…”
E mi faceva tante cosine deliziose, e io m’arrampicavo al settimo cielo. Ma vi dirò di più, non ha mai smesso di farmele nemmeno ora che è anziana e io ho più di quarant’anni. Infatti l’altro giorno le ho telefonato e le ho detto che sarei andato a trovarla.
Così sono qua nel suo salotto zeppo di cuscini indiani colorati ad attendere come una volta che lei prepari tutto. Sono emozionato, come sempre. Emozionato e eccitato.
Non ce la facevo più, ero in astinenza da troppo tempo. Sì perché, mia moglie, ha tante buone qualità e le voglio bene, ma per quanto riguarda certe cose… Non ne è proprio portata. Per fortuna che c’è la mia zietta che ci sa fare. Eccome se ci sa fare! Al solo pensiero mi prende come una smania…
Mi avvicino alla porta oltre la quale lei è assorbita nei preparativi. Abbasso con cautela la maniglia. Apro di un centimetro, quanto basta. Sono subito attratto dalle cosce. Mi hanno sempre fatto impazzire le cosce. Polpose ma magre, nonostante tutto. “Gallina vecchia fa buon brodo” dice sempre la zia. Allora lei le apre bene, unge e inizia a trafficarci dentro. Mi sembra di svenire. Intanto la zia prende in mano una grossa carota e contemporaneamente alza lo sguardo verso di me. Richiudo subito. A lei non piace che la si spii mentre è presa. Torno al mio posto. Decido di mettere su un po’ di musica per ingannare l’attesa. Guardo tra i vinili della collezione della zia e scelgo Light My Fire dei Doors.
Dopo aver passato in rassegna qualche decennio di rock, finalmente si apre la porta. Mi volto, la zia Lilli fa capolino. Non dice nulla, rimane appoggiata un istante con il braccio in alto aderente allo stipite sporgendo il fianco in fuori. Ha un sorrisino diabolico. Mi rigiro subito e chiudo gli occhi. Tremo, proprio come quando ero piccolo. Una vera strega la zia Lilli.
Sento che si avvicina come in un fruscio di seta. Avverto il profumo, e anche il calore. Non resisto più, apro gli occhi. Godo alla vista di quello che ho davanti. Viene fuori la mia parte animale, l’istinto che m’impone d’irrompere subito in quel bendidio. Ma la razionalità ha la meglio. L’attesa condotta agli estremi, come in un gioco perverso. Così mi aveva insegnato la zia: “Con calma, amore bello. Assapora prima con gli occhi e il naso e vedrai, il piacere cresce, cresce sempre più…
Ed è vero, la zia ha sempre ragione. Mi abbasso e inalo con voluttà il profumo. Poi vi affondo un dito e me lo porto alla bocca. Succhio con avidità. L’umore mi rimbalza dalle papille gustative al cervello. Non riesco a frenare un mugolio di piacere. Allora mi slaccio subito il bottone dei pantaloni, in previsione del dopo. La zia mi sta guardando appassionata, poi si sporge verso di me. Tira indietro la pelle fino a scoprirne la carne soda. “Il mio uccellino” ansima. “Questa la leviamo perché è grassa e piena di colesterolo, che tu mi sembri già un po’ appesantito. E pensare che da bambino mangiavi come un uccellino.”
“Sì, zietta” le dico dopo aver dato una poderosa sorsata dalla tazza di brodo che ho davanti. Quindi strappo con un morso un pezzetto di carne e, a bocca piena, riprendo:
“Di tutte le cosine che fai, zia Lilli, la gallina bollita ripiena è una vera lussuria per il palato!”

Valter Malenotti
Valter Malenotti, vive un’esistenza da impiegato. Non ama bagnare i gerani e radersi tutti i giorni, però adora immergersi nella vasca da bagno colma d’acqua calda e bagnoschiuma. Non crede nella pubbicità del Mulino Bianco e in quanto a Dio… non ci ha ancora pensato.
Per quanto riguarda le letture è onnivoro e curioso, così legge di tutto e di tutti un poco. Ovvio, ha le sue preferenze: London, Hemingway, Fante, Pennac; nonché i conterranei Pavese e Calvino. Non disdegna i russi né la musica afro-jazz-punk-inglese. Non sopporta i best seller: organismi geneticamente modificati dal mercato (confessa, comunque, d’avere il narcisistico e malato desiderio di pubblicarne uno…).
Ha una predilezione per i racconti brevi e sogna un mondo più giusto.