Futuro Remoto, I racconti Futuro remoto

Il futuro arriva un giorno alla volta_Gian Filippo Della Croce

_Lui pensava che quanto gli stava accadendo fosse già accaduto e che tutto quello che doveva accadere non era altro che una riedizione del passato. Ma perché lo stava pensando? Forse si riferiva a quel sogno fatto ieri, dove c’era lui e lei: era di spalle, sulle quali cadevano i lunghi capelli chiari. No il viso no, quello non si vedeva, ma lui lo conosceva bene, e passandole un braccio sulle spalle le disse “Ti ho voluto tanto bene. Anch’io te ne ho voluto tanto…” rispose lei, e continuarono a camminare, abbracciati. Poi il sogno si era spento e il giorno dopo non gli restava che meditare su quella visione, su quelle parole che nella realtà non aveva mai sentito, ma che avrebbe tanto voluto sentire, con tutto il cuore, con tutta l’anima.

Quello stesso cuore che sentiva languergli nel petto ricordandone i palpiti accelerati ogni volta dalla visione di lei, vicina, ma così irraggiungibile per lui. Forse aveva esagerato nel ritenerla tale, irraggiungibile, forse avrebbe potuto fare di più, mostrarle con più convinzione i suoi sentimenti: no, non era stata una questione di coraggio; oppure se soltanto di coraggio: era stata forse la sua timidezza, probabilmente anche la sua convinzione di non essere all’altezza di lei, o forse il naso, il suo naso troppo sporgente, e le guance, troppo pronunciate. Lei invece era perfetta, era tutto quanto si potesse desiderare di più in una donna, a partire dal suo viso botticelliano, ora scolorito nella memoria indebolita dagli anni.

L’aveva avuta un altro invece, per poco tempo, un compagno di classe che ne parlava ad alta voce, vantandosi delle proprie performance amorose, totalmente all’oscuro del devastante effetto che le sue parole, vere o fasulle che fossero, provocavano su di lui. Poi aveva deciso di guardare avanti, di occuparsi del suo futuro nel quale lei non ci sarebbe stata, nonostante lui avesse pensato che non ci potesse essere nessun futuro senza di lei. E invece c’era stato, ma lui non lo aveva mai considerato il suo vero futuro, perché quello vero sarebbe stato solo con lei.

Ma il bello del futuro è che viene un giorno alla volta, così giorno dopo giorno si era accumulato intorno a lui, quasi senza che lui se ne accorgesse. Dove era andata? Non se l’era chiesto per troppo tempo e adesso il sogno chiedeva una risposta, come tutti i sogni, che lui non sapeva dare. Perché lei gli aveva detto “Anch’io te ne ho voluto tanto?”

Lo aveva detto nel sogno, ma lui sapeva che bisogna credere ai sogni per capire la realtà, e la realtà era che lei lo aveva amato e lui non lo sapeva: il sogno parlava chiaro. Lei era venuta a dirglielo in sogno e come tante altre cose che i sogni ci portano, anche questa richiedeva una risposta e configurava ancora di più la sua idea di futuro remoto.