I racconti del Premio Energheia Europa

Vita e opere di T.S. Parrot, scrittore fallito, Emma Dubreucq

Menzione Premio Energheia Francia 2020

Traduzione a cura di Isabella Buongiardino

Coordinamento progetto: Sidonie Larato

Questa è la storia di uno scrittore fallito. Perché, in fondo bisogna ammetterlo, T.S. Parrot era uno scrittore fallito.

Egli era un fallito sotto molti altri aspetti. Faceva parte di quelle persone alle quali la vita non dona niente di particolare, quelle che si accontentano di un’esistenza ordinaria e banale, quelle che non hanno niente da dimostrare perché non ci si aspetta nulla da loro.

Ma, ecco, T.S. Parrot voleva dimostrare qualcosa. Egli voleva, disperatamente, uscire dal triste anonimato nel quale si trovava a causa della sua vita normale. Avrebbe voluto che la gente, vedendolo passare, dicesse “eccolo, il grande T.S. Parrot, che uomo straordinario!”. Poiché, e penso che sarete d’accordo con me, è tipico dell’essere umano di voler brillare agli occhi dei suoi simili.

Perciò T.S. Parrot si mise alla ricerca di un modo che gli avrebbe permesso di farsi conoscere, a tal punto che la sua ricerca di riconoscimento divenne ben presto un’ossessione: bisognava che il mondo venisse a conoscenza del suo nome e della sua intelligenza, che lo riconoscessero ad ogni costo.

Purtroppo, è difficile rivelarsi al mondo quando non si ha nulla da offrirgli. Cosa poteva inventarsi lui, T.S. Parrot, che gli avrebbe permesso di mostrare ai suoi simili che era geniale? Questa domanda lo ossessionava, lo teneva sveglio la notte e gli faceva addirittura perdere l’appetito.

E poi, un giorno, ebbe un’idea che gli parve essere la più bella rivelazione dopo la conversione di San Paolo. Avrebbe scritto un libro! Dal momento che i suoi tentativi di lanciarsi nella pittura e nella scultura non avevano dato buoni frutti, decise di dedicarsi alla scrittura. Dopotutto, non gli sembrava così difficile: molte persone scrivevano tutti i giorni, si trattava senza dubbio di qualcosa alla portata di tutti.

Perciò, forte della sua convinzione, corse a comprare una vecchia macchina da scrivere e si cimentò a scrivere quello che sarebbe dovuto diventare l’opera più importante della sua vita, niente poco dimeno che il capolavoro che il mondo aspettava.

Come l’aveva previsto, scrivere era un’attività semplice ed egli si sentiva di saperlo fare piuttosto bene. Seduto di fronte alla sua macchina da scrivere, egli scriveva, parola dopo parola, frase dopo frase, riga dopo riga, paragrafo dopo paragrafo. Scriveva per giorni e giorni, senza essere colto dall’angoscia della pagina bianca, crudele e ben nota alla maggior parte degli scrittori. Scrisse ancora e ancora ed è così che “L’incredibile storia di Mallarius, eroe dei tempi moderni” prese forma.

Una volta terminata la sua grande opera, doveva ancora trovare un editore, così contattò tutte le case editrici della capitale, alle quali inviò il suo primissimo romanzo. Traboccante di sicurezza nelle sue nuove capacità letterarie, non capì i numerosi rifiuti che ricevette e vide tutte le più famose case editrici sbattergli la porta in faccia. Un finale amaro per una storia che non era neanche davvero cominciata, direte voi.

Ciononostante, un mattino, mentre sorseggiava una tazza di caffè nero (perché è così che lo prendono tutti i veri scrittori, rigorosamente nero e senza zucchero), egli ricevette finalmente la risposta che sperava. Ovviamente non veniva da una grande casa editrice come lo aveva sognato, ma di certo era comunque meglio di niente. Un primo passo verso la gloria che aveva tanto atteso.

Ma, ovviamente, le cose non andarono esattamente come avrebbe voluto. “L’incredibile e appassionante storia di Mallarius, eroe dei tempi moderni” fu stampato in duecentonovantaquattro esemplari, né più né meno, di cui duecentottantasei rimasero fermi negli scaffali delle librerie, senza mai essere venduti. Solo otto copie furono comprate in quel momento. Di queste otto, solo tre vennero lette e di queste tre, solo una fu almeno mediamente apprezzata

L’unica critica scritta a proposito de “L’incredibile e appassionante storia di Mallarius, eroe dei tempi moderni” fu pubblicata nel Le Bouquetin, un piccolo giornale letterario senza pretesa e senza lettori, dal giornalista e critico letterario a tempo perso Lino Baltringue1. In un articolo corto e leggermente accondiscendente, Lino Baltringue scriveva che “la sola cosa incredibile di questa storia è di capire cosa può riuscire a spingere una persona sana di mente a leggere un tale ammasso di inezie che difficilmente possiamo chiamare libro”.

Naturalmente, il libro e la sua critica uscirono in sordina e non fu per niente la grande rivelazione che tanto aveva sperato. T.S. Parrot ebbe solo diritto all’indifferenza totale. Così si ritrovò a girare in tondo per casa, per giorni e giorni, a camminare avanti e indietro davanti alla sua macchina da scrivere e alla tazza di caffè vuota, colmo di rabbia contro i suoi simili, incapaci di riconoscere il vero talento, quando lui l’aveva servito loro su un piatto d’argento.

Perciò, se la sua prima opera non era abbastanza per loro, avrebbe fatto ancora meglio. Si rimise a scrivere, questa volta furiosamente, ancora più desideroso, qualora fosse possibile, dimostrare a tutti che era un grande scrittore.

Il risultato fu lo stesso. Rifiutato da tutte le grandi case editrici, il libro fu ancora una volta pubblicato dallo stesso piccolo editore che aveva accettato di stampare “L’incredibile storia di Mallarius, eroe dei tempi moderni”.

E così “La vita trepidante del ladro e gentleman Archibald Baldrameus” affiancò il suo fratello maggiore sugli scaffali delle librerie. Stampato in duecentosettantadue esemplari, di cui duecentosessantacinque rimasero invenduti, “La vita trepidante del ladro e gentleman Archibald Baldrameus” ebbe anch’esso diritto ad una critica nel Bouquetin. Lino Baltringue, questa volta, scrisse: “Non c’è assolutamente niente di trepidante in questa storia, se non il fatto che sia noiosa da morire”.

Anche se questa seconda critica era decisamente meno positiva della prima, T.S. Parrot si vantò di esser riuscito a scrivere un secondo libro migliore del precedente. Così pubblicò, sempre tramite la stessa piccola casa editrice, dodici libri, che furono tutti seguiti da un’aspra critica del Bouquetin.

A questo punto, T.S. Parrot poteva essere considerato come uno scrittore. Ma uno scrittore senza riconoscimento. E il riconoscimento era ciò che evidentemente gli mancava. Perché, dopotutto, a cosa serve essere scrittore se nessuno ti considera?

Era comunque un colmo! Aveva scritto dei libri che nessuno aveva letto. Non era davvero ciò a cui aveva aspirato. Lui, che cercava il successo, aveva incontrato solo indifferenza.

La sola cosa che sopportava ancora meno dell’anonimato.

Ovviamente, non si arrese mai all’idea che se nessuno leggeva i suoi libri era perché era un pessimo scrittore. No, il problema non poteva essere altro che il fatto che nessuno era capace di cogliere la misura del suo talento.

Se solo avesse saputo che il tanto desiderato riconoscimento non avrebbe tardato ad arrivare, tra l’altro in un modo non proprio divertente e crudelmente ironico!

Un giorno, quando aveva appena cominciato il suo tredicesimo romanzo, T.S. Parrot decise, diversamente dal solito, di accantonare la sua macchina da scrivere e di uscire a sgranchirsi un po’ le gambe. Deviando dalla sua passeggiata, decise di fermarsi a mangiare in una piccola brasserie molto carina, che gli sembrava semplicemente perfetta per trovare ispirazione. Si sedette ad un tavolo e cominciò tranquillamente a mangiare, quando la sua attenzione fu attirata da un tavolo che si trovava vicino al suo, qualche metro più in là. Sul tavolo, proprio davanti all’uomo che era lì seduto, T.S. riconobbe la copertina del suo quinto romanzo, “Il lungo viaggio del Dottor Belamour, intrepido esploratore”. Quando fu pubblicato, Lino Baltringue del Bouquetin aveva scritto nella sua critica che “Il lungo viaggio del Dottor Belamour” era un viaggio senza ritorno.

Ma ben poco gli importavano gli articoli infuriati di quello pseudo-critico letterario incapace di riconoscere il vero talento. T.S. Parrot non gli aveva prestato più attenzione del necessario, persuaso di aver scritto ogni volta un romanzo migliore del precedente.

Tutto eccitato all’idea di vedere finalmente la sua opera apprezzata appieno, T.S. Parrot si strozzò. Purtroppo, perso nei suoi sogni di gloria, non fece attenzione alla grandezza del pezzo di pane che aveva messo in bocca. Quando il pezzo di pane, troppo grande per essere mandato giù, si conficcò nella sua trachea, fu la fine della carriera dello scrittore T.S. Parrot. D’altronde fu proprio la fine per T.S. Parrot stesso.

Il caso ricevette un po’ di notorietà e quando, qualche giorno dopo, l’identità dell’uomo “che si era strozzato con un pezzo di pane” fu finalmente svelata, assieme al fatto che era in realtà uno scrittore che aveva pubblicato nientedimeno che dodici romanzi, la gente, dalla curiosità, cominciò a cercare i suoi libri in libreria. Dopotutto, si trattava dell’uomo che si era strozzato con un pezzo di pane, una storia molto triste, tanto triste quanto ridicola. Pensate, un semplice pezzo di pane.

Presto, i libri di T.S. Parrot si vendettero come il pane, perdonatemi l’espressione infelice, fino all’esaurimento delle copie. E presto, in tutte le librerie non si parlava d’altro che di lui. E, dal momento che è buona abitudine non parlare male dei morti, tutti furono d’accordo nell’affermare che T.S. Parrot era stato uno dei migliori scrittori del suo secolo. Anche se fu incompreso da vivo, il suo talento ebbe finalmente il riconoscimento che meritava.

Che genio che fu, quell’uomo!

Un talento del genere, che perdita crudele per la letteratura!

E, in questo modo, il nome di T.S. Parrot fu sulla bocca di tutti. Così come quello di Lino Baltringue. Certo, il critico che non aveva saputo riconoscerne il vero talento, che idiota quello lì!

Alla fine, il riconoscimento a cui aveva tanto aspirato arrivò solo grazie al modo stupido in cui morì. Vedete, l’essere umano è avido dei piccoli dettagli, come può esserlo la grandezza del pezzo di pane conficcato in una trachea.

Ecco, quindi, una lezione che T.S. Parrot non ebbe il piacere di imparare. Siete bravissimi solamente quando non ci siete più.

1 N.d.T. “Baltringue”, in francese, significa “incompetente”