L'angolo dello scrittore

Steve Jobs: innovatore di tecnologia di moda – luci e ombre

di Roberto Vacca 

Steve Jobs non è morto: non muore chi produce idee, parole, teorie, invenzioni sensate, immagini, formule, strutture, schemi – anche mode. Così posso parlargli:

“Grazie per aver inventato e prodotto iPad: l’innovazione più utile fra tutte quelle di Apple e Mac. Ho aspettato che uscisse per metterci un mio libro in cui racconto cosa siano i “memi” che ricevetti dai miei maestri e come li ho trasformati. Lo spiego con 300 pagine di testo più video e audio di grandi personaggi. Non avevo mai preso un computer Apple, né McIntosh, ma ho preso subito iPad: in volume minimo offre cose mai viste: testi che si sfogliano entro un involucro leggerissimo, elementi multimediali, videotelefono e webcam incorporati.”

Jobs si risentirebbe [è suscettibile]:

“Ma ho fatto di più: ho cambiato il modo di avvicinare la tecnologia alle persone, ho reso facile la vita a tanti – e il computer davvero personal e amico. Tutti dicono che sono stato un grande inventore!”

Rispondo:

“I grandi inventori aprono settori che prima non c’erano. Marconi: radio; Claude Shannon: teoria dell’informazione e della commutazione senza cui non avremmo i computer digitali; Dennis Gabor: l’olografia; Enrico Fermi: la fissione nucleare. Tu hai avuto il grande merito di realizzare e disseminare i personal computer aprendo la strada a IBM, Microsoft, etc. Un bell’esempio di immaginazione avanzata. È arduo fare confronti, ma Larry Page e Sergej Brin con Google hanno avuto probabilmente impatti positivi maggiori dei tuoi,”

Jobs si offenderebbe:

“Anche se non le ho inventate io, sono stato il primo a promuovere e disseminare largamente le icone: così ho facilitato l’accesso di milioni di persone ai computer.”

Obietto:

“I computer dovrebbero servire a eseguire compiti complessi. Le icone sono spesso mal definite e chi le usa spesso non si rende conto di quanto sta facendo, né quali funzioni sta evocando. Da millenni la scrittura cinese usa icone – non decine, ma molte migliaia di ideogrammi. Permette a popoli che parlano lingue diverse di comunicare per iscritto ogni concetto che si possa esprimere in qualsiasi lingua. Ma gli ideogrammi sono ardui da imparare. Un cinese riesce a leggere e scrivere solo dopo 5 anni di studio: ai ragazzi occidentali bastano settimane. I simboli alfa-numerici sono univoci, potenti tanto da fornire uno strumento ineguagliabile per il progresso di matematica e logica. Usare le icone allontana dalla abilità di redigere programmi di computer (coding). Per molti versi è stato un regresso – connaturato ai tuoi computer.

Jobs ricorderebbe la sua dichiarazione:

“Credo che i giorni migliori di Apple siano davanti a noi” – e aggiunge: “Usare i computer dovrà essere sempre più facile. Dovranno parlare la nostra lingua e capire le nostre espressioni e i nostri gesti. Io non sono arrivato a tanto: lo faranno i miei successori seguendo la strada che ho segnato.”

Rispondo:

“Ipersemplificare è irrazionale e porta danni. Di innovazioni creative c’è bisogno – in particolare di sistemi operativi che permettano di rendere trasparenti i controlli computerizzati di grandi sistemi tecnologici. Le decisioni prese da complessi programmi di controllo non devono essere attuate, senza che operatori e utenti ne capiscano motivi e meccanismi. È vitale che gli operatori addestrati capiscano la genesi delle elaborazioni e dispongano di diagnosi dell’intera catena: segnali dall’ambiente e dalle macchine controllate, canali di comunicazione, processi di elaborazione. Agli Apple e ai Mac manca proprio la trasparenza. Tanti PC sono stati usati per controllare processi (anche nelle missioni lunari), ma non Apple e Mac. Non dico che la cultura informatica si acquisti imparando a usare i programmi di Office fino a conseguire l’ECDL (European Computer Driving Licence). Occorre imparare: matematica avanzata, scienze, computer science e cultura generale (economia, psicologia, storia del pensiero, biologia, nanotecnologie, etc.)

Jobs urla [lo fa spesso]:

“Ma, insomma, non ti piace quel che ho fatto?”

Lo correggo:

“Mi piacciono molte cose. Se nel 1976 tu non avessi prodotto Apple II, non avresti stimolato tanti a emularti [non sempre lo hanno fatto bene, ad esempio tirando fuori codici nuovi e costringendo i clienti a buttare i programmi vecchi e ricomprare tutto]. Come dicevo, il tuo pezzo migliore è iPad: grazie di aver previsto oltre al tocco delle dita, anche la tastiera, l’ho presa subito.”