L'angolo dello scrittore

Sospiro di una generazione oppressa

                                   

di Marilisa Montemurro_

Le trasmissioni televisive pullulano di cronisti, opinionisti e giornalisti impegnati a dare, di volta in volta, una propria valutazione dei fatti. La caratteristica di questi assidui frequentatori dei salotti televisivi è l’età avanzata. Si tengono dibattiti, si esprimono delle idee, si comunicano delle sensazioni, che restano sempre legate ad una certa generazione, che invecchia sempre di più, perché è la stessa da quasi vent’anni. A nessuno mai viene in mente di prendere in considerazione il punto di vista dei giovani.

    Io, in quanto giovane, ho deciso di raccontare il nostro stato d’animo, senza alcuna pretesa, se non quella di dar voce alla mia coscienza arrabbiata.

La rabbia è il sentimento più diffuso tra di noi; siamo giovani esasperati da una società corrotta e disattenta alle nostre necessità; da una società con un orizzonte troppo ristretto al tempo presente e incurante di quel che sarà. Ogni strada è sempre più ardua. Vediamo il nostro futuro offuscato dalla sinistra presenza di loschi individui impegnati a curare i propri interessi.  Non ci sono più ideali per cui vale la pena battersi, perché qualunque battaglia rimane inascoltata o, peggio, viene strumentalizzata. Siamo una generazione di vinti dagli adulti che avrebbero dovuto consegnarci un mondo un po’ migliore di come l’avevano trovato. Siamo una generazione dimenticata. Siamo una generazione di futuri precari, perché questa è una società vecchia, in cui si fatica a lasciare la propria poltrona.

   Siamo la generazione del Grande Fratello, gentilmente offertoci per addormentare il pensiero e le coscienze. Siamo la generazione dei finti bisogni inculcatici dalle pubblicità. Siamo una generazione di ragazzi e ragazze soli. Siamo la generazione della morte dei valori che hanno reso, un tempo, la società italiana solida. Siamo la generazione delle droghe sintetiche, che fanno la gloria delle mafie. Siamo la generazione dei sogni destinati a rimanere tali. Siamo la generazione dell’amore consumistico. Siamo la generazione che non riesce più a credere in Dio. Siamo i figli di una società ipocrita che si arroga vanti di democraticità e rimanda gli immigrati tra le braccia dei loro boia. Siamo la generazione più maltrattata della storia dell’Italia Repubblicana.

Ma, nonostante tutto, siamo una generazione, che non si è ancora arresa e diciamo ai politici: “Attenti, non ci avete ancora spento il pensiero!” E continuiamo a gridare forte la nostra rabbia perché qualcosa dovrà pur cambiare.