L'angolo dello scrittore

Matera : Il nuovo centro civico della città contemporanea, un progetto infeltrito dal tempo e da numerosi errori, di Michele Morelli

Che l’;urbanistica e l’architettura siano passati da tempo in secondo piano lo si può capire anche da ciò che è stata la storia di un pezzo importante di Matera, quella che va sotto nome di “Nuovo centro civico della città contemporanea”.
Il bando di gara dei lavori per la sistemazione dell’ex area delle ferrovie Appulo Lucane e di piazza Matteotti, aggiudicati di recente, non è altro che l’epilogo di questa lunga storia.
Un progetto infeltrito dal tempo e da numerosi errori rispetto all’idea originaria.
Ma cerchiamo di ricostruire la storia di questa vicenda che ha visto impegnati molti protagonisti.
L’area oggetto dell’intervento era parte di un ambito molto più esteso destinato a divenire il nuovo Centro Direzionale della citta dei Sassi, previsione urbanistica già dettata da Luigi Piccinato a partire dal PRG del 1956, confermata successivamente nella Variante Generale del 1975.
Un’ampia area che includeva la collina di Macamarda, l’ex fabbrica di laterizi Manicone & Fragasso, la
stazione centrale delle ferrovie Appulo Lucane, piazza Matteotti. Un’ area cerniera, interposta tra il centro
storico, la citta dei Sassi, il Piano otto-novecentesco e la Matera moderna post bellica, quella “lunga ed
estesa” dei quartieri popolari e della città pubblica cresciuta grazie alle leggi speciali di sfollamento degli
antichi rioni Sassi.
Nel 1963, a seguito di un Concorso regionale, l’arch. Vincenzo Baldoni e l’ing. Piergiorgio Corazza,
professionisti capaci, di altissimo profilo, la cui produzione professionale rimarrà esemplare nella città dei
Sassi, elaborarono una prima proposta di piano particolareggiato. Il progetto coniugava in modo integrato servizi per la pubblica amministrazione, la cultura e la residenza proponendo edifici moderni in grado di colloquiare con la città storica.
Il piano non sarà mai discusso, nè adottato dall’Amministrazione comunale.
Nel 1977 ci proverà Luigi Piccinato su richiesta della stessa Amministrazione comunale, ma anche questa
volta non se ne farà nulla. Il piano particolareggiato di Piccinato. se reso esecutivo nel suo assetto
essenziale, avrebbe conferito a quest’area, importante e nevralgica della città, un aspetto moderno, con la
previsione di un teatro, un palazzetto dello sport, uffici e residenze “distribuiti a grappolo intorno alla collina di Macamarda.
Un piano che avrebbe dato vita ad una nuova centralità urbana riprendendo la tematica del town design e della gestione controllata dello sviluppo urbano” (Gigi Acito).
La non attuazione del piano particolareggiato di Piccinato porterà, negli anni successivi, alla suddivisione
dell’area in tre micro ambiti, due dei quali riprodurranno le volontà dei proprietari dei suoli, piuttosto che gli interessi pubblici. Infatti, nel 1988, e successivamente nel 1993, si procederà all’approvazione dei piani di lottizzazione di iniziativa privata in variante al PRG. Piani che favoriranno la rendita fondiaria determinando una intensificazione della collina di Macamarda e dell’area ex fabbrica Manicone & Fragasso.

Successivamente alla “messa in sicurezza della rendita fondiaria” della collina di Macamarda e dell’area ex
fabbrica Manicone & Fragasso, nel 1988 l’Amministrazione affidò l’incarico per la redazione del terzo piano regolatore generale dell’era moderna al prof. Gianluigi Nigro e al prof. Amerigo Restucci. E mentre si discuteva degli indirizzi generali del nuovo piano regolatore, della variante del centro storico e dell’asse
commerciale Matera – Venusio, nel 1993, si diede avvio al secondo concorso, questa volta nazionale, per la sistemazione di quello che rimaneva dell’ex Centro Direzionale: l’area subdiale dismessa della ex stazione centrale delle ferrovie Appulo Lucane, piazza Matteotti e l’insieme disorganico degli edifici pubblici e privati che la contornano.
Il concorso sembrava l’ultima occasione per tentare di ricucire e riconnettere organicamente le due parti
della città ed evitare di ricadere definitivamente nel “catalogo delle città senza carattere e senza qualità,
appiattita nella uniforme banalità di un offensivo linguaggio periferico” (Marcello Fabbri). L’idea progetto
presentato dal gruppo coordinato da Raffaele Panella, Carlo Aymonino e Piergiorgio Corazza, si classificò al primo posto. Una progetto coeso, che legava i fronti del Municipio e del Tribunale con una nuova struttura contenente servizi pubblici e una piccola sala consiliare.
Il secondo progetto classificato, degli Architetti Associati, proponeva un nuovo centro civico a piazza
Matteotti, l’abbassamento della quota della piazza al tracciato della linea ferroviaria, la trasformazione del
vecchio edificio della stazione in un nuovo teatro della città, la nuova sala consiliare e una city-hall.
Più tardi lo stesso PRG del 1999 redatto da Nigro (Restucci nel frattempo si era dimesso dall’incarico)
confermerà la riqualificazione morfo-tipologica e funzionale dell’area mirata alla creazione di un sito di
relazione, con l’individuazione di nuove funzioni urbane proprie del centro città (teatro, sale espositive
museali, sedi istituzionali, sala consiliare …).
La raccomandazione di Nigro era chiara, il progetto doveva mirare alla ridefinizione urbanistica dell’intera
area, un disegno organico, assicurando al contempo le funzioni della mobilità e della sosta.
Nel 2000, mentre il Consiglio comunale si apprestava ad adottare il nuovo PRG’99, l’Amministrazione
comunale conferì l’incarico per la redazione del piano urbanistico particolareggiato ai primi due gruppi
premiati al concorso del 1993.
Ma anche questa volta il progetto preliminare elaborato dal gruppo coordinato da Raffaele Panella non sarà mai presentato alla città, ne tanta meno discusso o approvato dall’Amministrazione comunale.
Intanto, nel 2002, nell’ultima seduta del Consiglio comunale prima dello scioglimento, su richiesta dei
proprietari dei suoli e delle imprese, si procedette all’adozione del cambio di destinazione d’uso del
Centro Direzionale, in corso di realizzazione, a favore della residenza.
Con il tempo, i volumi pubblici previsti inizialmente nell’area del parco ferroviario dismesso furono sacrificati per compensare il sovraccarico volumetrico residenziale della collina di Macamarda, intanto, il dibattito pubblico scivolò “in soluzioni sempre più banali, nella retorica della contrapposizione tra i fautori del verde e i sostenitori della nuova agorà” (Gigi Acito).
Nel 2008, la nuova Amministrazione pensò di risolvere la controversa vicenda della riqualificazione dell’area con l’ennesimo concorso di idee, invitando questa volte cinque architetti di fama internazionale: Dominique Perrault, Josè Maria Tomas Llavador, Emilio Ambasz , Daniel Liebeskind e Massimiliano Fuksas. Secondo la nuova amministrazione con questa iniziativa “Matera si proietta ufficialmente in una dimensione europea, esaltando una delle sue principali piazze cittadine… rendendola il nuovo centro civico e il nuovo simbolo architettonico della città… Matera si prepara ad un salto di qualità… primo passo per rendere Matera laboratorio creativo per l’architettura contemporanea e sede di centro applicativo della manutenzione urbana”.
Sono solo alcune delle tante dichiarazioni che hanno fatto da contorno al concorso di idee.
I più critici considerarono queste architetture “orfane”, dai costi esorbitanti.
Secondo le intenzioni dell’Amministrazione comunale, per la realizzazione dell’opera prima classificata (che sarà quella presentata da Josè Maria Tomas Llavador) si sarebbe dovuto procedere con il project financing per una spesa pari a circa 24 milioni di euro.

Nel 2009, a distanza di un anno dal concorso, con le dimissione del sindaco, si archivierà anche questo
tentativo.
Con la nomina di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, la questione della sistemazione dell’ex
stazione centrale delle ferrovie Appulo Lucane e piazza Matteotti assunse una accelerazione, l’obiettivo
riqualificare l’area entro la fine del 2018.
L’Amministrazione, invece di dotarsi di un piano urbanistico, così come suggerito dal PRG ’99, si affidò, in
una prima fase, ai redattori del PUM e, successivamente, del PUMS (Piano Urbano della Mobilità
Sostenibile).
Il prof. Stefano Ciurnelli, redattore del PUMS, in più occasioni ha tenuto a precisare che il piano della
mobilità e della sosta consegnato all’Amministrazione comunale costituisce senza dubbio “un riferimento”
che non può essere assimilabile al piano urbanistico ed architettonico dell’intera area.
In seguito, la direzione delle Ferrovie Appulo Lucane, in accordo con l’Amministrazione comunale, affidò
all’arch. Stefano Boeri lo studio di fattibilità tecnico economica della sistemazione dell’area di sua
competenza compreso l’adeguamento del vecchio fabbricato della stazione di Matera.
“La porta d’accesso al mondo”, così la definirà la nuova stazione Matera Centrale delle Ferrovie Appulo
Lucane l’architetto Boeri. L’edificio (inaugurato a gennaio del 2019), secondo Boeri, doveva diventare un
simbolo della Città dei Sassi, con una pensilina immediatamente riconoscibile e uno spazio ipogeo a cielo
aperto, ”mettere in connessione diretta Matera con gli aeroporti più vicini e quindi con il mondo”.

Chiuso il grande evento, si ritorna a parlare della sistemazione dell’area nell’estate del 2020, due mesi prima del rinnovo del Consiglio comunale. L’Amministrazione uscente approvò gli elaborati tecnici, frutto della sintesi delle ipotesi progettuali di Boeri e di Ciurnelli, che diventeranno il contenuto del progetto definitivo allegato al bando concorso di gara per i lavori di sistemazione dell’ex area delle Ferrovie Appulo Lucane e di piazza Matteotti pubblicato nel 2021.

E siamo alla fine della storia, l’appalto dei lavori è stato aggiudicato e in questi giorni è stato sottoscritto il
contratto con la ditta esecutrice. A nulla sono valsi gli appelli rivolti all’attuale amministrazione a fermarsi e riflettere.

Come abbiamo avuto modo di precisare più volte, il progetto che si realizzerà lascia in sospeso numerosi
problemi. Riteniamo necessario, prima che sia troppo tardi, che l’Amministrazione si doti finalmente di un
piano particolareggiato urbanistico architettonico attuativo, a partire dai lavori appaltati, che tenga
conto delle seguenti raccomandazioni:
– occorre evitare la cementificazione dell’area verde di proprietà pubblica adiacente il
Tribunale, considerata da sempre area inedificabile dal PRG’75 di Piccinato, dal piano di
lottizzazione della collina di Macamarda dell’88 e del ‘93, dal PRG’99 di Nigro, e che invece rischia,
secondo quanto riportato nel Regolamento urbanistico approvato nel 2021, di essere cementificata
con un sovraccarico volumetrico della collina pari a circa 15mila metri cubi;
– il tratto di via Aldo Moro, che separa il parco ferroviario dismesso dalla sede del municipio, sia reso
funzionale al nuovo centro civico, evitando che l’area di sedime dell’ex scuola Torraca, prospicente
piazza Matteotti, si trasformi in un terminal bus;
– confermare l’ingresso principale del municipio e l’ubicazione della sala consiliare lungo via Moro,
così come lo avevano immaginato i progettisti del palazzo di città, Baldoni e Corazza;
– ricercare soluzioni architettoniche che facciano dialogare l’indiscreta pensilina di Boeri con il nuovo
ingresso del palazzo di città;
– non rinunciare all’idea della city-hall, quale spazio pubblico da destinare a mostre ed attività di
divulgazione e partecipazione sui progetti di trasformazione della città.
Vi è un grande interesse da parte dei materani su quello che sarà l’esito dell’intervento. Può darsi che
l’Amministrazione questa volta si faccia carico di queste istanze e intraprenda la strada della partecipazione ai processi di trasformazione della città. Si tratta di un percorso tutto in salita che però vale la pena sperimentare se si vuole uscire fuori dall’autosufficienza.