L'angolo dello scrittore

Mandare per il verso

–   di RobertoVacca_

“Lui lo adora quel figlio. Non lo vedi? Gliele manda tutte per il verso.”

L’espressione significa: “lo asseconda in tutto”. In varie zone di Umbria e Marche, “mandare le cose per il verso” si usa anche per: evitare le scosse; procedere in modo ordinato; concludere invece di lasciare a metà; prevenire i guai; prevedere i rischi e averterli.

Quest’ultima accezione ricorda il principio guida di Harold Geneen, l’amministratore delegato della ITT:

“Io non voglio sorprese.”, che imponeva ai manager delle 400 aziende di cui era formato il conglomerato, di controllare, seguire, prevedere ogni dettaglio. Funzionava. Dal 1959 al 1977 il fatturato ITT crebbe 37 volte (da 765 M$ a 28 G$ e i profitti crebbero 19 volte (da28 a562 M$). [1]

Il principio di evitare le sorprese seguendo attentamente la gestione dell’azienda è sicuramente sano. Se non si analizza almeno ogni anno il magazzino, ci si accorge che certi materiali inizialmente considerati di alto valore, sono rimasti fermi troppo tempo: sono ormai antiquati, invendibili, di valore zero. Se non si analizzano spesso i crediti verso i clienti, non ci si accorge che alcuni possono essere stati contestati, altri non saranno mai pagati perché il debitore è in dissesto. Quindi si continua a ritenere che l’azienda sia florida e poi si ha la brutta sorpresa che invece è oberata da perdite non evidenziate, ma disastrose.

Le brutte sorprese possono venire da ogni parte. Da un progetto di nuovi prodotti che sembra brillante, mentre è viziato da errori tecnici gravi. Da grossi investimenti in marketing a pubblicità mal congegnati e inutili. Dalla fiducia riposta ingenuamente in direttori amministrativi che invece producono falsi in bilancio e rubano un sacco di soldi. Da speculazioni finanziarie in valute o in borsa che producono perdite esiziali. Se si mandano le cose per il verso, si tengono gli occhi aperti e non si cade in questi trabocchetti

Un’abitudine che conduce alla distrazione e agli errori di management, è la procrastinazione – il rimandare lo svolgimento di compiti importanti. Chi rimanda, sta fermo, mentre l’azienda, il mondo, l’ambiente cambiano con i loro tempi ineluttabili – non al ritmo lento che segue il procrastinatore.

Rimandare una cosa da fare al giorno dopo può essere una decisione innocua. In certi casi, però, è disastrosa. Sorge un’emergenza critica da cui potremmo salvarci, se avessimo mandato tutto per il verso. Se non abbiamo fatto in modo di avere pronto sufficiente denaro liquido o non siamo in regola con le scadenze fiscali o non abbiamo seguito le variazioni dei prezzi di mercato, l’emergenza può implicare gravi danni emergenti o lucri cessanti.

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[1] Lo stesso Geneen non rispettò la sua regola. Finanziò segretamente con soldi passati dalla ITT alla CIA, la rivoluzione del dittatore Pinochet che rovesciò il governo di Allende in Chile. L’imbarazzante sorpresa conseguente alla scoperta di questa attività illegale, forzò Geneen alle dimissioni.

 

Le regole di buona gestione aziendale sono ispirate dal buon senso. Anche la gestione del nostro tempo personale dovrebbe avvenire secondo le stesse regole. È fatale che ciascuno di noi dimentichi incombenze anche importanti. Chi usa Gmail per la posta elettronica, è aiutato dal calendario che manda messaggi nell’imminenza di ogni scadenza. Sono disponibili: programmi di project management (gestione di progetti), ausili digitali e software di ogni tipo. L’importante è stare svegli, scegliere uno strumento – e usarlo in modo consistente. Io adopero computer da quasi sessant’anni, però non mi vergogno a usare un’agenda di carta. Ha il vantaggio che funziona anche se manca l’energia elettrica ed è inattaccabile dai virus. Scrivo nella casella di un giorno futuro:

 

–  Ing. Lancia [06 – xxxxxx]            –  F24 IVA II trimestre

 

Quando ho telefonato all’ingegnere e ho pagato l’IVA con la connessione via Internet alla mia banca, annerisco i rettangolini sull’agenda — fin quando non l’ho fatto, mi guardano come bocche beanti e voraci. Mi chiamano all’azione.

 

Mandare le cose per il verso vuol dire anche non creare difficoltà inutili. Non usare termini che possano suonare offensivi a colleghi o familiari. Non prendere distrattamente posizioni estreme che ci inimichino qualcuno [don’t make enemies by chance – but only by choice – (Non farti nemici per caso, ma solo per tua scelta.)]. Non criticare aspramente le colpe o le omissioni di altri che abbiano causato solo inconvenienti minori. Se una nostra modesta azione immediata può essere di rimedio, meglio intervenire subito senza parlare. Modesto esempio minimalistico: se in una casa o in un ufficio qualcuno ha lasciato cadere a terra carta od oggetti di poco conto, meglio raccogliere e far sparire che lamentarsi “Chi è stato che —?”

Per fare andare bene le cose non guasta essere un pochino ossessivi: ma non troppo, però. Chi è ossessionato da dettagli insignificanti, soffre se un quadro appeso al muro è un po’ storto. Lo guarda, lo raddrizza – e non ascolta qualche frase importante che gli viene rivolta. Mandare le cose per il verso implica non perdere tempo con cose di poca importanza (“First things – first!” – le cose di prima importanza vengono per prime!).