I racconti del Premio Energheia Europa

Luce, Ahmed Ayman

Finalista Premio Energheia Egitto 2023

Da quando sono nato, mi sono trovato in una gabbia enorme, fuori è buio fino al punto di non poter vedere una delle mie ali quando la metto fuori le sue sbarre. Ma nel mezzo di questa oscurità, in lontananza, si è sempre trovata una luce, nonostante sia fioca, si può vedere facilmente. Una luce mai sparita o spenta, avevo sempre la curiosità di sapere che cosa potrebbe essere.
La gabbia era un luogo splendido e allegro, pieno di colori, divertimento e creature simpatiche, prorpio come me. Abbiamo sempre giocato, studiato insieme e la nostra specie si è sviluppata molto fino al punto che adesso studiamo anche le forme e le dimensioni della gabbia in cui viviamo. Abbiamo anche studiato delle teorie che affermano la presenza di altre gabbie fuori da scoprire. Ma come le possiamo scorpire se siamo incapaci di uscire da qui.
Una leggenda narra che alcuni uccelli sono riusciti ad uscire dalla gabbia dopo che la sua porta inapribile si era aperta da sola e non ci sono più ritornati. Ma appunto è solo una leggenda che serve solo per divertirci. Ma come la porta della gabbia si è aperta da sola?!
Nonostante il potere dei nostri eserciti e lo sviluppo degli scienziati non siamo riusciti nemmeno a smuoverla. E volete convincermi che la porta si è aperta da sola? Mica sono scemo?!
La vita dentro la gabbia è frenetica: passo le mie giornate con amici e parenti, giochiamo e impariamo cose nuove a scuola che ci rende sempre più intelligenti, ma spesso penso a questa luce e mi chiedo se la vedo solo io. Non ho mai avuto la voglia di parlarne con gli altri uccelli per non rovinare i momenti di spiensieratezza, ma torno sempre a pensare alla luce.
Spendo la maggior parte del tempo con il mio migliore amico che si chiama Alaa; Alaa è una brava upupa, l’uccello più intelligente della scuola e i suoi voti sono sempre alti. Sono sempre orgoglioso di lui e del suo successo. Torniamo sempre a casa insieme dopo la scuola chiacchierando tranne il giovedì che è un giorno speciale in cui ci sediamo davanti alla porta della gabbia fino all’alba.
Ogni giovedì Alaa mi parla del suo sogno, quello di voler essere il primo ad aprire questa porta; la porta che la nostra specie non è mai riuscita a smuovere. Lui non credeva nelle leggende, anche più di me, prendeva sempre in giro queste storie dicendo: “Con tutto questo sviluppo che abbiamo raggiunto e alla fine un superpotere ignoto apre la porta!”. Alaa pensa giorno e notte a come potrà lasciare una traccia di sè nella storia degli uccelli come il primo ad aprire la grande porta della gabbia.
Sono passati gli anni e il ritmo delle nostre giornate è rimasto uguale, ma un giovedì sera l’ho trovato più pensieroso del solito come se stesse immaginando una scena.
“Che hai, amico mio? Ti sei innamorato della porta?!”, gli ho chiesto.
“È solo questione di tempo.”, ha risposto senza battere ciglio.
Poi mi ha guardato con gli occhi lacrimosi, ma sorridenti. Sono rimasto sorpreso dalla sua risposta senza dire niente finchè Alaa ha rotto il silenzio dicendo: “L’ho trovato, Bahjat, il modo di aprire la grande porta della gabbia.” L’ho abbracciato, “Ero sicuro che avresti raggiunto la soluzione”, gli ho detto e le lacrime di gioia scendevano dai miei occhi. Quel giorno siamo tornati a casa presto perchè avevamo già concluso il nostro discorso trovando la soluzione e le leggende diventeranno delle realtà scientifiche che tutti vedranno. Quando sono arrivato a casa, mi sono accorto di non avergli chiesto i dettagli della soluzione, ma nessun problema mi fido comunque della sua intelligenza. Adesso vado a dormire perchè nei prossimi giorni ci saranno molte sorprese e devo essere pronto.
Giovedì, un anno dopo…
Non so perchè sto qui ora guardando la porta, forse mi piace stare qui? Sì, mi piace, ma non da solo. È da un anno che vengo qui ogni giovedì, sperando di trovarlo che fissa con passione la porta della gabbia, ma non l’ho mai trovato. Oggi è il mio ventesimo compleanno, Alaa non aveva mai dimenticato il mio compleanno, è sempre venuto di fronte a casa mia a chiamarmi dicendo: “Svegliati, uccellino, è passato un anno e sei il solito pigrone!”.
Penso a tutti questi ricordi e come la nostra amicizia è svanita da quando lui è diventato famoso come il più grande scienziato della storia degli uccelli che ha scoperto il modo con cui aprirà la porta della gabbia permettendoci di vedere ciò che si nasconde dietro le sue sbarre. E mentre ci penso, mi addormento…
Apro gli occhi e trovo Alaa che mi dice: “Svegliati, uccellino, è passato un anno e sei il solito pigrone!”. Mi sveglio e non lo trovo… almeno mi ha fatto gli auguri nel sogno.
Giovedì prossimo sarà il giorno tanto atteso, quello in cui sarà sperimentata la sua teoria, gli auguro buona fortuna.
Torno a casa deluso trascinando la mia coda per terra. “Questo è stato l’ultimo giovedì. Non verrò più qui”, penso ad alta voce.
Lancio un’occhiata fuori la gabbia per vedere la luce fioca che rimane immutabile come sempre, ma mi sembra che sia diventata più luminosa in modo impercettibile che può essere notato solo da uno come me che la osserva da sempre. Ma questa volta non le ho dato retta perchè ora la mia tristezza prevale sulla mia curiosità. E mentre torno a casa, mi risuonano in testa le sue parole: “Svegliati, uccellino, è passato un anno e sei il solito pigrone!”.
Bahjat
Mancano due giorni all’evento più importante della storia degli uccelli e tutti sono entusiasti come se fosse una festa nazionale. Il volto di Alaa si vede ovunque nelle strade e sui muri. Ma per Bahjat sono giorni come tutti gli altri come se avesse perso interesse verso la cosa di cui sognava anche lui. Forse perchè non sapeva che il prezzo di realizzare quel sogno è quello di perdere il suo migliore amico. Cerca di non pensarci, ma non ci riesce fino al punto di non voler accendere la tv per non sentire le notizie.
Tornando dall’ospedale in cui lavora come medico, sente dire che lo scienziato responsabile dell’apertura della porta è sparito da tempo ma le autorità cercano di negare la notizia per non fare preoccupare il popolo, perciò torna a casa e accende la tv, ma non trova nessun intervista in diretta con Alaa, ma sono tutte interviste registrate. “Ma dove sarà sparito? Forse qualcuno gli avrà fatto del male, ma non è logico. Nessuno nella gabbia non è felice della sua scoperta, neanche i più cattivi.”, pensa Bahjat che si addormenta sfinito.
Apre gli occhi e trova Alaa di fronte a lui e quindi li richiude disinteressato dicendo:
– “Eh va beh! Non ci casco più! È il solito sogno!”
– “Ma quale sogno?! Ma tu sei scemo?!”, risponde Alaa.
– “Sarò veramente scemo, se ti credo. L’ultima volta in cui mi sono alzato per abbracciarti, il mio becco ha sbattuto contro il muro”.
– “Ma che cavolo dici?! Alzati! Voglio parlare con te!”
– “E se non lo faccio?! Non appena mi addormento, tu sparirai”
Alaa guarda Bahjat e gli tira una piuma mentre dorme.
– “Ahi! Ma da quando sei diventato così violento?!”, dice Bahjat che si alza spaventato, “Beh, provo un’altra volta ad abbracciarti, ma lontano dal muro.”
Ma questa volta Bahjat lo trova veramente tra le sue braccia, non ci crede, il suo amico è di nuovo qui che gli dice: “Mi sei mancato, pigrone!”.
Il giorno del grande esperimento
Oggi è il giorno tanto atteso, la teoria verrà sperimentata nonostante Alaa non sarà presente all’evento. È come se loro non avessero bisogno di lui. Hanno organizzato la più grande festa che io abbia mai visto di fronte alla porta della gabbia, palloncini e giochi ovunque, è difficile distinguere tra bambini e adulti, tutti giocano e si divertono.
Sul palcoscenico salgono diversi personaggi famosi provenienti da tutte le parti della gabbia. In questa gioia si sente il sapore della vittoria contro la porta della gabbia la quale incatena da sempre i sogni di tutti gli uccelli ad uscire dal loro guscio. Questi uccelli che ambiscono ad avere la libertà assoluta, cioè ognuno crea il proprio destino, ma poi si trovano davanti a questa porta che distrugge la loro arroganza illimitata.
Mancano cinque minuti al lancio dell’esperimento e tutti stanno aspettando con attenzione. È ancora difficile distinguere tra bambini e adulti perchè tutti guardano la porta con occhi pieni di ansia. Tutti i presidenti degli uccelli salgono sul palco per dare inizio all’esperimento che emette un rumore assordante terrorrizzando coloro che lo sentono. Il frastuono continua per qualche minuto, ma la porta non si è smossa e la tristezza e la delusione iniziano a diffondersi tra i presenti. Imporvvisamente la porta vibra e inizia a salire gradualmente e tutti iniziano a gongolare dicendo: “Apri! Apri! Apri!”. Ma la sensazione di Bahjat è diversa, prova più stupore che gioia e si chiede come la porta si stia aprendo così facilmente e lì si ricorda del suo discorso a casa sua con Alaa due giorni fa:
“Mi sei mancato molto, Alaa, hai tanto da raccontarmi.”
“Ora non posso. Sono venuto solo a dirti che la porta non si aprirà!”
“Perchè?! C’è qualche sbaglio nel tuo esperimento?”
“No, non è questione di esperimento, ma la porta non si aprirà mai! Per questo ero sparito perchè loro hanno rifiutato di credere che tutto non può essere risolto con la scienza e l’apertura della porta della gabbia supera le nostre capacità come uccelli.”
“Mi stai dicendo che il nostro sogno è un’illusione?! Come ti permetti?!”, dice Bahjat arrabbiato.
“Devo andare adesso, e come ti ho detto, la porta non si aprirà in questo modo.”
“Allora in quale modo?”, risponde Bahjat ironicamente.
“Ci penserà il tuo amico luminoso.”, dice Alaa facendo l’occhiolino e poi se ne va.
“Apri! Apri! Apri!”, le urla di un tacchino accanto a Bahjat , lo riporta alla realtà. “La porta si sta aprendo e tutto ciò che ha detto Alaa è insensato. “Il tuo amico luminoso!” Beh, è impazzito”, pensa Bahjat.
In un certo momento le macchine si fermano creando meraviglia tra i presenti e nonostante le macchine si siano fermate, la porta continua a salire, è tutto incomprensibile come se la porta si stesse aprendo autonomamente. La porta raggiunge la massima altezza ma poi precipita all’improvviso e distrugge tutto ciò che la circonda provocando terrore e spavento.
Il posto va in rovina e la porta della gabbia è di nuovo bloccata. La tristezza e la disperazione invadono i cuori dopo che il loro sogno è stato distrutto, mentre Bahjat rimane immobile, anche la polvere che lo circonda non lo infastidisce come se lui non sentisse più dolore. “Alaa aveva ragione!”, dice Bahjat.
Bahjat sta pensando alla scena cercando di arrivare a una spiegazione logica. “Come mai la porta rimane bloccata per i primi minuti e poi si apre facilmente e quando le macchine si fermano continua a salire come se volesse dimostrare che non è grazie alle nostre macchine, per poi precipitare deridendo tutti e distruggendo l’arroganza illimitata dell’uccello.”, pensa Bahjat.
Sono le tre del mattino ed è ancora buio, Bahjat torna a casa, entra nella sua camera sfinito e le domande volano nella sua testa come fanno gli avvoltoi quando volano intorno alla loro preda divorandola. Trova una lettera scritta da Alaa e lasciata sul suo letto:
“Caro Bahjat, spero che adesso tu sappia che io non sono ancora impazzito. Vado via per sempre e se vuoi vedermi per l’ultima volta, incontrami prima dell’alba nel solito posto!
Il tuo amico, Alaa”
Bahjat corre ad incontrarlo e i ricordi attaccano la sua testa; il ricordo del suo migliore amico e come l’ha abbandonato, il suo sogno svanito e la scena della porta che si sta ripetendo involontariamente. Bahjat arriva e torva il suo amico che lo aspetta davanti alla porta e sente la sua presenza.
“Sapevo che saresti venuto, anche se non so se sei venuto a vedermi o a cercare risposte.”, dice Alaa e continua, “Tutto ciò che è successo ieri era prevedibile. I tentativi dell’uccello per creare il proprio destino e soddisfare la propria arroganza falliscono sempre. Alcuni credono ancora di poter farcela e ci proveranno di nuovo. Quanto sono idioti!”
“Credono?! Ma la porta è stata già aperta e tutti gli uccelli l’hanno vista.”, risponde Bahjat.
“La porta è stata aperta perchè lui ha voluto aprirla. Ha voluto dare loro un segnale quando ha permesso alla porta di continuare a salire nonostante le macchine si fossero fermate per poi lasciarla precipitare prendendo tutti in giro. Sebbene questi segnali dimostrino la nostra debolezza, loro proveranno ancora ad avere il potere assoluto.”
-“Non capisco niente?!”, dice Bahjat. -“Capirai come ho capito io. Sono sempre stato convinto che tutto aveva una spiegazione scientifica che potevo raggiungere con la mia intelligenza, ma quanto ero scemo!” -“Non voglio capire nulla… Solo che non voglio perderti di nuovo.” -“Devi capire Bahjat, devi capire che non abbiamo il controllo su niente e quando capirai, lui ti salverà e ci incontreremo.” -“Chi mi salverà?! E dove ci incontreremo?!” -“È giunta la mia ora.” Bahjat lancia un’occhiata verso la porta della gabbia e vede arrivare da lontano una luce molto forte, piú si avvicina piú diventa forte il vento. “Cosa sta succedendo? Che cos’è questa luce brillante? È possibile che questa è la luce fioca?!”, pensa Bahjat, coprendo il proprio viso dal vento. Alaa è in piedi calmo con gli occhi chiusi come se sapesse quello che sta succedendo: “Segui la luce, Bahjat e ti guiderà.”, dice Alaa. Bahjat guarda la porta della gabbia di nuovo e la vede salire! “Ma si apre da sola! No…è la luce che la sta aprendo… Questo significa che leggende sono vere? Quindi Alaa… No, è impossibile”, pensa Bahjat. La porta si apre, la luce entra e cattura Alaa, la scena e il vento intenso rendono Bahjat terrorizzato. “ALAAAA, NO.. NON MI LASCIARE”, dice Bahjat gridando. Il volto calmo di Alaa dentro la luce sorprende Bahjat “Segui la luce Bahjat, ti aspetto”, dice Alaa. Poi la luce lo prende fuori dalla gabbia e continua ad allontanarsi finchè non ritorna fioca di nuovo, la porta si chiude e la calma si diffonde come se non fosse successo niente.
Un anno dopo, quando Bahjat sta tornando dal lavoro, trova una grande pubblicità di un nuovo scienziato e sotto c’è scritto: “Vi prometto che questa volta apriremo la grande porta della gabbia”. Bahjat ricorda le parole di Alaa e dice sorridendo: “Ecco il nuovo idiota… Alaa ha sempre ragione…” Va a sedersi davanti alla porta della gabbia guardando la luce fioca e dice: “Mi manca quest’upupa.”, e dopo Bahjat si alza per tornare a casa girando le sue spalle alla luce che è diventata più luminosa…