Joan Marble, Morte di una Civiltà contadina
Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera; nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano di De Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a due terzi degli abitanti della città, circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.
“Lo Stato assume a suo carico la spesa per il risanamento dei quartieri Sasso Caveoso e Sasso Barisano dell’abitato di Matera e per la costruzione di case popolari particolarmente adatte per contadini, operai ed artigiani, in sostituzione di quelle attualmente esistenti in detti quartieri che saranno dichiarate inabitabili ed abbattute”.
Grazie ai risultati delle indagini avviate dalla commissione presieduta da Olivetti furono costruiti (in gran parte con i finanziamenti provenienti dal piano Marshall degli Stati Uniti) i nuovi quartieri sul “Piano” e fuori città, nei pressi dei terreni di proprietà dei contadini che abitavano nei Sassi. In fase di progettazione, la commissione (avvalendosi del parere di intellettuali dell’epoca come Eleonora Bracco per la paleoetnologia, Francesco Saverio Nitti per la storia, Rocco Mazzarone per la demografia e l’igiene, Giuseppe Isnardi per la geografia, Ludovico Quadroni per l’urbanistica ed altri) cercò di riprodurre le stesse condizioni di coesione sociale presenti negli antichi rioni in tufo. Nacque così fuori città il nuovo borgo La Martella, dove nel 1953 le prime cinquanta famiglie furono alloggiate (esattamente il giorno 17 maggio). Dopo La Martella, furono costruiti i borghi Venusio e Picciano, anche loro destinati ad accogliere i contadini che possedevano appezzamenti di terra nelle vicinanze. Matera fu una delle prime città a dotarsi di un Piano Regolatore, ideato nel 1956 e firmato dall’urbanista Piccinato. Appena fuori il perimetro dei Sassi furono edificati i quartieri di Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche ed Agna Cappuccini, costruiti in pieno stile “Scandinavo”, ovvero zone a bassa densità abitativa con ampie aree verdi e frequenti piazzette per rievocare lo spirito di coesione tra famiglie che si viveva nei vicinati. Il trasferimento forzato proseguì per un ventennio, riscontrando non poche opposizioni da parte degli abitanti (soprattutto i più anziani), affezionati alle grotte ed ai vicinati, assuefatti alla povertà ed abituati a vivere nel sacrificio.
Nel luglio del 1950 il primo ministro Alcide De Gasperi fece visita a Matera; nei mesi successivi incaricò il ministro lucano Emilio Colombo di studiare un disegno di legge per favorire il risanamento e la soluzione del problema dei Sassi. Il 17 maggio 1952 lo Stato Italiano, per mano di De Gasperi e su suggerimento del ministro Colombo, con la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a due terzi degli abitanti della città, circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.
“Lo Stato assume a suo carico la spesa per il risanamento dei quartieri Sasso Caveoso e Sasso Barisano dell’abitato di Matera e per la costruzione di case popolari particolarmente adatte per contadini, operai ed artigiani, in sostituzione di quelle attualmente esistenti in detti quartieri che saranno dichiarate inabitabili ed abbattute”.
Grazie ai risultati delle indagini avviate dalla commissione presieduta da Olivetti furono costruiti (in gran parte con i finanziamenti provenienti dal piano Marshall degli Stati Uniti) i nuovi quartieri sul “Piano” e fuori città, nei pressi dei terreni di proprietà dei contadini che abitavano nei Sassi. In fase di progettazione, la commissione (avvalendosi del parere di intellettuali dell’epoca come Eleonora Bracco per la paleoetnologia, Francesco Saverio Nitti per la storia, Rocco Mazzarone per la demografia e l’igiene, Giuseppe Isnardi per la geografia, Ludovico Quadroni per l’urbanistica ed altri) cercò di riprodurre le stesse condizioni di coesione sociale presenti negli antichi rioni in tufo. Nacque così fuori città il nuovo borgo La Martella, dove nel 1953 le prime cinquanta famiglie furono alloggiate (esattamente il giorno 17 maggio). Dopo La Martella, furono costruiti i borghi Venusio e Picciano, anche loro destinati ad accogliere i contadini che possedevano appezzamenti di terra nelle vicinanze. Matera fu una delle prime città a dotarsi di un Piano Regolatore, ideato nel 1956 e firmato dall’urbanista Piccinato. Appena fuori il perimetro dei Sassi furono edificati i quartieri di Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche ed Agna Cappuccini, costruiti in pieno stile “Scandinavo”, ovvero zone a bassa densità abitativa con ampie aree verdi e frequenti piazzette per rievocare lo spirito di coesione tra famiglie che si viveva nei vicinati. Il trasferimento forzato proseguì per un ventennio, riscontrando non poche opposizioni da parte degli abitanti (soprattutto i più anziani), affezionati alle grotte ed ai vicinati, assuefatti alla povertà ed abituati a vivere nel sacrificio.



