Futuro remoto_Raffaele Masto
_Il “futuro remoto” non esiste. Almeno non esiste nella grammatica. Come concetto astratto – filosofico mi verrebbe da dire – invece, esiste eccome. È un futuro difficile da immaginare. È un futuro che, guardando la realtà o, meglio, il presente, appare del tutto improbabile. Remoto, appunto ma non nel senso geografico o temporale. Mi spiego meglio: diverse volte ho rischiato di smettere di fare il mestiere di giornalista. Diverse volte ho pensato che fosse inutile raccontare eventi e vicende lontane. Ma tutte le volte ho finito per continuare. Ecco, quella scelta è stata il frutto della capacità di immaginare un “futuro remoto”. Una evoluzione improbabile, inattesa, imprevedibile a fronte della realtà. Mi viene in mente uno scritto di venti anni fa che esprime il frutto di questo pensiero. Eccolo:
La giraffa è l’animale che mi è più caro.
Il suo aspetto suscita tenerezza,
apparentemente è debole, fragile, indifesa
in un ambiente macho come è la savana
tra leoni, jene, leopardi…
Apparentemente anche Madre Natura
non sembra essersi applicata molto quando l’ha pensata
priva di artigli, di denti acuminati, di zanne.
La giraffa non ha niente di offensivo
e non ha nemmeno una corsa formidabile
per sfuggire ai suoi assalitori.
Eppure nella evoluzione delle specie
che sono arrivate fino ad oggi
la giraffa è risultata vincente
e lo ha fatto con nonchalance,
come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo.
Vederla è uno spettacolo.
Elegante, aggraziata, con lo sguardo buono,
specchio di un animo gentile e rispettoso.
Il suo lungo collo le consente di brucare foglie e bacche
sui rami alti degli alberi, per lasciare cibo
agli altri erbivori della savana.
Molti animali in Africa sono inoffensivi,
ma tutti vivono in tane, si nascondono, escono solo di notte.
Lei no. Lei nella savana spicca, orgogliosa di esserci.
Calma, serena come se non temesse gli spietati predatori.
Chi disegna gli animali della savana
non può fare a meno di ritrarla
a fianco di leoni ed elefanti.
La giraffa è una protagonista naturale
che non ha bisogno di apparire,
di rubare la scena.
Lei appare semplicemente perchè esiste.
Ti racconto una storia che non ho mai scritto,
ma che è depositata in fondo al mio animo
e alla quale ancora attingo, quando ne ho bisogno.
Kenya. Qualche anno fa. Ero appena uscito dal Ruanda
sfuggendo fortunosamente ai massacri che sarebbero
passati alla storia come il genocidio dei Tutsi.
Ero turbato, scosso, impaurito.
Mi sembrava che il mondo e gli umani
fossero in grado di esprimere solo crudeltà e violenze.
Stavo su una pietra, a prendere il sole
e non volevo più fare questo mestiere
(per raccontare che cosa?)
Sentii una presenza alle mie spalle, era una giraffa
un esemplare giovane che, dal suo punto di vista,
si era avvicinato troppo ad un pericoloso uomo.
Mi guardò, con gli occhi buoni,
scosse le orecchie
certamente studiò il mio odore,
decise che non le avrei fatto del male
e prese a brucare le foglie di una acacia li vicino.
Poi se ne andò, sculettando, su quelle zampe lunghe
e apparentemente gracili.
Quella fiducia ebbe l’effetto di infondermene altrettanta,
come una trasfusione vitale.