L'angolo dello scrittore

Come NON descrivere la personalità con parole illusorie.

_di Roberto Vacca

Scott e Joe frequentavano insieme il corso tenuto dal Professor R. E. Ulrich: Personality Assessment (“Descrizione e valutazione della personalità”). Apprezzavano la sua chiarezza e la sua logica. Ulrich era un grande comunicatore. Negli ultimi due mesi avevano risposto a brevi questionari che il professore distribuiva ogni tanto.

Quel giorno Ulrich consegnò a ogni studente una busta su cui era scritto il suo nome. Poi disse:

“Oggi faremo un esperimento. Quando mi sono incontrato con ciascuno di voi, ho preso note. Ho letto i questionari a cui avete risposto Poi ho descritto in una pagina che vi ho consegnato, la personalità di ciascuno di voi. Vi avevo suddiviso in quattro gruppi. A ciascun gruppo avevo dato questionari diversi ispirati a un diverso approccio analitico. Leggete la descrizione che vi riguarda e scrivete sulla busta il voto che date al giudizio – da 0 per “del tutto errato” a 10 per “perfettamente accurato”. Così potremo discutere quanto siano efficaci i vari tipi di analisi e di questionari.”

Gli studenti lessero le descrizioni e le annotarono. Ulrich raccolse le buste e registrò i risultati sul suo computer. Fece qualche rapido calcolo, poi disse:

“Il 75% di voi ha espresso voti compresi fra 8 e 10. La valutazione media è 8.51, Sembra, dunque, che i quattro tipi di analisi siano tutti efficaci. Li avete considerati accurati. Prima di discuterli, confrontate il vostro responso con quello del compagno che vi siede accanto.”

Gli studenti si scambiarono i fogli. Ulrich sorrideva. Scott scoppiò a ridere per primo. Il brusio fra i ragazzi si fece più intenso. Poco dopo ridevano tutti: le valutazioni erano tutte identiche. Il testo diceva:

Hai una forte capacità di autocritica. Hai un notevole bisogno di piacere agli altri e di essere ammirato. Hai grandi doti e abilità che ancora non hai messo in atto. La tua personalità ha qualche tratto debole. ma in generale riesci bene a compensarne gli effetti.

Prima di raggiungere il tuo equilibrio sessuale, hai dovuto risolvere un certo numero di problemi. Dall’esterno dai l’impressione di essere perfettamente controllato, ma dentro di te, a volte, sei insicuro. Qualche volta ti sorgono seri dubbi: hai preso la decisione giusta? hai fatto le cose per bene?

Preferisci situazioni variate, caratterizzate da cambiamenti e, se vieni limitato o bloccato nelle tue scelte ti senti a disagio. Sei ben conscio del fatto che pensi con la tua testa e non accetti le opinioni degli a1tri in mancanza di provei. Ti sei accorto che non è bene essere troppo franco e raccontare agli altri troppe cose di te.

Qualche volta sei estroverso, affabile e socievole – altre volte sei introverso e riservato. Alcune tue aspirazioni sono poco realistiche.”

Dunque è facile descrivere quasi a chiunque quel che pensa di sé stesso – un giudizio che ritiene giusto e oggettivo. Basta mischiare una maggioranza di giudizi positivi con alcune critiche ovvie e benevole e con banalità che vadano bene per chiunque. Lo sanno bene quelli che leggono la mano nei parchi giochi, e nei salotti.

È opportuno affrontare il problema in modo sistematico e approfondito. Da anni la National Science Foundation in USA e l’Università di Oxford nel Regno Unito hanno tentato almeno di misurare non il carattere. ma la cultura della gente. Somministrano a un campione casuale di alcune migliaia di persone un questionario con 20 domande di cultura generale, 5 quesiti sul metodo scientifico e 20 domande a risposte multiple su natura e scienza. L’approccio è interessante e i risultati permettono di istituire qualche confronto significativo fra diverse aree geografiche. Però la campionatura è esigua e non è molto più significativa dei dati basati sui titoli di studio consegiti.

È opinabile quale sia il livello di conoscenza da ritenere essenziale. Si potrebbero organizzare comitati che lo decidano. Nel 1988 E. D. Hirsch scrisse “Cultural Literacy” (= Alfabetismo Culturale) in cui suggeriva 5.000 concetti, parole, argomenti che dovevano essere familiari a ogni americano per poterlo considerare colto. La proposta non ha incontrato favore.

Nel 2004 John Leonard pubblicò, “Guide to Essential Knowledge (2004); un’analisi di 1000 pagine sulle conoscenze essenziali in: arte, business, finanza, scienza e tecnica, matematica, letteratura, sport; contiene anche liste (di alimenti, di città, di scrittori, di Premi Nobel), brevi biografie di personaggi famosi, scelti in modo parzialmente avventato.