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Una bella accoppiata di scrittori protagonisti della tappa materana dell’iniziativa letteraria “Viaggio in Italia”

La Gazzetta del Mezzogiorno – Martedì 30 marzo

Totti lo trovi anche nella giungla

Le distorsioni occidentali secondo Montesano e Piccolo

“Sorry chi te’mmurt'”, è lo slang contaminato che presto sentiremo in giro per le strade? “Può darsi, perché no! In fondo rappresenta ciò che viviamo oggi”, risponde alla Gazzetta, Giuseppe Montesano, autore di “Questa vita menzognera”, saga dei Negromante, famiglia di imprenditori napoletani senza scrupoli. È stato presentato nella due giorni materana, insieme con “Allegro occidentale”, firmato dal casertano Francesco Piccolo. Un diario di viaggio, con annesso foglio per le controindicazioni. “Immaginate tre ore di cammino, in mezzo alla giungla dello Sri Lanka, per raggiungere finalmente la meta. Una statua del Buddha, alta 30 metri, maestosa che esplode con la sua immagine dalla foresta pluviale. Poi girate lo sguardo e vedete un ragazzino a pochi metri… con la maglietta di Totti”, potenza della globalizzazione e delusione perenne di girare un mondo sempre meno diverso? Fuori dubbio che la visione di Piccolo è prevalentemente negativa.
Giudica voyeuristico e tendente a falsificare l’immagine del mondo, l’approccio del turista occidentale. Ma oltre a Totti magari leggono anche del nostro Rinascimento e con la stessa facilità può essere conosciuto Montale o Moravia? “Infatti non sono contro l’idea di globalizzazione. Sono solo contro le distorsioni”.
Un’accoppiata di scrittori, quella giunta a Matera, che mette sul lettino dello psicanalista la società occidentale, con le sue contraddizioni. L’iniziativa Viaggio in Italia, promossa dall’assessorato comunale alla cultura, dall’associazione culturale Energheia, dalla libreria dell’Arco e dalla fondazione Zetema si è sviluppata in due appuntamenti, il 24 marzo a Palazzo Lanfranchi e la mattina seguente all’Itc “A. Loperfido”, per un incontro con gli studenti che hanno dato prova di una certa autonomia di giudizio sui temi proposti dai due autori.
“Mi piacerebbe un capitalismo come il clavicembalo di Bach: ben temperato”, lanalisi da cui parte Montesano. “Non penso che l’Occidente sia emendabile”, il giudizio tranchant di piccolo alla Gazzetta.
Sul mito del viaggio, sottolinea la necessità di “un equilibrio tra la volontà di affermare se stessi ed il rispetto del mondo”. Insomma il viaggio, come recitava il titolo di un libro di Vita Sackville West, non sarebbe più “il più personale dei piaceri”? “Non lo è più, soprattutto non è più privato”. Il personaggio di “Allegro Occidentale” è un viaggiatore meridionale, ed in quanto tale, ha un rapporto diverso col mondo e con il degrado. Per questo lanciamo una provocazione: ma non è meglio un albergo di una Bhopal? L’albergo rischia di essere una Bhopal culturale”. Non c’è speranza dunque. Se viaggiare per il mondo non sarebbe più un percorso di maturazione come un tempo, la lettura i un libro rimane ancora un mezzo per fare esperienze conto terzi?”.
“Ho una fede assoluta nella capacità di metamorfosi del romanzo, di far emergere la verità attraverso la vita dei personaggi”, confessa Montesano. L’immagine di una Napoli neofeudale che emerge dall’opera dello scrittore napoletano, assomiglia al Sud descritto dai Moe, dai Pantaloni, la foto di un paradiso abitato da diavoli, chiediamo a Montesano la cifra del suo racconto. “Piuttosto di un possibile paradiso che non lo è mai diventato veramente. Noi siamo appiattiti su di una concezione politicistica dei rapporti che è detestabile. Non abbiamo il concetto di centralità del cittadino. A me non dovrebbe importare se un governo è di destra o di sinistra, ma se le cose funzionano ed io vivo bene nella mia città. In Francia ho degli amici. Sono di sinistra e loro non erano preoccupati che avesse vinto un governo di centrodestra”, le semplici contestazioni di Montesano che evidenziano la scarsa cultura democratica del nostro Paese.
Insomma punti di vista diversi sulle nuove dinamiche innescate dalla società aperta, in un confronto diretto con le culture locali proiettate, gioco forza, in una nuova dimensione con il crollo dei confini spaziali.