Energheia Cinema, Il soggetto del cortometraggio

Premio Energheia Cinema 2015. La bambina dai tanti nomi, Antonio Montefalcone_Lanciano(CH)

Premio Energheia Cinema 2015
Miglior soggetto per la realizzazione di un cortometraggio

Una mattina di tardo autunno. Una spiaggia tormentata da un gelido vento. Un mare in tumulto.

Sulla riva passeggia solitaria Loredana, una giovane e affascinante donna sui 35. Il suo incedere è

lento ma aggraziato, il suo aspetto dimesso. Non teme l’aria fredda, né il vento che le scompiglia i

capelli. Dai suoi occhi chiari, quasi di ghiaccio, traspare tanta dolcezza ma anche malinconia.

Assorta nei suoi pensieri, di tanto in tanto si ferma a seguire il movimento agitato delle onde e il

loro schiantarsi sulla riva. La spiaggia è desolata. Ad un tratto qualcuno cattura la sua attenzione.

Il suo sguardo si posa su una bambina seduta sulla spiaggia, poco distante da lei. La visione del

tutto inattesa, la turba. Chi era e cosa faceva lì quella tenera creatura ad osservare da sola il mare e

incurante del freddo e del vento? Loredana ne è sorpresa. La piccola, vestita tra l’altro in modo

leggero, le appare sperduta e ignara di esserlo. Incuriosita Loredana le s’avvicina lentamente. La

bambina la vede arrivare. E’ sui 6 anni, ha un bel visetto, i capelli biondi e due occhi vispi e intensi.

Un’aria triste però adombra questa sua bellezza; o, forse, la rende ancora più affascinante.

Loredana, con fare premuroso, si china e, guardandola negli occhi, le chiede se non sentisse freddo

e cosa faceva lì da sola. La bambina non le risponde e continua a fissare il mare. Loredana le mette

sulle spalle il suo scialle. La bambina allora la guarda e la ringrazia. Ancora più preoccupata per lei,

le ripete le stesse domande di prima. La piccola stavolta le risponde. La sua è una voce dolce e mite.

Le risponde che non sa se si è persa, perché non ricordava da dove veniva, né sapeva dove stava

andando. Ricorda che si è ritrovata sola su questa spiaggia e il mare l’ha colpita, poiché non l’aveva

mai visto. Loredana ha come un brivido dietro la schiena. Turbata le regala un sorriso e le allunga la

mano come a invitarla a seguirla. La misteriosa bimba, però, rimane immobile.

Giratasi ad osservare il cielo sempre più ricoperto di nuvole, non risponde al gesto. Loredana allora,

imbarazzata, le chiede quale fosse il suo nome e dove erano i suoi genitori. La bimba continua a

tacere. Poi, aggiustandosi i lunghi capelli che le coprivano gli occhi, risponde a Loredana con

dolente innocenza, che non sa chi sono i suoi genitori, che non li aveva mai visti e per questo non le

avevano potuto dare un nome o, forse, l’avevano già fatto ma lei non lo sapeva ancora. Loredana

toccata dalle parole e da suoi occhi amareggiati, la consola dicendole che non doveva sentirsi triste

per questo, anzi, doveva sentirsi fortunata, perché in questo modo poteva avere tutti i nomi di

questo mondo, poteva scegliersi quelli che riteneva più belli e anche cambiarli a suo piacimento…

La piccola inizia a provare simpatia per Loredana. Nel fissare in silenzio il suo volto e quasi

mettendola in imbarazzo, le dice che è molto bella e che è una donna buona. In questo momento

inizia a sentire freddo. La donna lo capisce. La bimba si stringe lo scialle intorno al collo, poi,

guardandosi intorno dice a Loredana che si sente infelice e triste perché non riesce a capire che cosa

ci faceva in questo posto, non sapeva dove andare e soprattutto non aveva nessun ricordo di niente e

di nessuno. Loredana le ridà la mano e stavolta la bimba la stringe.

Le due vanno via dalla spiaggia. Loredana intuisce che forse la piccola aveva sbattuto la testa o

perso la memoria, ma non ne è certa. La bimba ad un tratto si ferma e mettendosi a piangere,

inaspettatamente comunica a Loredana le sue sensazioni ed emozioni più intime. Le esprime la sua

agghiacciante solitudine, il senso di angoscia e frustrazione nel non riuscire (pur volendo) a dare

sorrisi, parole, gesti a chi le era intorno. Verso ogni realtà di questo mondo, che ancora non

conosceva e comprendeva bene, avrebbe voluto interagire come ogni altro essere umano, ma era

come paralizzata, come se qualcosa le impedisse di poterlo e doverlo fare. Desiderava solo vedere e

ascoltare avidamente ogni cosa, per riempire di scoperte, conoscenze e sentimenti la sua mente e il

suo cuore, ancora terribilmente vuoti. Le dice che vuole solo vivere e che tutto questo ha iniziato ad

avvertirlo dal momento in cui Loredana s’era fermata al suo fianco. La donna ne è sconvolta. Quel

malessere interiore lo sente crescere forte anche dentro di sé. E l’unica cosa che poteva fare per

cancellarlo da entrambe, era regalare un po’ di gioia e allegria alla piccola.

Loredana così la porta al cinema, allo zoo, al parco. Insieme giocano e si divertono. Loredana le

offre una pizza e dei dolci, le racconta di sé, della sua vita, del mondo. La piccola l’ascolta

incuriosita ed è contenta di passeggiare mano nella mano con lei. Poi si recano al luna park. Qui

vanno sulla giostra con i cavallucci, sulla ruota panoramica e in un labirinto di specchi. Mangiano

zucchero filato e vincono anche un premio ad un’attrazione. E’ la bimba a sceglierlo: un coniglietto

a peluche piuttosto particolare, con delle macchie nere e la coda a ciuffetto di color viola. 2

Le ore passano via veloci e loro non se ne accorgono. Arriva subito mezzanotte. La luna illumina un

cielo sgombro da nuvole. Le nostre due amiche camminano a passi lenti. La piccola, stringendo al

petto il suo buffo coniglietto, guarda contenta Loredana e le dice che per la prima volta si sente

veramente felice e questo grazie a lei. Loredana, soddisfatta, le sorride.

Poi ad un tratto passano davanti ad una chiesa. La piccola, nel vederla, s’incupisce. Loredana se ne

accorge. La bimba allora le fa una domanda che la imbarazza. Le chiede, senza guardarla negli

occhi ma fissando quelli del suo coniglietto, che nome le avrebbe dato se fosse stata sua madre.

Loredana, superando l’imbarazzo e stringendole forte la mano, le risponde: Angela. A questo punto

la piccola si fa ancora più cupa e inizia a parlare in modo criptico. Le dice che è stata bene con lei

ma il tempo era scaduto; dovevano separarsi anche se avrebbero voluto restare insieme a lungo.

Loredana, spiazzata, non capisce. Quando poi le due passano davanti un ospedale, la bimba si ferma

e, guardando in modo rassegnato ma sereno l’altra, le dice che ora è felice, e grazie a questa

esperienza presto lo sarebbe stata anche lei. Stavolta è Loredana a piangere. La bambina torna ad

essere misteriosa come sulla spiaggia, ma, commossa dalle lacrime di Loredana, le accarezza il

viso. La donna non vuole farla andar via e la trattiene a sé. La bimba allora le dice che Angela le

piaceva come nome e si sarebbe fatta chiamare sempre così.

Quindi regala all’altra il suo coniglietto e offrendole prima un dolce sorriso e dopo un lungo bacio,

si allontana da lei e si appresta ad entrare in ospedale. Un ultimo saluto e scompare al suo interno.

Loredana avrebbe voluto seguirla, ma scoppiando a piangere si getta a terra e s’addormenta…

Quando finalmente si sveglia, si rende conto di aver sognato e di essere distesa sopra un lettino in

una stanza d’ospedale. Ancora confusa e frastornata vede affianco a lei alcuni medici e un giovane

che la guarda con occhi amorevoli. Capisce che è suo marito. I due si salutano. Lui le comunica che

si è risvegliata dal coma farmacologico a cui era stata indotta poche ore prima, a causa

dell’aggravarsi del parto. Loredana lentamente inizia a ricordare e, toccandosi la pancia, chiede al

marito come stava la loro neonata che aveva dato alla luce. Il marito, s’azzittisce all’improvviso. I

suoi occhi si fanno tristi e non riescono a nascondere il dolore più atroce che anche Loredana riesce

ad intuire: quello della perdita della propria figlia… Così scoppia a piangere. Il marito cerca di

consolarla, mentre vicino a loro il dottore spiega con discrezione a Loredana che poche ore dopo

averla partorita, il cuoricino della loro figlioletta aveva smesso di battere a causa di una grave

sofferenza acuta fetale. Avevano cercato di rianimarla, ma invano. Dispiaciuto, il dottore li lascia da

soli. Loredana, angosciata e inconsolabile, s’abbraccia al marito…

La mattina seguente Loredana prepara le ultime cose prima di lasciare la stanza d’ospedale per

ritornare a casa. Il marito l’aiuta. Loredana allora gli chiede se aveva visto la figlia. Il marito

annuisce, aggiungendo che era come un angioletto e che forse l’avrebbe chiamata Angela. Nell’udir

queste parole Loredana si blocca. In mente le ritorna il sogno che aveva fatto prima di risvegliarsi

dal coma e di quella bambina smarrita e senza ancora un nome, ignara del mondo e della vita. Lo

racconta al marito e le confessa che le era sembrato così vero, e che solo ora comprendeva che forse

aveva parlato con la loro figlioletta. Il marito non sa che risponderle e la intima a farsi forza.

Prima di uscire dalla stanza però, Loredana posa il suo sguardo sull’armadietto a cui non aveva

ancora prestato attenzione e rimane sorpresa e sconvolta da ciò che vi vede sopra: un coniglietto a

peluche con le macchie nere e la coda a ciuffetto di color viola che aveva visto nel suo sogno e che

la bambina le aveva regalato prima di scomparire. Chiede quindi al marito chi le avesse portato quel

peluche così curioso. Ma lui le risponde che nessuno aveva portato niente e che era la prima volta

che notava quel coniglietto, poiché quell’armadietto era sempre stato vuoto.

Loredana, ancora più sbigottita, ricorda così le ultime parole della piccola e stavolta il loro senso

sembrava più chiaro. Poteva e doveva essere serena, perché anche Angela lo era!

Avvicinatosi all’armadietto afferra lo strano coniglietto e se lo stringe al petto. Sul suo volto

compare un lieve sorriso e commossa sussurra un grazie a quella bimba che le era apparsa in sogno:

una bimba che non aveva potuto ottenere la vita, legarsi ai suoi genitori e conoscere la realtà, ma

che lei poteva ricordare come una bambina speciale che aveva tutti i nomi di questo mondo…