I racconti "brevissimi di Energheia"

I Brevissimi 2020 – Mediterraneo, Jennifer Marie Collavo_Alano di Piave(BL)

Anno 2020 – (I colori dell’iride – Azzurro)

Era la prima volta che vedeva il mare.

Piatto, infinito, pareva brillare di una sottile polvere d’argento, come se il cielo fosse caduto ai suoi piedi. Brillava, come le stelle della notte verso le quali Samia si era spesso rivolta in preghiera, durante la traversata del deserto, in direzione delle coste nordafricane, verso il domani.

Erano partiti in settantasette dal villaggio di Tabelot, nel Niger più profondo, sincero. In trenta erano arrivati fino a lì, a Janzour, a Sud-Ovest di Tripoli, dopo aver lottato contro la fame e la sete e l’afa e le bolle sanguinanti ai piedi a forza di marciare verso l’ignoto, e le grida sempre più deboli dei bambini e le lacrime delle madri incapaci di nutrirli, e la paura di non riuscire a fuggire, di non poter cambiare vita. La paura di diventare un nemico persino per il tuo stesso fratello, che marcia con te ma che inizia a vederti come un avversario nel proprio viaggio per la salvezza. O tu o lui, non sembra mai esserci posto per tutti.

La paura di cedere alla paura. La paura dell’indifferenza. La paura di morire.

Avvolta nel suo khimar azzurro come quel mare che la intimoriva ma affascinava, Samia si ritrovò a pensare a chi avesse lasciato alle spalle. Ai nonni, rimasti nel villaggio minacciato da Boko Haram a cui doveva già il padre e un fratello, uccisi durante un raid. Alla sorella Majda, morta di stenti in un imprecisato punto del deserto e sepolta in fretta sotto una duna di sabbia – la loro vita non aveva il tempo di piangere la morte di qualcun altro, le dissero. Poi ricordò il fratello Demba al quale aveva detto addio il giorno in cui arrivati a Sebha, in Libia, e i trafficanti li avevano derubati, separati, sbattuti in una prigione di pietre e filo spinato. Torturati. Aveva resistito due mesi, Demba, prima di provare a scappare, ma le mitragliatrici dei loro aguzzini erano state più veloci di lui. Quando, dalla propria cella, udì la raffica dei colpi e un grido di dolore squarciare la notte, Samia capì che avessero preso suo fratello. Era sempre stato un irrequieto, Demba; non si sarebbe mai piegato a quei criminali.

Era del tutto ipnotizzata dal mare, Samia, quando il suono stridulo di una sirena giunse a scuotere i suoi pensieri. Mentre un nuovo, insostenibile rumore si avvicinava, trapassandole il cervello, Samia portò le mani alle tempie. Nel compiere il gesto sfiorò con le dita il lobo sinistro, lacerato dopo che un carceriere si era avventato con un coltello contro il suo orecchio, per passatempo. Nulla in confronto a quanto le sarebbe capitato in seguito, tra quelle sbarre. Avrebbe barattato volentieri entrambe le orecchie, pur di conservare la propria dignità di giovane donna, di essere umano.

Ma ora che si trovava lì, davanti a quel mare di acqua e di luce, l’incubo di cui il suo corpo dilaniato recava ancora traccia, le appariva come un ricordo lontano.

Un barcone stava per salpare dal porto di Janzour, deciso ad attraversare il Mediterraneo e a far rotta verso le prime coste europee che avrebbe avvistato. Malta, probabilmente, oppure l’Italia.

Non le importava dove avrebbe attraccato quel barcone troppo pieno per quel mare troppo imprevedibile che ora, mentre veniva gettata tra quell’ammasso di corpi e di voci in quel relitto di ferro arrugginito, pareva iniziare a svegliarsi.

Schiacciata in mezzo a quella moltitudine, Samia era sola al mondo, ma almeno aveva un futuro davanti. Un futuro incerto, come il moto del mare che agitandosi decide le sorti del mondo. Ma questo Samia ancora non lo sapeva.

“Parto, parto davvero, vado in Europa!” realizzò. E per la prima volta dall’inizio di quell’epopea, si ritrovò ad accennare un sorriso.

Perché lei lo voleva davvero, un sogno. Un futuro.

Nessuno le aveva mai detto che anche lei avesse il diritto di sognare.

Quando lo capì era ormai troppo tardi: il Mediterraneo aveva già inghiottito il suo avvenire.

Sulla superficie dell’acqua, un lembo strappato di un khimar azzurro donava tutti i sogni di Samia alle onde.