I racconti "brevissimi di Energheia"

I Brevissimi 2020 – Azzurro, Federico Travaglini_Castel di Lama(AP)

Anno 2020 – (I colori dell’iride – Azzurro)

27/12/2100

Caro diario,

non so nemmeno come iniziare a scrivere, sono sicuro di non aver sognato.

Oggi (come al solito) mi sono alzato, ho fatto colazione e ho fissato il vuoto/guardato la tv/letto qualcosa per tutto il giorno, finché completamente schiacciato dalla noia, sentivo i muscoli costantemente stirati e assonnati e così sono andato a farmi un giro al centro commerciale. Non c’era niente di particolare neanche lì a dir la verità, ma mentre me ne stavo andando, sulle scale mobili l’ho vista! Era lì! C’era una ragazza così bella da essere quasi spaventosa: la sua bellezza non era chiara e posata, come quella di una modella, era travolgente, era troppo. Il volto, i capelli, l’atteggiamento, la posa erano tutti spettacolari, ma la cosa che davvero mi ha paralizzato erano i suoi occhi, splendevano di un azzurro etereo, sembravano un’ondata d’aria fresca venuta a darmi uno schiaffo e svegliarmi dal torpore di questa giornata. Qualunque altro colore non reggerebbe il confronto con quegli occhi, soltanto a ripensarci mi sembra di sentire quasi un concerto ad accompagnare la scena: un piano e un violino, una melodia semplice, raffinata ma travolgente, come risvegliarsi all’ improvviso in una terra sconfinata e accarezzata dal vento, sotto il vasto cielo, infinito, incontaminato e indistinto. Lei si girò verso di me e il tempo si fermò. Allora vidi una lacrima cadere da un mondo lontano nella luce del suo occhio, per attraversare la sua dolce guancia. Quando sono uscito da lì ho subito scritto ad un mio amico per chiedergli se la conosceva o se almeno l’ avesse mai vista, ma niente da fare; ha anche provato a chiedere in giro, ma nulla. Sai, caro diario, non so se sono stato in grado di raccontarti bene la scena… mi riviene in mente Gorgia: quel tizio dimostrò come l’Essere non esista, se anche esistesse, non sarebbe conoscibile e se anche lo fosse, non sarebbe comunicabile… ecco io mi sento proprio così… ho visto l’Essere, ma non so se era vero, anche fosse non credo potrò mai capirlo e di sicuro non riuscirò mai a raccontartelo come si deve.

Chissà… perché piangeva?

 

 

 

Ed eccomi qui, ancora una volta, come ogni anno da allora ho finito di leggere quella pagina sul mio vecchio diario, non mi stanco mai. Mi guardo attorno, vedo l’ interno bianco e stretto dell’ astronave attraverso il mio casco, vedo chiaro e tondo il pianeta Kepler 22b dove io e la mia squadra atterreremo alla ricerca di vita. Mentre controllo l’ andamento dei motori a curvatura sento il solito tono di tristezza: la paura di non rivedere più qualcosa di così bello, la sensazione di essere stato riprogrammato da quell’azzurro vibrante per ricercare quello stesso tipo di bellezza. L’allarme squilla all’ improvviso e tutti i sistemi si fermano, vedo in lontananza una grande luce azzurra che si avvicina sempre di più, diventa sempre più accecante. Si tratta dello stesso azzurro degli occhi della ragazza. Alla fine la luce entra in contatto con l’ astronave e la diluisce al suo passaggio come l’acqua con la vernice. Mi ritrovo divorato all’interno di quel colore, i miei arti sono come anestetizzati, probabilmente mi sta diluendo come tutto il resto. Vedo gli schemi dell’Azzurro, le strutture dell’Universo danzano al suo interno e risuonano dentro di me. Vengo risucchiato dentro un altro spazio mentre il tempo mi piove addosso e attorno, come se non avesse importanza e inseguo il ricordo della ragazza, svuotandomi di tutti i miei ricordi dandomene altri, diversi, ma sempre miei, dandomi una nuova vita.

Ed eccomi ora in questa spiaggia lontana dal tempo, con la mia amata dagli occhi azzurri, pronti a rivivere la stessa vita altre volte, infinite volte, a perdere noi stessi sapendo di ritrovarci nella danza azzurra delle ere. Le stelle crollano e i mondi si spengono, mentre ci fondiamo col mare Azzurro e cadiamo attraverso noi stessi, perdendo la memoria, diventando altro, umani. Ci rincontriamo in un centro commerciale, con una lacrima d’addio e il ciclo ricomincia.