I racconti del Premio letterario Energheia

Frenesia spenta di una foglia, Alida Mancini_Sant’Arcangelo di Romagna(FC)

Racconto finalista Premio Energheia 2021_XXVII edizione – sezione giovani

Dopo tanti passi fra ardenti piogge e leggere alture, una nube sporca di fumo si ferma sulla linea di un tetto. Pare un raccoglitore di scarti. Rimane così.

L’uomo seduto in strada presto si annoia del marciapiede e lassù dirige lo sguardo. Coglie la nube, e con la testa per aria rimane così.

Il giovane con una gamba di metallo frena la sua contrappassata fretta notando l’uomo del marciapiede con gli occhi alti. Fissa i propri in quell’immagine concentrata. Rimane così.

La cassiera del negozio di scarpe si gode preoccupatamene il deserto, fino a quando la figura del giovane oscura la vetrina. Ormai coinvolta dalla sua immobilità rimane così.

Alla fermata di un ordinario bus, una ragazza mora beata del suo isolamento si accorge che nel piccolo spazio fra il bastone e la gamba di metallo di un giovane spuntano un paio di occhi assorti da dietro un vetro. Accentuatamente stimolata, rimane così.

Il nomade straccione passante poco distante da lei, in un attimo viene rapito da quel corpo abbandonato dalla vita appena presente nelle pupille nere. Desidera indugiando rubarle quel piccolo accenno. Rimane così.

Il professore di matematica infelice mangia un gelato al tavolino esterno di un bar. Si chiede insistentemente come mai un barbone su cui per caso gli cade l’attenzione si impietrisca d’un tratto in mezzo alla strada. Volendo approfondire, rimane così.

Il bambino biondo con lo yo-yo riconosce nel signore con il cono gigante l’odiato insegnante che bocciò il fratello maggiore finito in comunità. Cercando qualcosa di simile alla vendetta, spera di sparare contro di lui raggi laser dagli occhi. Con i pugni chiusi e il petto proteso in avanti, rimane così.

La badante ucraina straripa di sacchi colmi di vestiti della lavanderia e all’ultimo riesce a non urtare il bambino con lo yo-yo, che sembra non essersi scostato di un pelo. La donna, sorpresa dall’atteggiamento risoluto del piccolo, gli rivolge una lunga e insospettata occhiata materna. Rimane così.

Il venticinquenne dagli insoliti baffi e piercing sul viso, è sul punto di suonare il campanello della sua ragazza ma rimane nel vano dell’imponente portone con il dito alzato. Per sbaglio infatti incappa nel volto di una donnona materna, e ne rimane catturato mentre vaghi e acuti ricordi gli affollano i sensi. Senza avvedersene abbassa gradualmente il dito e la mano si chiude anche se resta sollevata nel nulla. Rimane così.

Nell’appartamento di fronte una musicista con il polso rotto si affaccia prudentemente alla finestra, indossa gli auricolari. Riconosce il regolare visitatore rintanato nell’arco del portone e solo dopo qualche secondo si sofferma a rifletter sul pugno chiuso, abbandonato in uno stato privo di scopo apparente. Abbassa le sopracciglia per metter meglio a fuoco, rimane così.

Un disegnatore passeggia in cerca sfrenata di spunti, con una mano aggiusta ossessivamente il basco marrone mentre l’altra regge una sigaretta tramite movimenti meccanici. Setaccia il panorama che, schivando il fumo e la visiera, il luogo circostante gli offre. Dunque è divertito dalla posizione aggrottata delle sopracciglia di una ragazza alla finestra. La mano che dedica alla visiera finisce in tasca, quella della sigaretta pure. Solleva il mento e tiene in bilico fra i denti la paglia, dopo aver scherzosamente tentato di masticarla. Rimane così.

La giovane suora dal marciapiede opposto viene infastidita da quella misera colonna di fumo che man a mano si dissolve. Ne sopporta l’odore ma non la vecchia tentazione. Cerca forse conforto nella figura del proprietario, ma è di spalle. Leggermente delusa e sicuramente sconvolta, pianta lo sguardo nella nuca dell’uomo. Con l’unico intento di soffocare le improvvise e rabbiose lacrime, rimane così.

L’eretico impiegato che vicino a lei sta per accendere il motore, di notte si dedica a solitarie e fallimentari sedute spiritiche. La presenza della suora lo irrita e inquieta, l’atteggiamento chiaramente vulnerabile e colpevole di lei lo accende di irrazionale collera. La sua espressione si colora apertamente, rimane così.

La foglia arancione schiacciata senza indulgenza dalla ruota del motorino, risente troppo del peso e si spezza prima del tempo.

Per qualche attimo la strada pullulante di presenze rimane così, assorta, immobile e silenziosa.

Poi una macchina taglia bruscamente le traiettorie di ogni sguardo. Come prima conseguenza oscura all’uomo seduto la vista della nube, poi al giovane con la gamba di metallo l’uomo seduto. L’uomo seduto si erige in piedi e il giovane riprende a zoppicare verso un’altra direzione. Fugge così dalla vetrina della cassiera che non viene più notata dalla mora alla fermata del bus. Questa cambia posizione e lo straccione smette di indugiare. Al professore spariscono gli interrogativi  e rientra nel bar per pagare il gelato. Il bambino con lo yo-yo non trova il tempo di sparare raggi laser dagli occhi e cammina più velocemente, spegnendo lo sguardo materno della badante ucraina. Il ragazzo con baffi e piercing disperde i ricordi e suona al campanello della sua fidanzata. La musicista non trova più l’interessante pugno in aria e si ritira dalla finestra, non costituendo quindi più uno spunto per il disegnatore che schiaccia infastidito la sigaretta sotto la scarpa destra. La suora riesce così a rinvenire rilassando i muscoli facciali e per effetto immediato l’espressione corrucciata dell’impiegato eretico che monta sul motorino e scheggia via.

Ora tutto riassume movimento e frenesia. Ma nello stesso punto di qualche secondo prima, la foglia è ancora stracciata in due pezzi. A terra, lei rimane così.