I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2000 – Un soffio di vento e il petalo viola di Corrado Boldi Cotti_Sermide (MN)

anno 2000 (I sensi – Color viola)

Faceva caldo. Entrò.
“Un cono da tremila, grazie”.
Aprì il portafoglio per prendere i soldi, lo scomparto “mille lire” era deserto, così tentò col settore “pezzi grossi” che, solitamente è meno popolato dell’altro. Diecimila lire se ne stavano in attesa di entrare in azione.
In fianco all’orfana banconota, un biglietto da mille lire era piegato in due. Non ricordava più di averlo qui dentro. Nel pezzetto di carta piegato, ben disteso, un petalo rosa, viola. Si era sempre chiesto se il viola fosse il suo colore più naturale, anche se non gli importava più di tanto… il suo sguardo si appiccicò al petalo… lo sfiorò con le dita, lo accarezzò piano con l’indice, il velluto scivolava sotto il suo polpastrello, chiuse gli occhi… sentì la ghiaia scricchiolare sotto i lenti passi di decine di persone, sentì l’aria diventare irrespirabile, per alcuni istanti, impregnata del grasso odore d’incenso, sentì uomini e donne regalargli baci silenziosi, abbracci, avvolto da guance rigate di lacrime, sguardi vuoti, persi, soli. Rivedeva il petalo, insieme a centinaia di altri, coricato, in silenzio, mentre quattro uomini lo alzavano, vide l’enorme porta aprirsi, e il polveroso silenzio della chiesa annegare sotto l’onda d luce che sommerse ogni cosa.
I quattro uomini uscirono, senza fretta percorsero la lunga via, e lui dietro. Poi il grande mazzo di rose viola fu appoggiato sul lastrone di marmo. Volti, quasi mai visti, pian piano, si allontanarono, silenziosamente. Rimase solo davanti alle rose. Solo un leggero soffio di vento gli faceva compagnia. Dopo alcuni minuti, decise di andare, ma, al termine del vialetto di ghiaia si fermò, corse indietro, strappò un petalo da una rosa viola e scappò via.
“Ecco, a lei”.
“Signore!… il suo gelato…”.
Si sbriciolò l’immagine del vialetto di ghiaia, il petalo viola era tra le mille lire piegate, con il suo indice poggiato.
“Il suo cono, signore!”.
Alzò lo sguardo, e rimase ad osservare l’uomo del gelato… “ah sì… grazie”.
Prese il cono ed uscì, richiuse il portafoglio e lentamente attraversò la piazza, deserta, accompagnato da un sottile soffio di vento.