I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2009 – Justice, s’il n’y avait pas de perversité (Eraclite di Efeso) di Danilo Chiaradia_Policoro(MT)

anno 2009 (Le quattro virtù cardinali – La giustizia)

Prelude:

Vivere Vorrei Vedendo Visi Viola, Violare Violenta Ventri, Verso Velate

Verità Volare, Visitare Venezia, Venire Varcando Vergini Vagine, Venerare

Venere Vogliosa, Vibrando Vacue Vanità Valuti Valide Vite Vane?

Ouverture:

Mentre ti diverti a soffiare lo smalto ho capito, il rosso è un colore degno

di una regina, e devi molto ammirarmi se continui col vento ora che ho le

dita rubino, ora che resto a guardarti senza pensare ad altro se non al tuo

seno che esplode protetto dal corpetto nero Non mi hai lasciato finire con

il mignolo, ancora color carne.
Facevi la doccia e vedevo da fuori muoversi la tua ombra nell’acqua, mai

mi ero accorta di te e voglio adesso bagnarmi del tuo stesso fluido Non

sono né viva né morta ma leggermente in volo. E’ una sorpresa quella che

ti faccio, il gioco preparato di due amati focosi.
Ho bisogno di sentirti dentro, proprio come questa musica avvincente.
Ti vesti, io mi spoglio.

Fuga:

Prestare attenzione al dettaglio, quel guizzo di pelle nera nascosta tra le

gambe: un prezioso ornamento che pende orgoglioso e inflessibile, una

maschera vaginale.
Paola è un uomo adesso.
Esserlo è una sensazione non nuova, sperimentata quando nella migliore

delle copule, nell’armonia della libido era difficile stabilite chi conducesse

il gioco, chi penetrasse e chi si lasciasse fare, chi il cazzo, chi la figa. Con

quel gioco tra le gambe, seppur di consistenza plastica e per nulla caldo

ebbe la certezza di poterlo possedere e nello stesso istante in cui, allargate

le gambe di Annamaria e bagnate le labbra del sesso con saliva di fragola,

si accorse del perché gli uomini comandano e del perché si sentano

autorizzati a farlo: non disprezzò quella presunzione. Affonda senza pietà,

e sente prima di quelle gambe serafiche la resistenza, il lascivo e doloroso

abbandono poi.
Paola è un uomo adesso.
Si china sul viso sussultante di Annamaria e lo cerca con la lingua, la

bacia, mentre con movimenti profondi del bacino continua a penetrarla, i

capelli ricci che le toccano il seno sono ancora più un fremito, e il piacere

soggiunge prima ancora del nuovo colpo, al solo pensiero di quello.
Aspettare che lei venga è inutile, ha già goduto innumerevoli volte, è il

desiderio di comando che ti spinge a insistere con quel fallo di gomma che

adesso è anche un po’ tuo.
“Hai bagnato le lenzuola” le urli, ma ad Annamaria non importa, è un

dettaglio che sua madre possa farsi domande, sono piaceri rari questi.

“Sono Esausta” e Paola si abbandona supina sul letto mentre Annamaria

continua, si china sui capezzoli retti dell’altra e comincia a succhiare con

circospezione, poi decisa lecca le sue areole dalla strana forma e colore,

scuri e più estesi rispetto alla norma. L’insistenza della bocca dell’una

spinge l’altra ad abili giochi di dita, sposta la maschera e si compiace di

quella femminea perfezione, grandi labbra, le piccole più in fondo, in alto

il clitoride e il centro del piacere appena sotto.
Lascia il capezzolo su cui insisteva e segue il segreto piacere di Paola che

si è spostato tra le gambe e con la lingua si fa spazio tra le dita di lei, e il

corpo si contrae tutto, il viso in una smorfia concitata, “Fermati” esclami,

ma continui a premere la sua testa contro di te, lei che non si lascia mai

influenzare da quello che dici, persiste, è così anche nella vita Per

ammansire il ritmo ferino che l’anima la baci sul collo, proprio sul

tatuaggio della croce, sembra un sacrilegio.
Croci, ricordi quando insistendo con zucchero e biscotti nutrivi docili

fanciulli per portarli con te al fresco di una lapide? L’ombra della chiesa e

tu che avvolgi l’esile corpo di un ragazzino dai biondi capelli lunghi e dai

peli appena accennati. Lui è seduto, ha paura e un poco trema, “la colpa è

del freddo” si giustifica e si guarda intorno come fosse lì per caso, eppure

è già nudo di spalle alla lapide antica, si sistema, sposta un rametto, ti

avvicini e ti accucci sulle sue gambe, viso contro viso, e quando va per

sfilarti le mutandine si accorge che sotto il vestito non hai nulla, ti bacia

allora e sembra più tranquillo, ma non il suo cazzo che preme contro la tua

coscia. Fa freddo davvero là fuori, e quella sua di prima non ti sembra una

scusa, però il calore che dalle gambe s’irradia al petto ti basta e lo stringi

più forte. Lui ha nascosto sotto la tosse il suo piacere, ha rallentato il

ritmo e ansima meno, è venuto, non importa perché desideri solo stringere

ancora le ossa fragili del suo torace. E’ così per un po’. Si riveste con

metodicità, come fosse un evento programmato, un’ imbarazzante visita

medica e va via come un conoscente dopo averti baciato sorpreso, sorride

e riprende la strada per casa, A te basta sistemare la gonna ed entrata

nella vicina chiesa che sa di muschio ti siedi sulla panca e pensi.
Mai un ricordo ti aveva tanto distratta. Annamaria sale verso il viso a

baciarti riconoscente di quella notte, sei bagnata e ti dispiace per aver

tradito la sua dedizione, con i tuoi nostalgici e irrispettosi pensieri sei

venuta usandola, ma pensando a lui. Prendi la maschera vaginale, la

nascondi nella scatola in latta del panettone di natale, e nello stesso

istante un improvviso pudore ti spinge verso il bagno alla ricerca di un

accappatoio, torni in camera, ti stendi di nuovo accanto a lei, sorridi con

gli occhi, l’alba è ormai vicina.
Lo so ti voglio.

Requiem

Se Sapere Significa Sperare, Sacrifico Sante Sublimi Sensazione,

Scambiando Seni, Svendendomi, Servo Soldi Scorgendo Sanguinarie Sorti

Senza Sensuali Sollievi, Sono Salva? Soltanto Sibilando, Squittendo,

Sudando, Sento Salvezza.

Ora lo so, ti voglio.