I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2015 – Come sopra di Michela della Croce, Terni(TR)

 _Anno 2015 (I sette peccati capitali – l’ira)

 

mareIo Filippo Storati mi dichiaro anarchico. Il mio bisnonno Siro era anarchico e macchinista, si rifiutò di portare la camicia nera durante il fascismo e per questo fu arrestato e perse il lavoro. Io Filippo Storati ho sempre seguito il suo esempio, ho odiato la scuola fino alla maturità presa solo dietro obbligo paterno: la scuola è un’istituzione e gli anarchici sono contrari ed odiano tutte le istituzioni. Io Filippo Storati dopo il diploma mi sono concentrato sull’attività politica in quanto gli anarchici non si riconoscono in nessun partito. Anarchia significa credere nella possibilità di un mondo migliore svincolato da regole dettate dallo Stato. Dopo il diploma, come sopra: concentrato sull’anarchia non continuai gli studi né cercai lavoro. Le mie giornate passavano nel tentare di trovare risposte anarchiche allo Stato. Incominciai a farmi tatuaggi che rispecchiassero le mie idee, oggi ne ho più di venti. Il primo, sul collo: da una parte la scritta “Odio” e dall’altra “Tutti”. Non è un eccesso: io odio veramente tutti perché favorevoli alla democrazia e l’anarchia non tollera la democrazia. Non mi riconosco in nessuna corrente anarchica, ho un pensiero differente dalle gabbie delle teorie. Il  mio cane si chiama Bakunin, è un cane sui generis: difende se stesso. Odia tutti anche lui, cane anarchico crede nell’autodeterminazione e l’esprime abbaiando anche a me ma io lo stimo perché siamo anime affini.

Dopo il primo anno di attività politica astratta decisi di passare alla pratica: comprai una telecamera e predisposi, nel garage dei miei, uno studio televisivo come strumento di rivoluzione dal basso. Di spalle davanti ad un fondale rosso con la “A cerchiata”, parlavo al popolo per risvegliarlo alla rivoluzione.

Nonostante la mia avversione al lavoro dovetti impegnarmi nella sua ricerca per bassi motivi di sopravvivenza “al” e “nel” sistema sociale. Divenni antennista e mi venne un’idea: direzionare tutte le antenne verso la mia rete televisiva. La prima antenna fu quella del panettiere: costretto a lavorare alle quattro della mattina, aveva tutto il mio disprezzo perché noi anarchici non crediamo nelle restrizioni forzate del sistema. Così gli resi questo privilegio: essere il primo a risvegliarsi dal torpore borghese. Successivo fu l’intervento da Rina sempre sintonizzata su due canali: uno dove trasmettevano il rosario ed un altro pieno di giochi da lavaggio del cervello. Il sacro e il profano. Lentamente incominciò a diffondersi la voce dei problemi ricettivi: tutti vedevano solo il mio canale. La gente mi cercava per aggiustare le loro antenne senza sapere che ero io a sabotarle. Tutto stava andando secondo i piani fino a quando il mio professore di storia mi chiamò per la sua antenna. Sergio Patri, esponente di una generazione di vecchi sessantottini ormai ridicoli pure per se stessi, logorato dalla pensione e dall’inattività, da sempre punto di riferimento per la comunità locale. Ha insegnato a tutti: dal sindaco al prete, chiari esempi del suo qualunquismo ideologico. Mi ha sempre promosso per il “rotto della cuffia” perché secondo lui in me c’era “buona volontà” solo che non mi impegnavo abbastanza. Dopo due giorni dal mio intervento si presentò il problema del canale anarchico. Patri era infastidito dai messaggi del conduttore e sapendo fin troppo bene che ero un anarchico, fu l’unico a capire che il sabotatore ero io. Decise quindi di premiare la mia “buona volontà” denunciandomi perché l’anarchia non è “Uno sproloquio da pivelli che non conoscono la storia di questo movimento ideologico”, fui quindi condannato ai servizi sociali obbligatori: giardiniere del verde pubblico.

Io Filippo Storati mi dichiaro anarchico e vittima di uno Stato che ha deciso di limitare il mio pensiero e le mie azioni. Oggi primo giorno di “giardinaggio obbligatorio” mi trovo davanti ad un’aiuola con l’erba alta mezzo metro da tagliare ma..come sopra, io sono anarchico ed ho deciso di disegnarci un’enorme “A cerchiata”.