I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2023 – Equinozio della speranza, Silvia Montemurro_Matera

Anno 2023, tema: La primavera

Il cinguettio dei passerotti adagiati su uno dei rami della magnolia
stellata cantò per le mie orecchie, svegliandomi. Alla lenta apertura
degli occhi, scorsi una figura verticale color bianco opaco posata sul
mio naso. Aveva le ali chiuse, la farfallina, forse stava dormendo
placidamente, o magari aveva solo fatto una sosta dal perpetuo volo.
Come ogni mattina, mamma aveva lasciato per me la tazza di latte
caldo sul comodino, e che profumo sottile… Sarebbe stato un peccato
svegliare l’insetto alato: non avevo certo intenzione di disturbarlo!
Motivo per il quale rinunciai all’idea di bere il latte appena munto.
L’inverno era volato via come una di quelle tante foglie che il vento
aveva cacciato, e adesso che era primavera, non v’era pericolo che le
nuvole coprissero il sole. Le finestre aperte lasciavano entrare luce
senza alcun filtro. Pura. Nuova. Divina.
Lo spirito di un bambino scorrazzava per la mia cameretta, saltellando
qua e là, toccando qualunque cosa si trovasse dinanzi al suo corpo
illuminato dalla luce del proprio cuore, innocente e senza alcuna ferita
da sanare. E al suo tocco, ogni oggetto si faceva più caldo, più
splendente. Il figlio del sole vagava per la mia stanza e sprigionava
energia in grado di tenere al calduccio persino la tazza di latte
abbandonata sul comodino. Lo stesso chiarore risplendeva nel mio
animo.
Proprio quando stavo per appisolarmi, coccolata dalle soffici coperte
nelle quali ero avvolta, la farfalla sul mio naso spiegò le ali in un volo
leggiadro. Io ero stata così attenta a non disturbarla, e adesso lei mi
aveva impedito di dormire! La mia incontenibile curiosità nell’osservare
il suo corpo candido spostarsi timidamente prima a sinistra, poi a
destra, in alto, dopo in basso, era troppa.
E che piroette che faceva! Una ballerina libera del suo chignon, delle
sue scarpette da punta così fastidiose, danzava sospesa nell’aria fresca
del mattino. Piedi scalzi, niente tutù, né collant: scevra da qualunque
inibizione. Era sempre lei, la farfallina! Planava per la cameretta, tra un
plié e un altro, viveva libera. Credo che fosse ancora assopita… forse è
per questo che, dopo aver fluttuato a lungo, si posò nuovamente,
stavolta sul comodino, accanto alla tazza di latte.
Seguendo con lo sguardo la mia tenera amica e ricordandomi che il
latte ancora mi aspettava, il mio pancino iniziò a brontolare. Detti
ascolto alla tempesta che si scatenò nel mio ventre e cercai in ogni

modo di non spaventare la raffinata danzatrice mentre ero intenta ad
alzarmi dal letto.
Mi sfilai le coperte di dosso in silenzio. Dopo essermi seduta con
calma, abbassai lo sguardo sulla tazza e la afferrai dal manico.
I miei sforzi erano stati vani, le ali immacolate spiccarono il volo
ancora una volta. Peccato, avrei voluto che riposassero… e io, invece,
sorseggiavo quel miscuglio di sapori unici, e lei uscì dalle finestre
ancora aperte. Oh, mia dolce ballerina, com’eri bella quando danzavi
verso l’arcobaleno più maestoso che la Terra abbia mai avuto il piacere
di ospitare. E ti guardavo, io, con la tazza calda tra le mani, grazie al
figlio del sole, e con un sorriso sulle labbra che ancora oggi ho,
pensando a te. Vola libera, creatura pura, cerca tra i colori della magia
celeste la tua felicità.
Una luce contagiosa, un profumo soave, un cuore d’oro, le note degli
uccellini, la delicatezza di una farfalla e un arcobaleno iridescente mi
accompagnarono nel mio risveglio. Equinozio della speranza, chiamo
io, quel dolce vivere per la prima vera volta.