L'angolo dello scrittore

Ripresa da progettare, non solo auspicare

–  Roberto VACCA_

Prevenire grandi ruberie, evasioni fiscali, prebende scandalose e sopraprofitti eccessivi – sono obiettivi di una auspicabile politica di rigore.

Diminuire gli investimenti e le spese (che creano lavoro), aumentare le imposte e i tassi di interesse – sono politiche di austerità inopportune: non favoriscono la ripresa e aggravano la depressione.

Queste due affermazioni sono vere e importanti. È il mio modesto parere – corroborato dalle opinioni autorevoli di P. Krugman, P. Samuelson, J.M. Keynes e altri. Si stanno levando voci che dicono:

“Non austerità, specie a carico dei meno abbienti – ma investimenti in imprese innovative che favoriscano la crescita, la creazione di posti di lavoro ela ripresa.”  Leapprovo, ma sono raramente seguite da programmi concreti. Innovare e crescere va bene, ma facendo che cosa? Dobbiamo guardarci da innovazioni finanziarie inventive, che finiscono per assorbire risorse dei poveri per arricchire gli straricchi. Dobbiamo diffidare delle mosche cocchiere che assicurano che modificheranno il clima, ottimizzandolo (!), e intanto speculano sulle carbon tax, disastrose per le nostre industrie. Non abbiamo bisogno di una crescita che conduca a una bolla speculativa nel settore edilizio. Non auspichiamo crescite del terziario consistenti solo di chiacchiere pubbliche, private, diffuse dai social network. Il mercato saturo non genera domanda di automobili. La domanda per le fruste dei cocchieri è finita da un pezzo.

Individuiamo, allora, direzioni in cui sia giusto investire per innovazione e crescita. Sappiamo bene che prospera chi produce energia (petrolio – fonti alternative?) e chi produce intelligenza, software e hardware (Microsoft, Google, Apple – non tanto i social network in cui girano tante parole e poche idee).

Propongo due direzioni: fotovoltaico ad alto rendimento e software innovativo. Ci lavorano già gruppi avanzati, ma poco numerosi in Italia. Investiamoci e individuiamo altri settori in cui sia ragionevole lavorare concretamente. Sentiamo troppi discorsi fatti solo di astratti.

 

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L’energia solare è abbondante. Potrebbe soddisfare il fabbisogno mondiale se fosse trasformata in elettricità, anche solo col rendimento dell’1%, la radiazione solare che incide sui deserti. Questi coprono il 5% della superficie terrestre: 25 milioni di km2. Ma i problemi energetici non si possono risolvere in questo modo perché i deserti sono lontani dai centri ove c’è domanda di energia, perché le celle foto-voltaiche sono costose e il loro rendimento è basso. Però l’avvenire ci riserva progressi meravigliosi. P.T. Landsberg  ha mostrato nel 1977 che il rendimento massimo teorico del fotovoltaico è 93,3 %

Oggi le celle di silicio cristallino hanno un rendimento di circa il 16%: trasformano in elettricità solo un sesto dell’energia solare. Il costo per installare 1 kiloWatt di potenza elettrica fotovoltaica è di circa 4.000 €. Quello per installare 1 kW idroelettrico o termoelettrico è poco più di 1.000 €.

Alle nostre latitudini il soleirradia su ogni m2 di superficie terrestre una potenza di circa 1.300 W, al netto dell’assorbimento da parte dell’atmosfera. La potenza elettrica prodotta con le celle fotovoltaiche di oggi è di 200 W/m2. Un kmdi celle produce 200 MW per 2.000 ore l’anno: cioè 400 GWh. Gli impianti termoelettrici italiani hanno una potenza di 57 GW (equivalenti a 57 grandi centrali nucleari) che funzionano in media 4.000 ore l’anno producendo 230 TWh (TeraWattora = migliaia di GigaWattora). Per sostituirli col fotovoltaico la potenza richiesta sarebbe di 115 GW e l’area occupata di 575 km2 , cioè poco meno del 2 per mille di quella del Paese: ingombrante, ma non impensabile. L’impresa, però, è impossibile allo stato attuale della tecnologia perché occorrerebbe un investimento di 460 G€: oltre un quarto del PIL.

Non dovremmo, però, essere pessimisti. Come accennato, le prospettive sono ottime. Se il rendimento del fotovoltaico arrivasse al 75% basterebbe investire 100 G€ e l’area occupata sarebbe di 115 km2. Questi occuperebbero in parte le aree liberate dagli impianti termoelettrici dismessi. Si può anche pensare, con maggior fantasia, a coprire la superficie dei bacini idroelettrici con zattere coperte da pannelli fotovoltaici. Ho fatto il conto sulle centrali abruzzesi di Provvidenza, S. Giacomo e Montoro (900 MW di potenza) alimentate dal lago artificiale di Campotosto che ha una superficie di 10 km2. Con la tecnologia attuale, le celle sul lago produrrebbero 2 GW e con un rendimento del 75%, ben 10 GW – oltre 10 volte di più della potenza idroelettrica.

Innalzare i rendimenti del fotovoltaico e abbassare i costi di produzione non è un miraggio. Semprius (North Carolina) produce celle solari multi-iunzione, sulle quali la radiazione viene concentrata con lenti e specchi e che cambiano orientamento per seguire il sole. Hanno raggiunto rendimenti del 34% anche a causa del fatto che raggiungono temperature poco elevate. In Arizona la potenza è vicina al valore di picco per 9 ore al giorno. La Siemens partecipa alle ricerche della Semprius, di cui detiene il 16% delle azioni.  Sviluppi promettenti sono in corso all’University of New South Wales in Australia ad opera del Prof. Martin Green. Con film sottili poli-cristallini di silicio depositati su vetro il rendimento è del 25%. Usando celle doppie (tandem) che suddividono lo spettro solare in strette bande di frequenza convertite in celle separate il rendimento in condizioni di laboratorio raggiunge il 40%. GT Advanced Technologies (Merrimack, NH) con silicio monocristallino hanno raggiunto rendimenti del 24%. L’Università di California A Berkeley e Konarka Technologies mirano, piuttosto che ad aumentarne i rendimenti, a ridurne drasticamente il costo unitario usando nanotubi di carbonio o nanoparticelle di biossido di titanio.

Investire in ricerca e sviluppo per realizzare celle fotovoltaiche ad alto rendimento è urgente per inserirsi nel trend innovativo descritto. Il successo: migliorerebbe la bilancia dei pagamenti, diminuendo le importazioni di idrocarburi e aumentando le esportazioni di alta tecnologia. Si creerebbero posti di lavoro in ricerca, manifatture e installazioni-

Una produzione fotovoltaica massiccia imporrebbe di immagazzinare l’energia, prodotta solo nelle ore di sole. In Italia abbiamo già oltre 7 GW di impianti di pompaggio dai bacini bassi ai laghi a quote alte degli Appennini e delle Alpi, accumulando energia. Ne andrebbero costruiti altri e andrebbero riprogrammate le attività industriali e civili per ripartire la potenza nel tempo.

 

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La produzione di software è caratterizzata da alto valore aggiunto. Non richiede materie prime, né forti investimenti in macchinari e stabilimenti. Le aziende del settore dovrebbero consorziarsi e creare aziende virtuali in rete per produrre software tecnico scientifico (mirato a soddisfare domanda di aziende hitech, di centri di ricerca, di enti e organizzazioni pubbliche) e di strumenti informatici innovativi per il grande pubblico (sistemi operativi, algoritmi, Computer Assisted Design, motori di ricerca, grafica). Vanno creati: nuovi sistemi ciber-fisici, mirati al monitoraggio, al controllo e alla gestione integrata dei grandi sistemi tecnologici e urbani..

In parallelo vanno create scuole avanzate per addestrare personale già diplomato/laureato e portarlo a livello adeguato. I docenti sono esperti di alto livello che lavorano nelle aziende partecipanti alla rete o vanno reclutati in Italia e all’estero La creazione e la gestione di queste scuole .costituisce un business che può produrre impatti moltiplicativi e contribuire alla ripresa economica e culturale.