I Brevissimi 2025 – Pomeriggio d’estate, Giulia Di Berardino_Colonnella (TE)
Anno 2025 (Le stagioni: Estate) – finalista
Mi trovo alla finestra. È uno di quei pomeriggi d’estate in cui il tempo sembra essersi fermato. Fa caldo, l’aria è talmente umida che anche le piante sono fiacche. In lontananza vedo il mare, calmo e brillante sotto il sole. Se mi volto, vedo le motagne, verdi ma con la cima ancora leggermente bianca.
Il mio paese è piccolo. Tutti si conoscono, le strade sono strette e le case sono quasti tutte uguali, con i balconi pieni di fiori.
In inverno sembra vuoto, in estate è un po’ diverso. I turisti ogni tanto passano, poi spariscono, come se non trovassero nulla di interessante qui. Forse hanno ragione, anche la gente del posto sembra non notare quanto è bello stare qui. Dicono sempre che non c’è niente da fare. Magari è vero, ma credo che con le persone giuste nessuno si annoierebbe neanche nel posto più piccolo al mondo.
Mi capita spesso di mettermi alla finestra senza un motivo preciso. Non faccio nulla, ma mi sento bene. Guardo le nuvole che si muovono piano, ascolto i suoni del paese, a volte questa calma mi piace. Posso sentire qualche macchina che passa, il rintocco del campanile, le voci dei vicini nel giardino. Ci sono dei bambini che giocano a rincorrersi. Sono sempre gli stessi, ma sembrano felici. Mi fanno sorridere, riportandomi ai momenti in cui al loro posto c’ero io.
Penso spesso a come sarebbe vivere in una grande città, dove puoi uscire ogni giorno e vedere gente diversa, andare nei negozi, prendere l’autobus, sentire il rumore continuo della vita frenetica. Qui tutto si muove lentamente. Aspetto tutto l’anno questa stagione anche se talvolta mi annoio. Ma altre volte credo che questa lentezza mi aiuti a pensare, probabilmente anche troppo.
Dico che preferirei vivere in città, poi guardo questo paesaggio: le colline piene di ulivi, i giardini curati, le case col tetto rosso. E mi sento a casa. Forse non è un gran che, ma c’è qualcosa in tutto questo che mi calma. Un senso di pace, che non so spiegare.
Quando penso all’estate, la prima cosa che mi viene in mente è il profumo del mare. Aspetto tutto l’anno per poterci tornare. Con le mie amiche inizio a fare programmi per l’estate già dall’inizio della scuola.
Avevamo una tradizione: “il primo bagno dell’anno si fa il primo giorno del mese di giugno”. Non importava cosa succedesse; pioggia, vento, influenza o verifiche. Quel giorno eravamo sempre al mare, immerse nell’acqua, anche se ancora fredda.
I nostri genitori, la maggior parte delle volte, lo scoprivano quando tornavamo a casa con i capelli bagnati e il costume sotto i vestiti. Ma non si arrabbiavano più di tanto, perché sapevano che era una specie di piccola libertà che ci prendevamo ogni anno, che rendeva l’inizio dell’estate ancora più speciale.
L’estate qui è fatta di piccole cose: un gelato con un’amica, una passeggiata al tramonto, il cielo pieno di stelle quando si resta fuori, fino a tardi con gli amici. E credo vada bene così.




