I racconti "brevissimi di Energheia"

I Brevissimi 2025 – Il concerto, Alessandra Ricci_Genova

Anno 2025 (Le stagioni: Estate) – finalista

Ha occhi luminosi, di un azzurro chiarissimo; le palpebre sono un po’ appesantite, ma questo rende il suo sguardo ancora più intenso. Solo un tremito della mano, quando si appoggia al tavolino per sedersi, tradisce l’oltraggio del tempo.

Siamo l’una di fronte all’altra, il sole che declina al tramonto, tingendo di una luce vivida e calda i colori del suo giardino – e del suo viso.

“Domani” dice “è un giorno speciale per me.”

Subito non raccolgo l’invito delle sue parole. Sto pensando che domani è anche il giorno del mio ritorno a casa e che questa è l’ultima sera che trascorriamo insieme.

Una borsa di studio all’estero e una stanza in affitto: è così che sono arrivata qui.

In un primo momento sono rimasta intimorita da lei e da questa casa magnifica, ariosa e piena di luce. Poi, poco a poco – io stessa non saprei dire come – l’impalpabile consistenza della sintonia ha preso vita.

E così come abbiamo imparato a intenderci con poco, ora so che senza un mio incoraggiamento lei non dirà altro e, se sta per elargirmi una confidenza, non voglio perdere quest’opportunità. Così le chiedo perché domani è un giorno tanto speciale.

“Tutti gli anni, per celebrare il solstizio d’estate, io e Serge andavamo a sentire un concerto di musica classica, nel parco.” dice. “Da quando ci siamo sposati, non ne abbiamo mai perso uno.”

Il parco è uno dei primi posti che ho visitato quando sono arrivata; non è molto grande, ma è rigoglioso e ha un bellissimo roseto.

“L’anno scorso, però, ho dovuto andarci da sola.”

Nel dirlo, rigira tra le dita le due fedi – la sua e quella di Serge – che porta all’anulare sinistro. Lo fa sempre quando parla di lui.

“A dire la verità avevo deciso di rinunciare, andarci senza di lui mi sembrava che non avesse più senso. Poi ho pensato che sarebbe stato un altro modo per sentirlo vicino e ho cambiato idea.”

Ho avvertito una lieve flessione nella sua voce, così non la sollecito, le lascio tempo.

E infatti: ma, contrariamente a quello che mi aspettavo, non dice granché del concerto; probabilmente le emozioni che le ha suscitato sono state tali da non poterle esprimerle senza farsene travolgere, oppure, semplicemente, non ha intenzione di farlo. Ma allora, cos’è che vuole raccontarmi?

Il concerto è finito. Lei aspetta che la maggior parte degli spettatori lasci la platea, poi si avvia.

Il sole sta tramontando proprio come qui, ora, e immagino – vedo – la sua figura esile indugiare prima di dirigersi verso l’uscita del parco. Ha una camicia e un paio di pantaloni ampi, tinta avorio – veste così quasi sempre – e forse una sciarpa leggera, a fiori.

“Ciao Brigitte.”

Lei si volta e c’è un uomo, all’incirca della sua età, che le sorride. Non lo riconosce subito, sebbene intravveda in lui qualcosa di familiare e antico; poi, sì, per quanto incredibile le possa sembrare, capisce.

Il volto del ragazzo che era si sovrappone a quello che le sta di fronte, con gli straordinari e imprevedibili mutamenti del tempo.

È ancora bello André, anche se la bellezza ombrosa ed enigmatica di allora ha acquisito una sfumatura più tenue, più morbida.

Mentre parlano – una vita in poche frasi – lei mette a fuoco i ricordi. Timido e riservato, André, talvolta scostante: non legava con nessuno dei suoi coetanei e si diceva che soffrisse per un amore senza speranza.

Sono rimasti quasi soli nel parco, è arrivato il momento di salutarsi. E allora lui fa una cosa, una cosa di cui lei fa appena in tempo a rendersi conto, ma non a contrastare: la cinge delicatamente per la vita e le posa un bacio sulle labbra.

“Finalmente” dice. “Era da più di sessant’anni che volevo farlo.”

Brigitte ora socchiude gli occhi, forse infastidita dall’ultimo, disperato raggio di sole che le colpisce il viso; ma io preferisco pensare che stia ancora assaporando il tocco di quel bacio.

Così chiudo gli occhi anch’io e lo sento, leggero come un frullio d’ali, morbido come seta.

Una brezza tiepida mi sfiora la pelle: l’ultimo lembo di sole se n’è andato. E domani comincia l’estate.