L'angolo dello scrittore

Da Piazza Michele Bianco al Parco della Murgia materana. Un solo fattore comune: l’atteggiamento “non attivo” dell’Ufficio urbanistico comunale_ dell’Architetto Giancarlo De Angelis

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci dall’Architetto Giancarlo De Angelis riguardo al tema urbanistico a Matera.

Da Piazza Michele Bianco…
È da tempo, ormai, che a Matera si parla dell’intervento edilizio di Piazza Michele Bianco,
sul quale aleggia il sospetto di una speculazione edilizia che, in qualche misura, induce molti ad un
istintivo paragone con l’inchiesta urbanistica di Milano, scenario di una “speculazione edilizia
selvaggia”.
L’argomento è stato palesemente sottoposto all’attenzione dell’intera comunità attraverso una
pubblica “denuncia” fatta, tra gli altri, anche da Legambiente: ultimo, l’articolo pubblicato su
Energheia lo scorso 12 luglio 2025.
Ebbene, al riguardo, un solo appunto: la politica, chiamata in causa da Legambiente attraverso
un lungo elenco di nomi, mai come questa volta NON c’entra NULLA!
La politica, superfluo ma opportuno rammentarlo, opera nella sfera della “programmazione”
per garantire il buon governo del territorio: è in quest’ambito che rientra l’eventuale revisione del
Piano Casa, di cui, evidentemente, quella politica chiamata in causa dovrà occuparsi il prima
possibile.
La vicenda di Piazza Bianco, anche questa volta superfluo ma opportuno rammentarlo, rientra
invece nella sfera “gestionale”, la cui competenza è attribuita solo ed esclusivamente agli uffici
all’uopo preposti: nel caso di specie, ineludibilmente, all’Ufficio urbanistico comunale.
Quello stesso Ufficio al quale Legambiente, correttamente, ha posto puntuali istanze senza
mai ottenere le dovute risposte: atteggiamento assolutamente inaccettabile!
Ebbene, è la stessa Legambiente a delineare il perimetro esatto di quelle competenze appena
distinte, laddove osserva: <<L’art. 6 (divieti) della legge regionale 25/2012 (ndr: piano casa) dispone
che all’interno di tessuti consolidati, perimetrati negli strumenti urbanistici generali e attuativi,
riconducibili alle zone territoriali omogenee “B” sature, il pano casa non si applica>>
Insomma, il Piano Casa, pur con tutti i suoi difetti, NON ha alcuna colpa nella vicenda di
Piazza Bianco.
L’osservazione di Legambiente, infatti, appare piuttosto chiara e inequivocabile: è stato
addirittura violato quel Piano Casa, già “brutto” di suo!
Ecco, quindi, entrare nella sfera delle competenze dell’Ufficio urbanistico comunale, sul quale
incombe il dovere ineludibile della “vigilanza e controllo” del territorio.
Un Ufficio che, attraverso il suo dirigente:
 Si nega, di fatto, alle puntuali interrogazioni di Legambiente;
 Si nega, soprattutto, ai propri doveri istituzionali;
 Continua a restare silente, alimentando sempre più dubbi e sospetti: ogni giorno in più che passa
può rendere sempre più grave e irrisolvibile la vicenda;
 Ha invece il dovere di assumere determinazioni chiare e definitive sulla vicenda: senza
“diplomatismi” deve espressamente dichiarare se la vicenda E’ REGOLARE O MENO.
E’ un atto dovuto, per Legge, a cui il dirigente urbanistico non può assolutamente sottrarsi.
E’ un atto che deve alla Comunità e soprattutto alla nuova Amministrazione comunale, certamente
estranea a qualunque fatto connesso all’intervento di piazza Bianco: Amministrazione che, dal suo
canto, deve pretendere chiarezza dal dirigente urbanistico, onde scongiurare di rimanerne
coinvolta se non addirittura sopraffatta.

… al Parco della Murgia Materana.
Una vicenda, a mio parere, forse ancora più grave di piazza Michele Bianco, caratterizzata, anche
questa volta, da un atteggiamento inaccettabile (quasi “surreale”) del dirigente urbanistico comunale.
Vicenda puntualmente segnalata alle Autorità competenti da ben oltre un anno e che proverò a
sintetizzare come segue.
Chiunque, recandosi presso il Liceo Artistico “C. Levi” di Matera, avrebbe modo di prendere contezza
dell’esistenza di un fabbricato realizzato sulla corte interna dell’edificio scolastico.
Apparentemente nulla di strano, se non fosse che:
• tale fabbricato è stato costruito su un’area ricadente nell’Ambito Extraurbano di Matera, sulla
quale insistono i seguenti vincoli:
 Interamente (100%) all’interno Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del
materano;
 Interamente (100%) in “Zona di Protezione Speciale (ZPS)” nonché in “Zona speciale di
Conservazione” – IT9220135 – Gravine di Matera”;
 Inedificabilità assoluta.
Chiunque può verificarlo (anche i non addetti ai lavori) accedendo liberamente alla piattaforma
SUdE del Comune di Matera ed estrarre il “CDU ONLINE” indicando i seguenti dati catastali:
foglio 105, particella 24.
La vicenda assume una gravità particolare perché l’autore di tale costruzione, questa volta,
non è un soggetto privato bensì un soggetto pubblico: la Provincia di Matera.
La vicenda, nelle fasi iniziali, è stata posta all’attenzione della Provincia di Matera, com’era
doveroso fare in quanto funzionario tecnico di ruolo della stessa Provincia.
Risultato? Sto ancora pagando le conseguenze per avere osato “sfidare i poteri forti”.
Al totale disinteresse di chi ha il dovere di controllare è seguita, il 16-02-2024, la mia prima
formale segnalazione della vicenda (poi integrata altre due volte) alle competenti Autorità
evidenziando le seguenti criticità:
 L’abuso edilizio perpetrato dalla Provincia di Matera per il tramite dell’ufficio e tecnici incaricati;
 La violazione del Codice dei Contratti pubblici per “artificioso frazionamento” dell’appalto:
violazione poi confermata da ANAC;
 Il grave danno erariale derivante dall’esecuzione di tale intervento;
 Il grave danno all’ambiente prodotto dalla costruzione in parola.
Tra i soggetti chiamati in causa, al fine di esercitare i dovuti controlli, non potevo non
coinvolgere il principale Ufficio deputato allo scopo: l’Ufficio urbanistica del Comune di Matera.
Ebbene, come potranno all’occorrenza comprovare gli atti, il dirigente in causa mi ha fatto
vivere un’esperienza a dir poco “SURREALE”. Infatti, nel disperato tentativo di “difendere
l’indifendibile”, è stato capace di sostenere che il fabbricato in causa troverebbe la sua legittimazione
in quella norma promulgata per favorire la ripresa economica post COVID-19: norma, peraltro
temporanea, riguardante solo ed esclusivamente le attività commerciali e non certo la Provincia di
Matera che, fino a prova contraria, non ha mai esercitato attività commerciale!
Sulla vicenda, per concludere:
 la competente Soprintendenza regionale, chiamata in causa in un procedimento “surreale” nel
tentativo di “legittimare” a posteriori il fabbricato, si è espressa NEGATIVAMENTE rispetto al
fabbricato in causa: peccato che poi, pur sollecitata, credo che non abbia mai prodotto alcuna
segnalazione alle Autorità competenti;
 l’ente Parco si è limitato ad emettere una sanzione amministrativa in ragione della mancata
richiesta del Nulla Osta da parte della Provincia di Matera, non considerando affatto tutti i limiti e
divieti derivanti dai vincoli predetti e non considerando, su tutti, che i manufatti realizzati senza la
preventiva autorizzazione paesaggistica NON sono suscettibili di ottenere alcuna sanatoria
postuma e vanno inevitabilmente demoliti. E’ evidente che una sanzione amministrativa non può
legittimare una costruzione nel Parco della Murgia materana: una tale posizione rischia di
incentivare una “speculazione edilizia selvaggia” anche nel Parco, al prezzo banale di una sanzione
amministrativa.
 Il dirigente urbanistico, su cui incombe l’obbligo di vigilanza e controllo, NON ha mai adottato
l’unico e inevitabile provvedimento: l’ordinanza di demolizione.
E’ un atto dovuto che la nuova Amministrazione comunale (peraltro partner del Parco) deve
pretendere, anche in questo caso, onde scongiurare di esserne coinvolta se non addirittura
sopraffatta;
 E se tutto questo l’avesse realizzato un “comune” cittadino?
Insomma. Due storie e su tutti un unico fattore comune: l’atteggiamento “non attivo”
dell’Ufficio Urbanistica del Comune di Matera.