I racconti del Premio letterario Energheia

We can change_Alessia Incannova, Montegrotto Terme(PD)

 _Racconto finalista ventesima edizione Premio Energheia 2014.

amanti2Trilla la sveglia , come ogni mattina è sempre più alta e mi trapana il timpano. Mi alzo, tolgo le soffocanti coperte che mi strozzano e mi dirigo in bagno dove , in fretta, lavo faccia e denti. Mi vesto  in un attimo e faccio colazione seduta al tavolo della cucina, da sola. Guardando le foglioline rafferme del mio thè, mi sale la malinconia e mi sento esausta,  capisco che oggi sarà come ieri e tutti i giorni passati. Butto un occhiata all’orologio e prendo lo zaino in un lampo che pesa e mi trascina verso terra. Arrivo di corsa alla fermata in poco più di quindici minuti e mi metto in attesa fissando con attenzione le macchine arrivare sul lato destro della strada. Fa freddo, un po’ tremo mentre mi sfrego le mani nel tentativo di scaldarle un pochino, ma ecco  l’autobus, sono salva. Salgo di corsa e mi accascio sul sedile con le cuffiette alle orecchie e la musica a tutto volume. La gente mi passa accanto mentre il mondo corre rapido fuori dal finestrino fermata dopo fermata, paese dopo paese, ma ecco che un suono di risa mi attrae. Sale l’ennesimo ragazzotto con il suo seguito di amici già sballati di prima mattina che mi passano avanti, agitati ed euforici. L’autista non gli chiede nemmeno il biglietto, ma  che importa, tanto per quelli come loro le regole sono fatte per essere infrante. Eccoci ad un’altra fermata, sale una ragazza. É davvero un personaggio particolare, nuovo e mai visto prima, ha la pelle scura e porta un velo multicolore, ancora la sto fissando mentre oblitera per poi  scomparire nei sedili più in fondo. Per me è come se non esiste più, un’altra figura sfocata che, come mille altre foglie marroni, mi passa sotto i piedi durante l’autunno. Alla radio non riesco a trovare nulla di buono da ascoltare, sono quasi tentata di spegnerla quando sento l’autobus fermarsi con un forte contraccolpo. L’autista si alza e si sporge dallo sportello di vetro. “ Il biglietto, subito !!! ”. capisco quasi immediatamente che si sta rivolgendo ad un giovane straniero al centro della corsia del mezzo. In un attimo l’autista Inizia ad assillare il giovane con uno sguardo spaventoso. Sono preoccupata e sento come un peso allo stomaco : “ Dovrei aiutarlo ? Dovrei intervenire ? “ penso fra me e me, ma In un attimo la scena si spegne. Salta fuori l’abbonamento del giovane. Allora ricomincio a respirare, quasi fossi stata appena sgridata io, e sposto lo sguardo oltre il finestrino, ed ancora più lontano, mentre il mio viaggio può continuare. Finalmente è arrivato il mio momento di scendere, la strada verso la scuola mi è talmente familiare che ormai la percorro con lo sguardo fisso a terra. Iniziano le solite lezioni monotone e noiose che si susseguono senza mai aver fine, come n serpente che si morde la coda, ma non posso perdere tempo. Infilo una mano nello zaino e prendo il mio blocco senza farmi vedere, le mie opere attendono ed io sono una persona che arriva puntuale ai propri appuntamenti.  Mentre disegno vivo in equilibrio su un filo, tra i miei sogni e la vita reale e mentre la mia mano corre sul foglio, infinite storie mi si aprono davanti agli occhi: racconti di cavalieri, alieni, piccoli nani. Ad un tratto sono leggera, le mie fantasie sono ali che mi guidano e portano lontano a loro piacere. Mentre affondo in questa piacevole confusione sento battere con forza alla porta, le piume si bruciano, i fili si spezzano e ricado nell’angolo a destra dell’aula, nella noiosa realtà. Osservo tutto e tutti, ma il desidero di tornare ai pochi, beati istanti passati mi chiama, è sempre più forte. Ecco che finalmente entra la bidella ed accanto a lei c’è una ragazza. “ Una nuova compagna? ” La notizia non mi tocca, alzo le spalle e faccio ritorno nell’unico luogo che mi appartiene veramente, la mia mente.  Sento delle risate ed ecco che crolla ancora il castello di carte. Basse, alte e parole di scherno si aprono nell’aria.  Parlano di Kari, la nuova ragazza straniera con il velo.  La ragazza sta leggendo, lentamente e si blocca spesso, sembra quasi un CD messo al rallentatore. Gli altri ridono in coro e c’è chi le lancia pezzi di gomma. Il suo volto appare triste, sembrerebbe sul punto di gridare, quei gesti e quelle parole sembrano quasi rinchiuderla in un angolo, come belve fameliche con la propria preda. Suona la campanella e tutti scompaiono, i mastini hanno molato la lepre che ora resta ferita in mezzo alla prateria. Solo il compagno di banco di Kari è rimasto, si alza prendendo le proprie cose e cambia posto. Kari è sola.  Anche durante i  giorni seguenti nessuno le si avvicina, nessuno le parla, sembra quasi un’appestata. Solo Billy, il giovane più ambito della scuola le sta accanto.  Le ragazze quando lo vedono fanno dei gridolini compiaciuti, come cagnolini davanti ad un bell’osso, e come dar loro torto. Billy è bello, sportivo, talentuoso, sempre circondato da un’aura misteriosa. Eccolo lì il grand’uomo. Nessuno gli ha chiesto nulla, ma spontaneamente si avvicina a Kari, le mostra la scuola e le da’ tutto l’aiuto possibile. Perchè ?  Cosa lo spinge ad un gesto simile, in fondo l’ha appena conosciuta. Ma ecco che l’ ultima campanella suona, un altro giorno di scuola è passato, domani tutto ricomincerà. Cuffiette presto, la strada è ancora lunga fino a casa. Mi avvio verso la fermata, ma ecco che lo vedo, lì, davanti a me. Cammina, va nella mia stessa direzione, vorrei che sparisse e così chiudo gli occhi e mi fermo per qualche istante. Appena li riapro il mio desiderio si realizza, è sparito. Procedo, ma poco dopo mi sento toccare sulla spalla allora mi volto e quasi grido per lo spavento “ Billy !!! ” indietreggio di un paio di passi e quasi inciampo. Mi guarda e, per la prima volta da quando ricordo, mi rivolge la parola “ Tu sei nella mia classe, vero? ” annuisco, leggermente stordita per la novità “ Dove lo prendi l’autobus ? “ Ritorno in me e mi tolgo le cuffie “ In stazione ”. Billy mi osserva per qualche istante “ Allora ti va bene se ti accompagno? Anch’io ci sto andando ”. Un passo, due, tre ed intanto parliamo tranquillamente, non lo avevamo mai fatto prima. Billy, Il misterioso giovane, idolo di ogni ragazza della scuola, ora sta passeggiando insieme a me. Continuando a guardare avanti inizia a parlarmi “ Tu cosa ne pensi di Kari ? Hai visto come gli altri la trattano ? ” Perchè tirare fuori questo argomento? Cosa centrava Kari? “ Non saprei  ” e davvero non lo so. Non mi riguarda, non è una cosa a cui presto attenzione, Io Kari non la conosco nemmeno. Billy allora, finalmente, si volta “ Come sarebbe a dire   -Non saprei – ? Non mi dire che non hai visto nulla? ” lo guardo “ No, certo che ho visto, ma … ” Sì, per averla vista la avevo vista, ma la cosa non mi aveva sfiorato neppure. Come mai ? Perchè non l’ho aiutata ? Billy mi guarda fisso, concentrato “ Quindi ? ” Sono confusa, cosa vuole da me ? Che risposta si aspetta ?, mi guarda in modo strano “ No tu non l’hai vista, l’hai solo guardata. Prova a pensarci su ” Detto ciò sale sul suo autobus e se ne va . “ Pensaci su … ? ” Pochi minuti dopo ecco che arriva molta gente. Devo mettermi in un posto appartato, devo riflettere sulle parole di Billy, ma voglio comunque riuscire a vedere l’autobus. Improvvisamente ecco arrivare una donna elegante dai lunghi capelli neri che mi urta e si allontana. Perdo una cuffietta e così la rimetto al suo posto. Appena alzo lo sguardo vedo un portafoglio rosso che spicca sull’asfalto grigio. Dovrei prenderlo ? Dovrei chiedere a chi appartiene ? Ma ecco un giovane che lo raccoglie, sembrerebbe un marocchino. Il ragazzo si guarda intorno, cerca la proprietaria, ma l’oggetto gli viene strappato dalle mani dalla donna  di poco fa che si mette a strillare quasi in preda ad una crisi isterica “ Marocchino ladro !!! Siete tutti così, venite nel nostro paese solo per rubarci ciò che è nostro !!! ” Poi si allontana ancora su tutte le furie. Dovrei dirle la verità ? Chiederle di scusarsi ? Scuoto la testa ed alzo il volume delle cuffie, non è mai accaduto. Salgo sull’autobus, lo stomaco mi brontola, ho molta fame. Cerco in fretta un posto ed appena il mio radar ne individua uno mi siedo. Davanti a me c’è una ragazza, sono imbarazzata e spero non inizi a fissarmi. Ad un tratto sale un giovane che  le si siede vicino. La giovane lo scruta, quasi a volerlo incenerire, si volta e tenta di allontanarsi schiacciandosi contro il finestrino. Il suo viso è storto in una smorfia di disgusto. Allora sposto lo sguardo e noto che il ragazzo accanto a lei ha tratti asiatici, che sia per quello ? Come mai si comporta così ? No, solo un’impressione, si tratta solo di una mia paranoia, le parole di Billy mi devono aver colpito troppo. Per fortuna sono alla mia fermata, non devo più pensarci. Scendo in fretta ed  inizio a camminare verso casa. Ho un passo spedito, procedo in fretta, presto sarò arrivata, ma ad un tratto, voltando lo sguardo verso il supermercato,  noto una faccia familiare e mi fermo. “ Billy ? ” Vado verso di lui e noto che è in compagnia. Sta ridendo insieme ad un ragazzo malvestito, uno di quegli extracomunitari che prendono i soldi dai carrelli della spesa. È un ragazzo con un sorriso magnifico e sembra che stia ringraziando il mio compagno. Ad un tratto anche Billy si accorge di me e mi fa cenno di avvicinarmi. La presenza di quel ragazzo di colore mi preoccupa, ma decido di fidarmi “ Ciao Billy, non pensavo vivessi nella mia stessa cittadina “ sono felice di vederlo, e sembrerebbe reciproco  “ A quanto pare siamo in due. Comunque ti presento un mio nuovo amico, l’ho appena incontrato, il suo nome è Bantu ” Billy Inizia così a raccontarmi la travagliata storia di quel misterioso giovane. Il suo aspetto  mi aveva ingannato, In realtà Bantu era una persona molto intelligente e preparata che, per uno sfortunato caso del destino, si era ritrovato a dover lasciare la sua madrepatria e a dover prendere i soldi dai carrelli della spesa per sopravvivere. Billy, socievole ed aperto come sempre lo aveva visto, si era fermato a parlare con lui, ed infine gli aveva perfino fatto la spesa.  Mentre il mio compagno mi parla non posso fare a meno di riflettere “ Perchè? Come mai si è fidato di un completo sconosciuto ? Cosa lo aveva convinto ? ” Ma allontano quei pensieri e, risvegliandomi dal mondo dei sogni,  vedo Billy che mi fissa. Billy mi guardava attentamente, magari pensava ancora alla discussione che avevamo avuto in fermata, che volesse una risposta alla richiesta fattami su Kari ? Dovrà aspettare, ancora non ce l’ho. Li saluto e torno a casa. Varcata la soglia lascio lo zaino sul pavimento della mia stanza, afferro il telecomando e mi butto sul letto. Non ho più fame, sento di avere troppe cose che mi girano nella testa, devo smettere di pensare e così accendo la tv e metto il telegiornale. Crisi, guerre, fame, morte, Il solito: L’ennesimo incidente stradale, rapina, furto tutto a carico di stranieri. Noi italiani non esistiamo ? Non compiamo forse anche noi atti orribili ? Mi sono stancata delle solite notizie, cambio canale. Un’altra campagna di beneficenza, ne creano una nuova al giorno: Bambini, malati, africani, senzatetto, terremotati, immigrati e molto, troppo altro ancora.  Anche al telegiornale ho sentito parlare di coloro che, pur di raggiungere questo paese, che si  sta sgretolando lentamente , attraverso miglia e miglia lasciano la loro casa. Pioggia, sole cocente, un oceano d’acqua per poi sbattere contro un muro di pregiudizi, morire, perdere cari e amici. A quale scopo ? Chiudo tutto e prendo il computer portatile mentre vado in cucina. Appoggio il portatile sul tavolo e mi faccio un panino. Navigo, mi muovo nella rete mondiale saltando da una parte all’altra del globo cibernetico, ascolto musica a tutto volume, cerco immagini e disegni per trovare l’ispirazione, leggo testi. Ecco che la porta sbatte, sicuramente sarà mia madre che esce. Ritornando allo schermo inizio a leggere  “ Ricerche relative all’argomento :  Razzismo, diversità, accettazione, uguaglianza “ seleziono razzismo. Apartheid, Etnocentrismo, Leggi razziali fasciste e Nazismo, Mein Kampf, Razza, Schiavismo, Shoah, Razza del futuro, Xenofobia. Nomi, parole, significati belle e brutte immagini di cui avrò sentito parlare almeno un milione di volte.  Esse, per quanto importanti siano i concetti e i periodi storici da cui sono state create, sono Incapaci di fornire un aiuto, una minima soluzione o spiegazione alle domande che mi girano nella testa. Mollo tutto e vado a fare i compiti. Cosa farei io ? Se ne avessi la facoltà cosa farei per cambiare le cose ? Che significato darei a quei semplici concetti senza spiegazione?  Lavoro per diverse ore e poi finalmente a dormire. Nei sogni torno al mio universo privato fatto d’incanto e di magia e le rivedo tutte,  rivedo le scene della mia giornata e la mia immaginazione le muta a suo piacimento. Ci sono io, al posto di Kari, sto piangendo e cerco un barlume di conforto, umanità, amicizia. Ecco, ora sono il ragazzo dell’autobus e sono ferito da mille frecce che mi trafiggono nel buio, sono gli sguardi di chi mi circonda. Ad un tratto sto raccogliendo un portafoglio rosso e vengo preso dal terrore, un gigante sta per schiacciarmi. Tra le mie mani un’oca e un’arpa dorata, sono Jack il ragazzo dei fagioli magici ed inizio a sporgermi dalle nuvole, tendendo la mano per afferrare la mistica pianta della mia salvezza, una porta che decreti il mio lieto fine, ma cado. Sbatto la testa sul pavimento della mia camera e, pochi secondi dopo mi tiro su, stordita. In quel momento ecco che entrano i miei , ci guardiamo. “ Tutto a posto, un incubo ” Ritorno sotto le coperte e mi rimetto a dormire. Qualcosa, sento che mi manca qualcosa. Trilla la sveglia , come ogni mattina che, sempre più alta mi trapana il timpano. Mi alzo e tolgo le coperte. “ Qualcosa ” questa parola mi rigira nella testa ancora da ieri sera.  Vado in bagno, lavo faccia e denti, quasi me ne sono dimenticata. Prendo lo zaino, scendo e, in meno di mezz’ora, sono già  sul bus. Mi siedo e mi metto le cuffie, ma quasi immediatamente sento il bisogno di prendere il blocco da disegno. È nello zaino e quasi mi chiama. Apro la cerniera e lo tiro fuori, Intanto noto salire il ragazzo del biglietto di qualche tempo fa, sembra intimorito ed ora che ci penso non si vedeva da un po’, probabilmente a causa di ciò che è successo. Scrollo leggermente la testa e ricomincio a concentrarmi sulla mia opera, tengo gli occhi puntati sul foglio, sono troppo concentrata sul disegno, ma, improvvisamente mi sento osservata. Alzo lo sguardo. “ Kari ? ” la mia compagna punta lo sguardo verso di me per qualche istante e poi torna a guardare il mio blocco. Il suo volto è illuminato e, in un attimo, mi si siede vicino. “ Mi piace come disegni ” Mi tolgo le cuffiette e le metto via. Kari parla piano, lentamente, apre il suo zaino e tira fuori un quaderno a quadretti. Appena lo apre è come un’esplosione di colori, forme curiose ed immagini di luoghi lontani ed esotici. Matite colorate, pennarelli, acquerelli, cere e gessetti. Mi mostra i disegni tipici del suo paese ed intanto io le mostro il mio mondo che, in confronto al suo, è grigio e spento. Io disegno solo a scuola ed esclusivamente da sola riesco a far galoppare la mia immaginazione, ma Kari no. Lei colora tutto a modo suo , persone ed ogni tipo di ambiente. Il suo mondo non è chiuso come il mio,ma  vola, si libra in aria senza mai toccare il suolo, ed è creato per essere visto ed ammirato anche  dagli altri. Così passa il viaggio, tra suggerimenti e consigli, risate ed immaginazione. Io e lei siamo insieme in un unico punto di vista, non più ognuna persa nel proprio. Il tempo passa in fretta, siamo già arrivate e, benché scendiamo insieme,  prendiamo strade diverse. Mentre cammino penso a lei, a quello che la aspetta oggi, ai nostri compagni e compagne che non sanno nulla. Nulla di ciò che Kari ha nell’animo e nel cuore.  Come dice Billy, loro guardano, non vedono. Intanto passo davanti ad una scuola elementare, nel quale giardino, i bambini giocano privi di pensieri. Ancora non conoscono questo mondo fatto di diversità,  non immaginano nemmeno la sua esistenza, non si vedono che per loro stessi, per ciò che sono veramente. Ecco però l’inimmaginabile. Due bambini strappano lo zainetto ad un loro compagno, straniero che viene poi spinto a terra ed in lacrime si volta verso di me “ Perché ? Perché a me ? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato ? ” Mi vengono  i brividi. Se anche i bambini fanno così, cosa ne sarà del futuro ? “ Io … ” mi blocco ed, ad un tratto, la confusione e l’incertezza spariscono diventando come combustibile la fiammella del mio animo. Senza volerlo mi sfogo. “ Non lo so proprio ” grido “ Direi che loro non sanno proprio nulla, quindi dovrai essere tu a spiegargli ogni cosa. Inizia dicendo loro chi sei davvero, che anche tu sei umano e vedrai che potranno imparare molto da te, come tu da loro ” lo aiuto ad alzarsi e lo saluto. Sono pervasa da una carica di energia e cammino più spedita del solito, l’ intolleranza e la passività mi appaiono solo come un brutto ricordo. La telecamera cade, ora sono io l’artefice delle mie azioni e l’attore di questo video. Ed è con questa energia che poco dopo entro in classe. Vedo gli altri, loro mi guardano e li sento bisbigliare. “ Ecco la strana” Come? “ E’ così apatica ” Parlano di me ? “ E’ proprio una persona asociale ” Da quanto tempo lo fanno ? Perché non li ho mai sentiti ? Io li ho sempre aiutati, ora perché mi fanno questo ? Perché a me ?  Mi blocco e guardo Kari, è curva sul quaderno. Sta cercando di leggere meglio, si impegna per dimostrare alle altre persone quanto vale. “ Imbranata” Ancora quelle voci “ Che incapace ” Questa volta sono per lei, ma sono solo bugie “ Secondo me è dislessica ” Kari non è diversa, è umana anche lei. In preda all’ira mi porto sul banco davanti, tiro indietro la sedia e mi metto accanto a la mia compagna. La aiuto ed intanto intorno a noi è caduto il silenzio. Sarà stato il mio gesto ? No, è solo perché, ora che ho capito, di ciò che pensano gli altri non mi importa più nulla.  Il significato di quelle domande nella mia testa ora è limpido. In quel momento arriva Billy, siede accanto a Kari “ Ehi, vi andrebbe di venire ad un concerto questa sera ? “                                                                        Da qui eccoci alla fine della storia o sarebbe meglio dire all’inizio della mia nuova vita. Il prologo parte con me, la mia nuova migliore amica Kari ed il nostro amico Billy che saltiamo e ci scateniamo a ritmo di musica. Tutto è cambiato. Ieri ho avuto il coraggio di aiutare il ragazzo dell’autobus, non appena l’autista glielo ha chiesto sono partita in quarta e gli ho mostrato anche il mio. Se penso alla sua faccia ancora rido. Adesso faccio parte, insieme ai miei amici, di un gruppo d’intercultura scolastico. Ci divertiamo ed abbiamo conosciuto  altri ragazzi che hanno passato le nostre stesse esperienze. Stiamo lavorando sodo per lanciare il nostro messaggio a tutti “ Superiamo le diversità ed impariamo ad accettare gli altri, capiamo quanto sia importante conoscere il prossimo prima di giudicare “ Spero che anche la mia esperienza possa essere utile allo scopo. Questa sono io, il mio nome è Xenia, il mio nome è straniero.                                                                                                                                             Xeno: sign. di “straniero, estraneo, ospite”