I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2017 –Vascelli di Michela Della Croce_Terni

anno 2017 (I colori dell’iride – rosso)

Quando ho visto la luna tinta di rosso illuminare questo mare mi è tornato tutto in mente all’improvviso, come se il suo colore avesse in un solo momento riportato a galla le nostre parole di ragazzi. Le parole sono importanti, ricordi Guido? Ricordi quando ce lo dicevamo sul molo al sole delle otto di mattina, nelle prime belle giornate di Maggio passate a scappare dalla scuola? Quando il sole cominciava ad intiepidire l’aria facevamo di tutto pur di non chiuderci tra le quattro mura dell’aula e del suo odore di muffa. Prendevamo le bici e via, verso il molo dietro i pescherecci sconquassati dalle onde con le chiglie aperte come capesante e per ogni pensiero pensato ad alta voce ci dicevamo che le parole sono importanti e bisogna saperle usare, scegliere e pronunciare.

Ecco Guido, il colore della luna mi ha ricordato quelle nostre mattine di sole e spensieratezza ai tempi delle superiori, di sogni da realizzare e da condividere. Come diceva quel sonetto che la nostra professoressa ci aveva fatto imparare a memoria e che urlavamo a squarciagola facendo a gara di velocità quando scendevamo senza freni al nostro molo? “Guido i vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento e messi in un vasel, ch’ad ogni vento per mare andasse a voler vostro e mio“, di tutto il sonetto mi ricordo solo questi primi versi forse perché c’era un Guido ed un io e per questo motivo ci piaceva da morire anche allora. Questo vasel che mi porta in alto mare di notte non è esattamente quello che immaginavamo ci conducesse verso i nostri sogni, somiglia piuttosto a quelli sconquassati dietro cui ci nascondevamo per scappare dagli occhi indiscreti delle vecchie del paese sempre pronte a spiare e riportare tutto alle nostre madri. Chissà se ti ricordi quando ci aspettavano sulla soglia di casa con in mano un mestolo di legno per le nostre dita ed in viso uno sguardo torvo che gli rimaneva per settimane.

Questo mio vasel mi porta ogni notte a pescare di fronte alle coste della Libia con la paura che mi brucia dentro. La paura maggiore, che mi attanaglia anche stanotte, è quella di vedere galleggiare corpi intorno alla mia nave: tingendo di rosso queste acque scure. Guido dov’è il nostro vasel? Perché non riesco più a vederlo? Sono ormai mesi che ogni volta che usciamo con il Dante e ci avviciniamo alla Libia si stagliano sagome di corpi galleggianti all’orizzonte marino ed in queste notti di luna la scena è sempre più lugubre. Le leggi del mare impongono di salvare vite, non di assistere impotenti al loro disfacimento. Questo nostro Mediterraneo è divenuto un’enorme cassa da morto che non riesce più a contenere i suoi corpi. Hai fatto bene a partire dall’isola: è un continuo strazio veder penare così le onde. Chissà se dove sei tu ora il nostro vasel continua a veleggiare serenamente o se anche tu hai trovato durante il viaggio qualche impedimento.

Solo che questa notte mi sei tornato in mente e mi auguro che il ricordo del nostro viaggio di ragazzi con le ali tra i capelli, possa evitare al Dante di imbattersi in altri corpi che non sono riusciti a far attraccare il cuore sulle coste ed i piedi sul proprio vasel.

La luna rischiara implacabilmente la pece delle onde.