I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2017 – Un complotto cromatico di Andrea Calaresi, Milano

anno 2017 (I colori dell’iride – rosso)

“Perché scarti le fragole?”, chiese Martina, inquisitoria. “Eh?”, “Le fragole… Perché le scarti?”.

Serviva una risposta, rapida e sensata: “Sono allergico”. Geniale, le allergie funzionano sempre.

“Da quando, scusa?”. Le allergie non funzionano mai, quando hai di fronte tua moglie. “Da

poco, mi danno prurito”, “Allora non dovevi ordinare fragole con panna”. Niente, non riusciva a connettere: ci voleva un piano B.

“Scusa, vado in bagno”.

Il bagno funziona sempre, altro che allergie. Attraversò un corridoio, spalancò una porta: piastrelle alternate, bianche e… D’accordo, niente panico. Richiuse la porta, respirando a fatica. L’estintore, davanti a lui, proprio in mezzo alla parete color panna. E il cartello USCITA, proprio sopra la sua testa. E l’unico ombrello infilato nel portaombrelli, proprio alla sua sinistra. Non pioveva da giorni, quindi era chiaro che fosse un complotto.

“No, non resisto”.

Attraversò la trattoria a passo di marcia, lanciando un’occhiata a Martina: “Mi hanno detto di spostare la macchina, torno subito”, “Amore, siamo in motorino…”. Beccato. Ma ormai era sulla porta, non poteva fermarsi. Non poteva, perché una nuova idea gli stava balenando in testa. Non poteva fermarsi, non ora che si era deciso a lasciare sua moglie.

“Lasciarla?!”.

Era la prima volta che la pensava in questi termini. E non si era nemmeno deciso, in realtà.

Estrasse il cellulare, dimenticandosi del perché avesse comprato una cover proprio di quel colore. Un complotto. Strappò via la cover, aprì la chat. Coraggio, era solo una sbandata.

Colossale. Incontrollabile. Fondata su un colore primario. Lesse gli ultimi messaggi che lei gli aveva scritto: “Ti amo”, “Sono a casa da sola”, “Ho voglia di scopare con te fino al mattino”.

L’eleganza non era il suo forte, ma era proprio quell’assenza di eleganza a farlo impazzire. In fondo alla chat, la mazzata.

“Ho quella maglietta che ti piace tanto”.

Nuda: poteva resisterle. Con quella maglietta: era un complotto. Quella maglietta di quel

colore che continuava a vedere ovunque, fragole incluse. Quel colore che però non riusciva a pronunciare. Basta, doveva andare da lei. Doveva farlo prima che Martina… La sentiva, lo richiamava all’ordine: “Amore?!”. Ma forse era un’impressione, chissà. Il motorino. O la macchina. Con cosa erano usciti di casa? Giusto, col 125 di Martina. Orrendo, rumoroso. Il colore: un complotto.

“Fingi che sia viola”.

Si ritrovò in sella senza accorgersene. Tradire Martina non sembrava così grave, dopo la prima volta. Ma sentiva che quella sera, fuggendo da una trattoria di quart’ordine, stava per superare un punto di non ritorno. Forse perché il vino della casa non era poi così annacquato. E il vino bianco con l’arrosto stava male. Inutile mentire a se stessi: non era più una semplice sbandata.

Quella sera, se fosse andato da lei, avrebbe dovuto lasciare Martina.

“Lasciarla”.

Sì, lasciarla. Doveva scegliere, punto e basta. Vai a capire perché, pensò al più tragico dei suoi dilemmi infantili: camion dei pompieri o trenino elettrico? Vinse l’azzurro del trenino elettrico, ma ha sempre rimpianto il camion dei pompieri. Anche se aveva trascorso momenti stupendi, con quel trenino. E ora stava lasciando il suo trenino per il camion dei pompieri. Il motorino volava, volava su una rotta impostata da un misterioso pilota automatico. Davvero stava lasciando Martina? La sua Martina. Insieme da dieci anni, sposati da cinque.

“Ma che sto facendo?”.

Il sangue gli ribolliva, e il sangue, purtroppo, è blu soltanto per i nobili. Quel dannato motorino sfrecciava da solo, senza volersi fermare. E fingere che fosse viola non aveva funzionato. “Ma che sto facendo?!”. Un incrocio, una frenata brusca, il 125 che scivola sull’asfalto. Si ritrovò steso al suolo, dolorante ma tutto intero: il motorino lì a mezzo metro, il paraurti di una Panda lì a due centimetri. Una Panda. E di che colore? Un complotto.

“Non l’hai visto il semaforo?!”.

Alzò la testa, sperando che il verde fosse già scatto. Niente da fare.

Era rosso.