L'angolo dello scrittore

Tra schiume di mare e terre sognanti: quaggiù dove tutto è possibile

di Laura Durando

Senza che sia intercorso alcun discepolato, Arnold Bocklin (Basilea, 19 ottobre 1827 – San Domenico di Fiesole, 16 gennaio 1901), Giorgio de Chirico (Volos, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) e Antonio Nunziante (Napoli, 1956) convergono idealmente sulla linea di una continuità ispirata ai misteri della metafisica. A centodieci anni dalla morte di Bocklin, avvenuta proprio tra San Domenico e Fiesole, si ripercorrono alla mostra Isole del pensiero (fino al 19 giugno) le atmosfere che hanno ispirato i tre pittori durante il loro periodo fiorentino.

Un luogo in particolare sintetizza il senso dei richiami prodigiosi dei quadri esposti: il crinale presso il quale si trova Villa Bellagio, estrema dimora di Bocklin, da lui acquistata nel 1894. L’enorme influenza che il pittore svizzero ebbe, si è manifestata anche nel desiderio di de Chirico prima, e di Nunziante poi, di visitare la villa. Il secondo è stato evidentemente più fortunato: la primavera scorsa, grazie all’intercessione del Console svizzero, gli è stato accordato, da parte dei proprietari, il permesso che a de Chirico era stato in precedenza negato. In effetti, come riporta Giovanni Faccenda, curatore della mostra, non sembra una casualità il fatto che alcuni capolavori di Bocklin (Prometeo, quattro delle cinque versioni de L’Isola dei morti e la prima de Il boschetto sacro), nonché di de Chirico (Enigma di un pomeriggio d’autunno, L’enigma dell’ora, L’enigma dell’oracolo) siano stati concepiti in occasione di loro soggiorni nell’adorata Firenze. Così come decisiva è la visita di Nunziante a Villa Bellagio, in quella che si configura come la sua più alta stagione creativa. Sembra che Nunziante abbia lasciato esterrefatti il curatore e lo studioso Hans Holenweg, mentre si trovavano insieme a Villa Bellagio: il pittore si sarebbe diretto da solo, senza conoscere dove fosse collocato, verso lo studio di Bocklin, individuandolo a porte chiuse come tale.

A scanso di equivoci, all’ingresso del Palazzo Comunale, sede dell’allestimento, si legge: «Tra le opere in mostra non è presente il quadro Isola dei morti di Bocklin come invece avevano segnalato alcuni organi di stampa. Il Comune di Fiesole ci tiene a sottolineare che mai, né durante la conferenza di presentazione dell’esposizione, né durante il comunicato stampa, è stata data notizia della presenza di tale opera in mostra. A causa di questo equivoco il Comune di Fiesole si è subito attivato per risolvere il malinteso. Con questo comunicato il Comune si augura di aver esaurientemente fatto chiarezza sulla organizzazione espositiva e sull’incresciosa ultima vicenda». L’identificazione tra l’opera e il suo autore è tale per cui pensarla automaticamente parte dell’allestimento ha indotto molti all’errore, d’altronde il titolo stesso della mostra è un esplicito riferimento, impossibile non associare a quelle Isole del pensiero l’addio della giovane vedova, figura in piedi, ammantata di bianco, su una barca, mentre accompagna la bara del marito defunto per l’ultimo saluto e non sentire l’eco della testimonianza dell’artista: «Potrete immergervi nell’oscuro mondo delle ombre al punto da avere la sensazione di avvertire il leggero, tiepido alito di vento che increspa il mare, e al punto che, pronunciando una parola a voce alta, avrete paura di disturbare quella quiete solenne». La forza del dipinto è tangibile lungo quasi tutto il percorso espositivo. Di Bocklin la Sala del Basolato ospita quattro opere: Villa am Meer – Villa sul mare (1892-93), Flotender Pan – Pan che suona lo zufolo (1897), Die Kapelle – La cappella, 1898, e l’ultima, incompiuta, Pan im Kinderreigen – Pan fra i bambini in girotondo, dipinta poco prima di morire; di de Chirico: La passeggiata-Il tempio di Apollo a Delfi (1910), Castello di Rapallo (1947-48), Cavaliere con cane (1948), Vita silente con marina (1950), I romani in Britannia (1953); tra le dodici di Nunziante le recenti: Accadde un mattino, Attesa, Il volo di Pindaro, L’alba vinceva l’ora mattutina, Prometeo, La partenza degli Argonauti, Io sono il Signore degli spazi vuoti e dei suoi itinerari, conosco bene il mio mondo come lo conosce il Sole.   

Nunziante ha rielaborato Bocklin secondo i codici figurativi della metafisica dechirichiana, rileggendone il messaggio arcano, coniuga la metafisica con l’iperrealismo, attraverso l’evocazione dei miti greco-romani e la contrazione del tema dell’isola, ripiegata su se stessa: asilo e visione ultima. Un altrove che accoglie il viaggiatore, lo riporta a contatto con la sua natura pan-ica, lo invita non solo ad approdare, ma a varcare il confine della torre semidiruta o del sudario mistico, a fissare le cose che semplicemente stanno, senza preoccupazioni estetiche, e poi, finalmente, un’altra isola si inizia, profonda, lontana, subcosciente.