I corti di Energheia

Suicidio_I corti di Energheia

Il cortometraggio liberamente tratto dall’omonimo racconto di Donatella Arcuri, Roma.
Premio Energheia 1998. Miglior racconto da sceneggiare.

La scheda tecnica del cortometraggio.
Suicidio

Miglior racconto per la realizzazione di un cortometraggio 1998

Premio Energheia IV edizione

Liberamente tratto dall’omonimo racconto di Donatella Arcuri – Roma

Interpreti in ordine alfabetico:

– Teresa Ambrico
– Luciano Becucci
– Franco Bello
– Michele Cappiello
– Maria Rosaria Di Marzio
– Lucia Galimi
– Girolamo Lacertosa
– Paolo Manicone
– Fabio Maratia
– Gianluca Maratia
– Antonio Montemurro
– Francesco Paolo Montemurro
– Angelo Rodolfo
– Angela Riccardi
– Chiara Sinigallia
– Roberta Tritto

Soggetto: Donatella Arcuri

Sceneggiatura: Roberto Linzalone, Felice Lisanti

Riprese: Vito Cea, Roberto Montemurro

Editing Audio-Video: Geo Coretti

Consulenza Musicale: Vito Maragno

Si ringrazia:
– Tony Notarangelo
– Il Penny Black di D’Addabbo G.
– Azienda agricola F.lli Montemurro
– Talia Teatro
– G.E.O. production
– Hector Zauzou

Durata: 6 minuti
Anno e Paese di produzione: 1999 – girato a Matera (Italia)

Sinossi

Una signora è su un treno, il suo volto denota preoccupazione e le sue mani stringono un telegramma, “La casa è in vendita…”. Poche significative immagini che preludono ad un lungo e poetico flashback in cui la stessa donna rivive la sua infanzia trascorsa in una Casa che è rimasta a lei cara. …Il dottore che visita l’ennesimo paziente nell’ambulatorio antimalarico, figura impressa nell’animo della bambina insieme ai giochi spensierati con i coetanei, le corse gioiose in una natura quasi arcaica, che è poi quella su cui la Casa troneggia, fiera e possente… Ma il tempo è passato per tutti: sono ricordi che velano il volto della donna di un’ombra di tristezza, ormai la Casa, compagna della sua fanciullezza, è stata messa in vendita, è preda di freddi potenziali acquirenti che già pensano ad un’eventuale ristrutturazione, ignari che anche la Casapossa avere una sua coscienza e soffrire perché troppo legata agli stessi momenti sereni che la donna, nostalgicamente, ha ripercorso con la memoria. Il finale svela l’enigma del titolo: la Casaè in fondo così “viva” da lasciarsi morire. Il suo è un vero e proprio suicidio, le pareti si sgretolano pur di non subire ulteriori “invasioni” di giovani sposi intenzionati a comprarla e geometri ed ingegneri pronti a modificarla, spersonalizzandola. E’ un filmato introspettivo in cui protagoniste indiscusse sono le immagini.