I racconti del Premio Energheia Europa

Shira_Dina Makkouk, Tripoli(Libano)

_Menzione Giuria Premio Energheia Libano 2010.

  Traduzione di Cristina Foti

Con la leggiadria di un cerbiatto, regale come una regina, salì sul palcoscenico, salutando il suo pubblico con un grande sorriso.

Poi fece un passo indietro verso il centro del palco, dove cominciò danzando a narrare la storia di Hassan e della Sirena.

La sua danza esprimeva dolore, passione, desiderio, amore: il pubblico era ipnotizzato dai movimenti del suo corpo.

Appena ebbe finito, avanzò sul palco ansando.

Il pubblico si alzò in piedi applaudendo.

Aveva comunicato la magia delle Mille e una Notte senza pronunciare una sola parola.

Era Shira, la donna che conquistava i cuori degli uomini tutte le sere sul palco del Palladium, a Beirut.

Aveva iniziato la sua carriera di danzatrice del ventre solo cinque anni prima, ma da allora era diventata icona incontrastata di bellezza, fascino ed eleganza.

La fama, la libertà, la passione erano le uniche cose che lei desiderava e le aveva ottenute tutte. Non aveva mai immaginato che un giorno sarebbe stata così ricca, contesa dalle reti televisive, con tanti uomini interessati a lei ma… era successo!

Spesso si chiedeva: “Perché non sono felice? Passerò tutta la mia vita danzando ogni sera?”. Sembrava che ci fosse un pezzo mancante nel puzzle della sua esistenza.

Un giorno andò da un’indovina, la visita fu insolitamente breve. La donna le disse che ci sarebbe stato un brusco cambiamento nella sua vita. Sembrava aver visto qualcosa di spaventoso nella sfera di cristallo, ma non riuscì a comunicarglielo.

Questo evento non la spaventò. Fosse per il suo spirito avventuroso o per il suo desiderio di cambiamento, da quel momento la giovane ballerina cominciò ad attendere, giorno dopo giorno, che quel “qualcosa” accadesse.

In una notte estiva di luna piena uno Spirito la visitò. Arrivò accanto al suo letto sussurrandole un invito. Shira stava dormendo, ma tutto le sembrò reale.

Lo Spirito le disse: “Lasciati andare, lascia il tuo spirito innalzarsi e vagare tra i turbini del vento”.

Shira si unì allo Spirito in un’avventura verso l’ignoto.

Molti spiriti si libravano nell’aria. Tutti sembravano felici.

Shira chiese: “Chi sono tutti quegli spiriti? Perché sono così gioiosi?”

Lo Spirito rispose: “Quelle sono anime che si uniranno ai nuovi nati, presto arriveranno nel tuo mondo”.

Shira chiese a sua volta: “Ma non sanno che angoscia, dolore e sofferenza sono parte inevitabile della vita laggiù?”

Lo Spirito replicò: “Certo! Gli spiriti che non hanno il coraggio di vincere gli ostacoli non vengono inviati sulla Terra.

Ogni spirito conosce la sua missione ed è forte abbastanza per affrontarne le difficoltà. Essi sono inoltre consapevoli della temporaneità del loro soggiorno”.

Shira obiettò: “Non mi sembra che sia da tutti superare gli ostacoli, conoscere il vero scopo della vita, affrontarne la complessità senza crollare!”

Lo Spirito ribattè: “È vero. L’animo umano è in origine pieno di amore, protetto grazie al suo legame con il Divino. Tuttavia, quando esso viene conquistato dalla bruttura e dalla meschinità, tutta la luce e il legame col Divino si spengono. Così l’animo, privo di questo legame non riesce più a superare gli ostacoli della vita”.

Shira, travolta da un sentimento di profonda pace interiore ed amore, chiese allo Spirito se poteva restare lì. Lo Spirito le rispose: “No, purtroppo non sta a te scegliere, ora è tempo di tornare a casa, domani è un nuovo giorno”.

Quella mattina Shira si svegliò di ottimo umore, colma di fiducia verso il mondo che la circondava.

La sua performance, quella notte, non fu la stessa di sempre: lei non cercava più di sedurre gli uomini col gioco degli sguardi o col fascino delle sue forme. Tutto quello che voleva era finire lo spettacolo e tornare a dormire, nella speranza che lo Spirito tornasse a coinvolgerla in una nuova avventura.

Ma lo Spirito non tornò, né quella notte, né la notte successiva.

Anche se nessuno gliel’aveva promesso, lei però continuò a sperare e ad attendere.

Una notte, dopo lo spettacolo, prese a camminare nel centro della città deserta. Tutto quello che voleva era restare sola. Erano le tre e mezzo del mattino, tutti i negozi e i caffè all’aperto erano bui e vuoti. Posò le sue stanche membra su una panchina e si godè la sua solitudine.

Una voce parlò alle sue spalle, spezzando il suo silenzio interiore: “Ancora in attesa dello Spirito?”

Era la voce di un vecchio signore che passava. La salutò con un sorriso e uno sguardo strano, che trafisse la sua anima. Shira gli chiese: “Signore, come fa a conoscere il mio segreto?”

L’uomo sorrise: “Io so tutti i tuoi segreti”.

“Mi scusi, ma non capisco. Ci siamo mai visti prima?”

“Sì, certo! Ci siamo incontrati prima ancora che tu venissi al mondo. Sono il tuo Destino”.

“È tanto che desideravo incontrarla e farle domande”.

“Domanda pure!”

“Mi sono sempre chiesta perché Lei interviene sui cuori e sulle menti delle persone. Sono le azioni commesse dagli umani che la spingono a fare ciò?”

“Cara Shira, direi piuttosto che è come un gioco. Ciascuno dispone di un mazzo di carte; in base a come gioca le sue carte, io gioco le mie. Tra le carte ci sono gli assi che rappresentano le opportunità. A volte arriva un asso, ma non si sa come e quando giocarlo. Si tratta di un gioco pulito, ma sono io che ho in mano tutti i jolly che provocheranno le grandi svolte nella vita”.

Questa risposta la lasciò sconcertata. Il vecchio le sorrise, voltò le spalle e scomparve nel buio.

Troppa luce, rumore, il flash di una macchina fotografica la svegliarono. Dei fotografi erano intorno a lei: “Buongiorno Shira! Come mai dorme qui?”

Lei non era pronta per le interviste, sorrise e se ne andò senza una parola.

Avrebbe voluto rimescolare le carte e ricominciare il suo gioco da capo. Si chiese quali fossero stati i suoi assi e se li avesse giocati bene.

Tornando a casa, sentì le ultime notizie alla radio: “Shira è stata trovata addormentata su una panchina di un caffè all’aperto, nel centro di Beirut. Ultimamente i suoi spettacoli stavano declinando, tant’è che uno dei suoi fan ha dichiarato: “Dubito che sarà rieletta anche quest’anno come regina delle Notti Orientali”.

Con sua sorpresa, il manager del Palladium le chiese di incontrarla mezz’ora prima del suo spettacolo notturno. Senza nemmeno un saluto, le si rivolse ad alta voce: “Mi dici che ti succede? Dov’è finito il fuoco dei tuoi spettacoli? Dov’è andata a finire la passione? Pensi che si possa intrattenere il pubblico con spettacoli del genere? Tu sei la mia Stella. Stiamo entrambi facendo un sacco di soldi e non ti lascerò spegnere così”.

Le sue parole colpirono nel segno. Non poteva difendersi, e per la prima volta non ne aveva nemmeno voglia.

Così, lo lasciò, si mosse verso il palco e salutò il suo pubblico con il solito smagliante sorriso.

Quella notte, fu il suo spirito ribelle a danzare. Non era mai riuscita ad esprimere così intensamente il dolore o la passione.

Il pubblico era in delirio ma lei soffriva, il suo cuore anelava alla libertà, la sua anima aveva perso la gioia del legame col Divino. Stavolta non raccontava un’antica storia araba, era la sua storia, questa volta.

Mentre la musica rallentava, si mise a girare, come una farfalla bruciata dalla luce. Poi, per l’ultima volta, avanzò sul palco per raccogliere l’ultimo applauso.