I racconti del Premio letterario Energheia

Senza via d’uscita_Pasquale Vaccaro, Catanzaro

_Racconto finalista sedicesima edizione Premio Energheia 2010.

 

Venerdì 17 Ottobre, ore 01:44

Inizia a fare freddo, nel dannato, spoglio mausoleo. È più di un’ora e mezza che sono rifugiato in questa specie di tugurio, colmo di morte e di ossa di quelli che credo siano topi, in compagnia di due cadaveri.

È un pò patetico che proprio io, che credevo di essere coraggioso, impavido, mi ritrovi barricato in questa fredda prigione, nella notte spettrale, assediato e ricercato dalle stesse creature sulle quali mi era piaciuto scrivere storie, come uno dei miei personaggi.

Mentre scrivo sul mio telefono palmare, mi tremano le mani, non so se per il gelo o per la paura, anche se cerco di autoconvincermi che la risposta esatta sia la numero uno… Dio mio… la salma riversa del poliziotto, e di quella specie di bestia non mi sono certo d’aiuto.

Ero già rinchiuso qua dentro da un pezzo, quando sentii una detonazione, proveniente da una zona imprecisata, vicino l’uscio costruito con sbarre metalliche lavorate. Non ho idea del perché ci fosse un poliziotto proprio fuori il mio piccolo bunker, illuminato dalla pallida luce lunare. Immagino che due di loro si stessero azzuffando, e che Smith (così dice il distintivo), evidentemente di ronda o di ritorno al paese, abbia deciso di separare i combattenti. Non sapeva di certo a cosa andava incontro. Con un proiettile ne ha ucciso uno, ma col secondo non è stato così fortunato, ferendolo ad una spalla.

Avrà notato di certo la prima cripta del cimitero, nella quale sono nascosto io e si sarà fiondato per cercare un rifugio.

Mentre apriva la porta mi ha visto e io ho visto lui. Ho scorto nei suoi occhi quel luccichio che arriva quando si trova ciò che si vuole e mi sono fiondato per aiutarlo ad entrare, ma proprio quando stava per stringere la mia mano, è stato agguantato da un arto possente, che gli stringeva con forza la caviglia destra.

Provò subito a scalciare, ma la creatura dalla quale era stato catturato, utilizzò l’altra mano per stringerlo al collo e nel giro di pochi secondi il vecchio Smith trapassò.

Quello che mi ha sconvolto non è stata la morte che avevo visto, ma la velocità con la quale era sopraggiunta, alle sue spalle.

Mentre ero ancora stordito dal subitaneo avvenimento, il mostro semi-invalido si accorse della mia presenza e tentò di saltarmi addosso. È stata una breve colluttazione, credo di avere qualche costola rotta. E sono ancora schifato dall’alito nauseabondo dell’essere. Per un caso fortuito, la mia mano ha incontrato la pistola d’ordinanza del poliziotto e ho sparato due colpi nel torace del mio aggressore soprannaturale.

Passato lo shock, decisi di portare all’interno il corpo del poliziotto e, dopo aver chiuso le sbarre della mia benvoluta prigione, di studiare la causa di quella notte di terrore: alto poco più di un uomo di media statura, gambe muscolose ma non grosse, pronte a balzare sulla preda, torace muscoloso e spalle larghe, ricoperti da una folta peluria grigiastra, mani o meglio… zampe… dalle dita storte, con lunghi artigli.

La parte più impressionate da descrivere è il volto, se tale si può chiamare, ricoperto da peli scuri, nei quali erano incastrati ramoscelli e foglioline. Orecchie appuntite, grandi. Occhi felini, uno verde e uno giallo, ormai vitrei. Fronte schiacciata e muso sporgente, da canide. Nel combattimento aveva perso un dente e un’unghia. Incuriosito cercai il dente perso e trovatolo notai che era estremamente appuntito e seghettato nella parte interna, ma aveva una particolarità: c’era sulla punta un foro di pochi millimetri di diametro, che probabilmente continuava nelle gengive. Non so di fronte a cosa mi trovi, ma credo sia una specie di incrocio tra un vampiro e un licantropo, orrori ancestrali, che tormentano, entrambi, gli incubi dei bambini, uniti in un unico corpo.

Ho sentito il bisogno di appoggiarmi a qualcosa di solido, per evitare di cadere nell’oblio e di prendere la mia “medicina ricostituente”. Mi sentii subito meglio. Credo che sia meglio riposare, aspettando la fine di questa terribile notte. So che non sarà un sano riposo, ma ho bisogno di chiudere gli occhi e cercare un pò di pace, in questa orribile notte di morte e paura.

 

Venerdì 17 Ottobre, ore 02:15

Sono stato svegliato da quei terribili ululati che, al mio orecchio, giungevano dalla parete posta a Sud. Non auguro a nessuno di sentire questi suoni.

Non so se sentono il mio odore, o quello dei cadaveri, ma ancora sono lontani, a quanto pare…

Vorrei lasciare queste brevi memorie a chi troverà il telefono e preferisco scusarmi con chi troverà errori più o meno evidenti, dovuti alla digitazione frettolosa.

Ieri sera passeggiavo diretto al modesto Hotel, nel quale alloggiavo. Erano circa le 22 e vidi qualcosa che si introduceva in una casa, dalla finestra posta sul retro. Era una villetta verniciata di bianco, con una staccionata del medesimo colore che la circondava e la separava dal bosco retrostante. Spinto dalla curiosità, decisi di spiare nella finestra e vidi un simile di quell’essere che avrei ucciso circa due ore dopo. Sapevo che nella casa abitava solo un anziano, assistito da una donna di mezz’età, che quella sera non doveva essere in casa. Subito entrai anche io, per cercare di dare un aiuto e scacciare l’incubo, ma era già troppo tardi. La bestia aveva ucciso l’uomo. Presi un coltello dalla cucina e mi avventai alle spalle del mostro.

Non pensai minimamente ad avvertire la polizia su quanto era avvenuto. Uscii dalla casa e mentre cercavo di tornare all’albergo, avevo la sensazione di essere seguito. Mi bastò una rapida occhiata per capire di essere braccato. Essendo nei pressi del cimitero, cercai rifugio nel luogo dal quale stavo scrivendo ed è da quel momento che sono barricato qui dentro.

Da qui in poi sapete cos’è successo.

Ora li sento più vicini. Sto pregando un Dio in cui non credo. Il mio bunker è circondato, li sento urlare e strepitare all’esterno e alcuni cercano di sfondare le sbarre della porta, per fortuna resistenti. Ho paura e non voglio dare la mia vita ad esseri immondi.

Stanno entrando… mi circondano… non posso piu scrivere.

Dal referto delle indagini della polizia di Inverness

… Il soggetto Anthony Guilmann, reo di duplice omicidio, ai danni dell’agente Henry Smith e del civile Brian Froster è stato ritrovato nel mausoleo, all’interno del cimitero, vicino la salma del poliziotto…

In seguito all’autopsia, sono state ritrovate nel cadavere dell’omicida suicida inequivocabili tracce di sostanze stupe facenti, probabilmente scatenanti la follia omicida…

… Guilmann si è tolto la vita prima di essere arrestato dal corpo della polizia, usando una pistola sottratta all’agente Smith…

… Sui luoghi del delitto sono state ritrovate le impronte digitali dell’omicida, più alcune visibili impronte animali, nei pressi del corpo di Smith…

… Un dente, di misure fuori dal comune, probabilmente appartenente a un canide, è stato trovato nel pugno chiuso dell’assassino…