I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2012 – L’accidia non è accidia se uccide di Roberta Angeloni_Aprilia(LT)

 Anno 2012 (I sette peccati capitali – L’accidia)
Premio Domenico Bia – racconto scelto dall’associazione Energheia

“ Che fai ”

“Vado a correre, non prenderti pena”

“ Mmm…, già”.

Marco non stacca gli occhi dalla tv, e forse non ha colto nemmeno il tono ironico del mio suggerimento. Allungo un ultimo sguardo verso il divano che ormai è un tutt’uno con il suo corpo molle e disfatto, la mano eternamente stretta sul telecomando consunto. Esco alla svelta, prima di essere sopraffatta dalla rabbia.

Mi piace questo tenue tepore che si alza a metà mattina e taglia la bruma di fine inverno, anche i pensieri cattivi sembrano dissolversi con la nebbiolina. Mi sento rinascere. Respiro profondamente e chiudo gli occhi per un momento, poi il ritmo del respiro si aggiusta con  quello dell’andatura, progressiva e incalzante.

Non vedo l’ora di scorgere la tua figura, poco fuori del borgo. Mi aspetto di vederti seduto su quell’enorme pietra miliare sulla banchina della provinciale, con il cappellino di lana blu a strisce rosse. Sorrido già da lontano, sono felice. Non mi fermo, tu ti affianchi a me e prendi il mio passo.

“Come stai? “ Mi chiedi con un sorriso che mi scioglie, come sempre.

“Bene, con te.” Rispondo laconica.

Sono due mesi che va così. Allo scadere del settimo giorno, inizia il processo di resurrezione. In tenuta sportiva e guanti lascio tutto dietro di me e mi allontano. E’ come se chiudessi una scatola dove gli atomi viaggiano impazziti e si scontrano, provocando scintille, che bruciano e lasciano segni di fuoco sulla pelle. Ma quel fuoco sono io, in esplosione continua, rabbia mista a odio, e sensazione di non riuscire ad andare avanti ancora per molto.

Ho la percezione che qualcosa debba cambiare, non so come né quando, ma di sicuro accadrà.

Avere accanto un essere e avvertirne l’assenza totale dalla tua vita è un inferno, credo peggiore del vivere con un uomo ubriaco e violento. Mi infastidisce la sua “presenza”  in casa, il suo odore, il suo respiro. Non produce altro. Ho imparato a cavarmela da sola nel gestire tutto quello che, di norma, è peculiarità dell’uomo: conti, commercialista, meccanico, riparazioni elettriche, idrauliche, spostamento mobili pesanti.

Quando arrivò la notizia della cassa integrazione, fu un macigno sulla testa, per me il lavoro era tutto, amavo la mia azienda e lei amava me, e forse allora amavo anche Marco. E’ stata durissima. E’ arrivata senza indugio una depressione che mi ha lacerato, ma che cercavo di nascondere per non pesare su di lui, non volevo. Marco non ha fatto nulla per alleviare il mio disagio; insieme al disinteresse completo avvertivo un malcelato cinismo, e questo mi devastava, giorno per giorno.

Ora sono con te. Una doccia di petali di rosa, profumata e purificante. Un vigore che mi investe come non mi accadeva da tempo. Sono così scossa che ho persino paura a chiamarlo Amore.

Con un’occhiata e un sorriso decidiamo di fermarci a riposare un po’. C’è la fontana della Madonnina, diventata ormai una tappa fissa per dissetarci e riprendere fiato.

Mi abbracci e mi riempi di teneri baci.

“ Non resisto a questo profumo” Sussurri mentre non smetti di accarezzarmi il viso.

“ Andrea…”

“ Cosa c’è.”

“Andrea…riesci a farmi scordare tutto…sono felice” Ho un nodo alla gola, sento gli occhi riempirsi di lacrime. Mi stringi a te, ancora più forte, e mi sento al sicuro. Non c’è altro, intorno.

Sento all’improvviso qualcosa sulla schiena. Al momento credo sia una fitta, o forse ho urtato il ramo di un albero, ma non ho il tempo di voltarmi per capire che ho la canna di una pistola  conficcata tra le scapole.

“ Ti ammazzo.”

E’ la voce di Marco. Tu non parli e non mi molli, e di sicuro lo stai fissando, hai la tua faccia davanti alla sua, non sai come muoverti.

“ Ammazzo prima te, e poi questo bastardo.”

Comincio a tremare. Non posso credere che Marco abbia avuto la volontà precisa di alzarsi dal divano, cercare la pistola che era ben nascosta  e smontata in soffitta, e abbia percorso dieci chilometri per me. Dovrei  esserne lusingata, invece sono solo terrorizzata. E sono certa che lo farà, che premerà quel grilletto. Per noi due, è la fine.