I racconti del Premio Energheia Europa

La colpa, George Yacoub_Byblos

Racconto vincitore Premio Energheia Libano 2016


Traduzione a cura degli alunni III G Istituto Comprensivo “G. Pascoli”, Matera – coordinati dalla Prof. Enza Sileo.1

 

È passato un po’ di tempo da quando vivo in questo luogo. Ho cercato di uscire da qui, ma è difficile trovare dei modi quando questo posto è sempre nebbioso e il sole non si vede mai.

Continuo a pensare a come sono arrivato qui, chi mi ha lasciato qui. Ma più cerco una risposta, più mi blocco e soffro. Penso anche a quello che ho fatto in passato.

Ora ho un piccolo riparo che ho fatto con del legno. È veramente accogliente; io cerco sempre riparo nella intimità del mio rifugio. Non so se qualcuno vive in questo posto. Tutto ciò che ho scoperto finora è una foresta nella quale ci si può perdere.

Era davvero difficile all’inizio. Sai, uno shock come se non potessi credere che tutto questo stesse succedendo a te, ma poi ti abitui allo shock quando comincia a svanire poco a poco. Devi trarre il meglio possibile dalla tua situazione di vita. Le cose migliorano. Immagino che quando si inizia a sentirsi grati il tempo passi rapidamente. Quello che ora mi tiene sicuro è la sensazione che tutto sia come dovrebbe essere. Io sono dove dovrei essere. Ho lasciato che la Vita scegliesse per me, la Vita sa che cosa è meglio per me, ho lasciato la Vita decidere per me, io sono dove dovrei essere e ho fiducia nella vita…

Le mie preoccupazioni e miserie svaniscono con quella sensazione. Non devo pensare alla mia famiglia che si preoccupa per me o a qualsiasi altra cosa.

Vivevo a Beirut. La cosa bella del Libano è che le persone amano vivere piuttosto che sopravvivere. La cosa più facile è avere amici, andare fuori, andare ai club, ristoranti e spiagge in qualsiasi momento tu lo voglia. Le persone sono molto emotive e sincere da dove provengo io.

Mi sono laureato alla scuola cinematografica due anni fa e sono veramente coinvolto nel lavoro cinematografico e nella scrittura di copioni. Il mio potenziale mi soddisfaceva e ogni progetto su cui avrei lavorato mi faceva sentire proprio come ogni madre e ogni mammifero che vuole dare alla luce il suo adorato e bel bambino. Ma chi lo sa? Potrei lasciare questo posto in qualsiasi momento e trovare la verità su come sono arrivato qui. Poi ci scriverei un copione e lo manderei a dei produttori.

Comincio la mia lunga passeggiata per procurarmi del cibo con la mia lancia, proprio come faccio ogni mattina. Non è poi così pericoloso. Ci sono solo degli orsi che mi inseguono ogni tanto. Sembra divertente, lo so, ma ora conosco la loro tecnica. Spero solo che un orso non mi inganni.

La nebbia è molto meno del solito, oggi. Così continuo a godere la mia lunga passeggiata durante la ricerca di cervi fino a quando non vedo una montagna che non ho mai visto prima. È estremamente nebbiosa in cima. Comincio a salire, e ore più tardi, appena arrivo in cima, non vedo nessuna vista dietro il picco della montagna. Solo nebbia. Ma c’è una terra a pochi metri al di sotto della cima. Scendo verso di essa e attraverso la nebbia. Vedo un rifugio in distanza, molto più grande e meglio costruito del mio.

Comincio a camminare freneticamente verso il rifugio e non appena lo raggiungo, busso allaporta ma non ottengo alcuna risposta. Continuo a bussare finché non apro la porta con la mano e vedo una coppia dell’età di cinquant’anni o giù di lì. Sono seduti in una posizione yoga e si fissano l’un l’altro, sembrano depressi. Non mi guardano nemmeno, come se fossi invisibile. Li saluto, ma non rispondono. Inizio a spiegare loro di non sapere come sono arrivato in questo posto e tutto il resto ma loro si limitano a sorridersi a vicenda, tristemente, come se fossi muto.

Sento qualcosa che inizia a muoversi all’interno della porta chiusa finché la porta si apre lentamente. È una ragazza dalla pelle bianca, i capelli biondi e occhi azzurri sanguinari. È magra. Mi guarda negli occhi tristemente e amorevolmente mentre io mi incanto alla sua bellezza, come se fossi posseduto. Sento un grande desiderio, ma poi penso ‘dove sono?’

“Tu sei ‘In Nessun Luogo’”, risponde in tono femminile e misterioso. Probabilmente ha capito la domanda dalla mia espressione.

L’odore di un profumo inizia a diffondersi nell’aria, e mi sento come ubriaco per la mancanza di un umore poetico deprimente. Mi sento intrappolato da una sentimento di amore. Il suo stomaco si muove avanti e indietro e i suoi occhi sono socchiusi. Non ce la faccio più. Ho bisogno del suo affetto e del suo amore tra le mie braccia, ma ho paura a fare una mossa a causa della reazione dei suoi genitori, o chiunque essi siano.

Si alza per uscire fuori e io la seguo. Camminiamo lentamente nella nebbia, che pian pianosi schiarisce. Il silenzio è così bello. Ha una vivacità, come se i nostri movimenti stessero riecheggiando al suo interno. Le parole non sono necessarie per comunicare.

Il profumo soffia in modo più fluido con la brezza fredda che ci tranquillizza di più nella sensazione d’amore.

Si ferma e mi guarda con tale innocenza, come se stesse ossessivamente aspettando che io esprima le mie emozioni. Mi avvicino a lei. Mette le braccia sulle mie spalle e io faccio la mia mossa e la bacio. Lei bacia come se stesse esprimendo i suoi sentimenti per me attraverso il gusto delle mie labbra. Sento il suo bacio in ogni cellula del mio corpo. La sua bocca ha un sapore così buono. Le sue labbra sono come il cotone, e il suo respiro come l’anguria. La sua pelle odora dello stesso profumo, ma mescolato al fumo freddo. Più ci baciamo, più cadiamo ubriachi d’amore attraverso la sensazione poetica della tristezza.

Non mi sono mai sentito così, non ho mai sentito il mio cuore così pieno. Di solito desidero di più la persona amata quando non sono con lei. Ho sempre voluto una ragazza come lei. Da una certa distanza comincia a venire della musica. Non riesco a capire la lingua in cui cantano, perché cantano con un tono stridulo. È una musica bizzarra che non ho mai sentito prima. Sembra l’armonia di bambini e donne che cantano mentre suonano strumenti come fischietti, tastiere e corni creando il suono di un carnevale sarcastico e deprimente. È come se fosse una musica ingannevole. Non è possibile descriverla con parole.

Ho una sensazione di insicurezza e mi sento sempre più assente man mano che cresce la necessità del suo affetto. L’abbraccio e le chiedo da dove provengano la musica e il profumo.

“È una domanda infinita. Non c’è inizio”, dice.

Tiene la mia mano dolcemente mentre continuiamo a camminare lentamente e godere dell’atmosfera. La musica comincia a svanire molto lentamente fino a quando il silenzio si estende appena inizia a udirsi in lontananza, tristemente, il suono delle rane. Riecheggiano ossessivamente e in modo deprimente nella mia testa.

La nebbia diventa più fitta e il profumo mi purifica. Mi abbraccia stretto come se fossi un gattino caduto in una piscina vuota per giorni e la madre, finalmente, lo trova e lo salva. Poi guarda per terra con uno sguardo fisso. I flashback di situazioni negative, quando ero veramente fiducioso in me, mi assalgono. Mi risveglio da ciò mentre lei mi fissa severa.

Cominciamo a ritornare verso la casa mentre inizio a sentirmi totalmente me stesso e concentrato. Sto guardando con fare meditativo il suo essere così se stessa, come se stesse camminando senza resistenza. È solo innocenza. Di solito è il contrario nel mondo esterno. Di solito le coppie si impegnano a cambiare se stessi per la paura di essere veramente se stessi. Li fa sentire come se fosse loro dovere. In altri termini, trovarsi in una relazione significa che vi è un continuo movimento nella vita di coppia, proprio come le due persone che vivononel suo rifugio, che si fissano l’una l’altra come se si amassero e si sentissero l’un l’altro attraverso il silenzio. Gli amanti non lo fanno mai, di solito. Ma non è così in questo posto. Persino chiederle come lasciare questo posto è inutile.

Arriviamo alla casa e bussa alla porta. L’uomo ci apre. Io le sussurro e le chiedo se questi siano i suoi genitori. Lei annuisce come se dicesse di sì. Di solito, i padri lanciano i loro strali su di te per i primi due incontri, ma in questo posto non puoi fare altro che essere te stesso. Essere in una fase poetica fa sentire liberi, senza problemi, lamentele, obiettivi, ambizioni e ego. È solo silenzio e tranquillità. La finzione, l’attività e l’ipocrisia sono inutili. Non c’è da meravigliarsi che i suoi genitori si comportino come se non se ne importino nulla poiché tra noi vi è soltanto la verità.

Mi sorride e annuisce mentre vado a sedermi sul divano. Siedo accanto ai suoi genitori per un po’ di tempo finché non ritorna con due piatti e me ne porge uno con una bistecca e dell’insalata. Mi sorride leggermente e si siede accanto a me. Sento una sensazione calda e familiare. Non ho mai visto una ragazza così bella, il modo in cui mangia è come se pregasse.

Una volta che ha finito, lascia il tavolo e la seguo nella stanza. Accende le candele e si mette a letto. Mi sdraio anch’io accanto a lei mentre mi abbraccia. La sensazione di tranquillità e l’assenza di poesia diventa più intensa. Non vedo più il senso del sole e della felicità.

Tutto diventa triste e senza poesia, lasciandomi solo una depressione mentale, nervosa e un calore che ti fa soffocare. È noiosa, superficiale e tediante. Che spreco.

Sento un isolamento e un mistero. Che cosa è reale? È il momento di meditare e di trovare la realtà; sono stufo della finzione, della confusione e del perdersi in vite infinite. È tempo! Il fumo di un fuoco lontano, fa risvegliare la mia coscienza. Ho la sensazione di una misteriosa apertura mentale e di una grande consapevolezza molto più grande di me. Idee e pensieri radicati dentro noi stessi su come abbiamo sprecato le nostre vite. Quanto è insensibile l’uomo ai suoi desideri! Ho paura. Un sentimento d’amore mi fa sentire fobico. Comincio a dispiacermi per mia madre mentre mi allontano da lei. Sembra come la morte e odora allo stesso modo. Questa sensazione di distacco mi dà la verità, non riesco a trovare parole per ringraziare mia madre e ringraziare la mia famiglia per avermi concesso l’accesso al mondo. Allo stesso tempo ciò che mia madre mi ha dato è grande quanto l’universo ed è ciò che rende tutto il mondo di nessun interesse per me, lei mi ha dato amore e compassione e ne sono così pieno. Non posso dormire per questa sensazione di amore e per quanto crudele possa essere il mondo, cosa posso fare? Sono sensibile, proprio come la mia Mamma, lo so, proprio come lei ed è mio diritto essere sensibile, non dimenticherò mai la mia mamma per tutto il resto della mia vita…

Piacevolmente e al caldo, mi addormento. Mi sveglio e lei non è accanto a me. Mi alzo dolcemente dal letto ed esco dalla stanza. I suoi genitori si stanno fissando l’un l’altro. Mi dirigo fuori, guardo in giro ma non vi è alcuno vicino al rifugio. Così ritorno all’interno della casa e chiedo ai suoi genitori dove sia, ma non rispondono. La loro espressione è come se stessero pensando «Ci si abituerà».

Mi dirigo all’esterno e comincio a camminare avanti e indietro. Sono tornato alla logica, ai dubbi, ai sentimenti di diffidenza, di isolamento, confusione e al senso di paura in me. Continuo ad andare avanti e indietro fino a quando mi siedo presso un albero per rilassarmi dal caos e sperare di avere idee più chiare sul da farsi. Suppongo che l’attenderò fino a sera e se non si presenterà allora cosa potrei fare se non continuare con la mia solita vita?

Mi convinco per un po’, ma la convinzione non funziona dopo aver provato un invadente desiderio e pulsione per lei, come un pesce sulla riva che ha bisogno di tornare in mare. Affronto la mia sofferenza finché la brezza fredda inizia a soffiare. Il profumo si risveglia e la musica inizia da lontano. Alzo la testa e chiudo gli occhi, sentendo il piacere correre nel mio corpo mentre apro gli occhi. Sta camminando verso di me. Mi abbraccia e la mia anima si sente calda e sicura.

“Dove eri?” Chiedo.

“Voglio portarti in un posto dove vado quando le cose sono complicate”, dice.

Cominciamo a camminare nel bosco. C’è qualcos’altro in merito a questa sensazione di assenza che mi fa sentire lontano da lei, come se mi stesse prendendo in giro per non essere in grado di stare con lei. Mi rende ancora più depresso e disperato per lei.

Un piccolo lago comincia ad apparire davanti a noi. Arriviamo al lago mentre si toglie il vestito nero ed entra in acqua. Il suo corpo è come un fiore di loto e il modo in cui cammina nel lago è così poetico e artistico. Guarda indietro, dolcemente, verso di me e con fare femminile. Mi tolgo jeans e maglione e mi dirigo nel lago. La avvolgo tra le mie braccia e sento, dappertutto, come se fossi tutt’uno con l’universo, mi fido dell’universo, tutto succederà come l’universo vuole…

Si tira indietro mentre con una occhiata sferzante si separa da me e nuota via. Io mi allontano dal lago sentendomi come privo di gravità e poggio la schiena contro un albero mentre la guardo godersi l’acqua. Lei esce dal lago e si riposa tra le mie braccia.

“Voglio veramente essere tua”, dice.

“Non posso nemmeno cercare di dire no”, dico.

“Ma non funziona. Come pensi che debba sentirmi in questo posto? Ho visto questo ragazzo per tre mesi. Ecco perché, durante il giorno, non sono a casa. Debbo vedere due ragazzi e nel giorno del verdetto il giudice deciderà quale dei due uomini avrà il sopravvento su di me. Mi dispiace che funzioni così, ma questa è la vita, qui. Ma, una volta raggiunto il tuo obiettivo, immagina. Immagina noi. Tutto sarà paradiso e questo è il suo lato positivo. Possiamo volare liberamente su nelcielo e non ci sarà mai dolore. Sarà una sensazione come di nuotare nudi nell’universo e essere una cosa sola”, dice.

“Quando sarà il giorno del giudizio?” Chiedo.

“Domani sera. Ho detto loro che sono pronta, ma può essere annullato se vuoi”, dice.

“Immagino che dovrai affrontare quello che vuoi veramente nella vita”.

Sorride di sollievo. “Non voglio lui. Desidero solo te. Sei speciale per me. Ecco perché ti amo”, dice.

Mi avvicino e le bacio il mento, raggiungendo la sua bocca.

“Non posso andare oltre”, dice. “Sarò punita dalla terra per aver trasgredito le regole”.

Sento l’insicurezza e la paura farsi strada dentro di me. Ci dirigiamo a casa sua mentre il mio sentimento poetico svanisce per diventare inutile. Una volta nella sua stanza, ci stendiamo sul letto.

“Siamo così bene insieme”, dice.

“Lo so”, penso tra me. “Non ho mai chiesto il tuo nome”, dico.

“Importa?” Mi chiede sarcasticamente.

“No!”, rispondo.

“È Maria. Qual è il tuo nome?”

“Non lo so. Non mi ricordo. Non so nemmeno come sia arrivato in questo posto”.

Ci guardiamo negli occhi, mentre si addormenta. Comincio a immaginarci insieme mentre sento un fuoco bruciare dentro di me con la speranza di restare con lei.

Mi alzo ed esco dalla stanza. Come al solito i suoi genitori si stanno fissando l’un l’altro. Mi dirigo fuori dal rifugio e comincio a passeggiare nervosamente mentre aspetto di incontrare il giudice. La sensazione di aspettare il sollievo quando la gratitudine svanisce è come un gatto selvatico intrappolato in una gabbia, che corre a destra e a sinistra per diminuire la sua sofferenza. Persino tentare di sfuggire alla sofferenza dell’attesa non funziona, ma, al contrario, fa sembrare che stia aspettando ancora più a lungo.

Il profumo inizia a soffiare e la musica si sente da lontano, facendomi provare un fremito euforico e leggero che mi sopraffa e sento la speranza di raggiungere Maria. Lei arriva e mi abbraccia mentre sento una sicurezza attraversarmi il corpo.

“Andiamo in città. C’è una celebrazione prima della decisione del giudice”, dice.

Cominciamo a camminare. Mi sento meglio poiché lo shock della scorsa notte si scioglie in me come se fosse destinato a dissolversi. Arriviamo in città. I fiocchi di neve cadono dolcemente. L’odore del profumo è trasportato da una gelida brezza. La musica si sente più vicina del solito, mentre le persone camminano e danzano al rallentatore. Alcuni cantano l’opera nel buio più assoluto.

C’è un grande edificio antico. Sembra che sia l’unico che riesco vedere. Cominciamo a camminare intorno a persone. Improvvisamente la porta dell’edificio si apre e un uomo scende le scale con un corpo tra le sue braccia e tre uomini accanto a lui. Raggiungono il pianerottolo mentre la gente comincia a raccogliersi in un cerchio e l’uomo mette il corpo al centro del pavimento. L’uomo sembra morto. La gente guarda come se si sentissero sollevati. Posso dire dalla loro espressione che è come se il piacere stesse scorrendo nei loro corpi.

Poi un uomo va fuori dall’edificio e tutti lo fissano. Cammina lentamente giù per le scale, mentre una ragazza cammina fuori dal cerchio della gente radunata e gli sorride. Lui la raggiunge mentre entrambi si fissano l’un l’altro.

“Che significa tutto ciò?” Chiedo a Maria.

“Ha vinto la gara. È vita o morte”.

Qual è lo scopo della vita quando non hai sogni e sfide? Che cosa dovrei fare, solo vegetare sulle mie colpe? Tutto quello che so è che voglio Maria. Io desidero solo lei. Le persone riunite nel cerchio stanno ancora fissando l’uomo morto.

“Quale gioia trae la gente da questa scena?” chiedo a Maria.

“Ci fa sentire vivi e ci dà coraggio”, dice.

Una donna inizia a ridere, con un effetto domino, tale che alla fine tutti cominciano a ridere.

“A voi non interessa?” chiedo.

“Perché dovremmo? Questa è la vita. Va bene, non preoccuparti di lui. Probabilmente è nato da qualche parte nel mondo. Sei appena cresciuto per sentire la tristezza guardando una scena come questa”.

La risata inizia a morire mentre tutti si dirigono all’interno dell’edificio. Maria tiene la mia mano mentre camminiamo dentro. Una volta all’interno, le persone iniziano a dirigersi verso le brocche e le tazze. Le coppe sono fatte di roccia. Sono davvero artistiche. Tutti cominciano a bere, bere per ubriacarsi. Ci sono molte più brocche del numero di persone presenti. Maria inizia a bere finché non prendo un piccolo sorso anch’io. Il vino ha un sapore così buono. Forte, ma veramente buono. Maria mi abbraccia come se si desse a me e mi sussurra nell’orecchio che mi ama. Un uomo grida ad alta voce, “Maria vieni da me!”

“Questo è il giudice”, dice Maria. Maria si dirige dal giudice e non appena lo raggiunge, il giudice le sussurra qualcosa mentre Maria chiama il nome James. James cammina e si ferma accanto a Maria. Maria poi mi fa segno di raggiungerla.

“Non ha un nome?” Chiede il giudice a Maria.

“Non sa come è arrivato qui e non ricorda nemmeno il suo nome”.

“Be’, dagli un nome prima che faccia un passo avanti”, dice il giudice. Il silenzio si estende.

“Il suo nome non è un nome”, dice Maria ad alta voce.

“Allora chamalo Noemi”, dice il giudice sarcastico.

La folla comincia a ridere ma la risata diminuisce immediatamente. Sorrisi appaiono sui volti della gente, come se il loro stato li infastidisca, come se fosse una sensazione dolorosa. Si schiaffeggiano un paio di volte per tornare seri.

“Ok, un passo avanti ‘nessun nome”, dice il giudice.

Mi dirigo verso Maria.

“Come sapete, l’obiettivo è quello di ottenere l’amore e una volta che vinci la competizione, raggiungerai la libertà. La gara tra nessun nome e James inizierà domani mattina. Entrambi si dovranno trovare qui in città e colui che uccide l’altro otterrà Maria e la libertà per sempre”.

“Lo ucciderò!” grida James.

“Io ucciderò te!” grido.

Ognuno inizia ad andar via mentre io esco con Maria. Arriviamo al suo rifugio e ci mettiamo a letto mentre si stringe a me.

“Puoi farlo. Posso sentirlo. Sono sicura”, dice.

Sento una brutta sensazione come se fossi un fallito e non abbastanza bravo, a meno che non lo uccida. La notte non mi dà altro che una sensazione di nervosismo e odio verso l’idea di chi sia migliore e chi merita Maria.

Mi sveglio. Maria sta fissando il soffitto con un’espressione di disperazione.

“Dobbiamo stare insieme”, dice Maria.

Mi alzo dal letto sentendomi nervoso e responsabile, mentre mi dirigo fuori dal rifugio. Comincio a cercare qualcosa da usare come arma e trovo un grosso e spesso pezzo di legno. Inizio ad affilarne la punta su una roccia. Poco prima di andare in città, rientro nel rifugio e bacio Maria sulla guancia. Parto e i suoi genitori mi lanciano un’occhiata di buona fortuna.

Comincio a dirigermi in città, e quando la raggiungo, il suono del vento sta soffiando forte attraverso l’edificio e la forte nebbia mi distrae dal trovare James. Affino la mia astuzia e penso ‘dove mi nasconderei io? Mi nasconderei dietro l’edificio. Ma cosa succederebbe se James pensasse la stessa cosa? Non ha fine calcolare dove potrebbe essere e poi chissà se lo ha pensato?”

Vado verso l’altro lato dell’edificio e la sua schiena è di fronte a me. Ma sento una brutta sensazione prima di volerlo uccidere. Non lo so. Non posso farlo. Giro la schiena e penso di lasciare perdere per ora, e aspettare che la mia sensibilità e il suo punto di vista cambino. Poi posso ucciderlo. Giro la schiena e cammino finché non comincio a sentirmi incosciente. Poi cado a terra…

Sento le risate mentre mi costringo ad aprire gli occhi. Riesco a malapena ad aprirli. Vedo in modo sfocato persone riunite in un cerchio che ridono di me. Maria sta ridendo forte. Tutti fissano l’edificio. È sicuramente James che scende le scale. Mi raggiunge mentre Maria sorride e gli dà uno sguardo come se ne fosse innamorata. Comincio a muovermi.

“È vivo!” grida una signora.

“Cosa?” chiede James forte.

Raccolgo il coraggio e mi metto in piedi mentre tutti mi fissano. Maria si allontana da James e mi guarda con occhi innamorati.

“Ricordo di averlo colpito molto duramente sulla testa”, dice James.

“Chiamerò il giudice” dice un uomo ad alta voce.

Maria resta in piedi con un’espressione confusa. Il giudice esce dall’edificio.

“Pensavamo che fossi morto”, dice.

“Be’, sono vivo”, dico.

Tutti cominciano a sussurrare mentre il giudice comincia a pensare profondamente.

“Va bene, va bene, gente. Combatterete fino alla morte di nuovo domani. Questa volta voglio solo una testa”.

Tutti cominciano a camminare all’interno dell’edificio e si dirigono verso le brocche di vino. Una volta nell’edificio guardo Maria accanto a James. Mi sento un fallito per non essere riuscito ad uccidere James. Voglio dire, lui voleva che fossi morto. Ha fatto quello che era meglio per lui, perché non avrei dovuto ucciderlo? Avrei dovuto vincere Maria. Dovrei essere con lei. Dobbiamo stare insieme.

Poi James abbraccia Maria e mi sento chiuso all’interno del mio fallimento e non abbastanza bravo. Lei non mi guarda nemmeno. È come se non esistessi. Mi dirigo verso le brocche di vino e bevo il vino come fosse acqua, sperando di cambiare il mio stato in tranquillità. Ma non si sente nient’altro che un cattivo sentimento, un nervosismo misto a paura che si diffonde in tutto il mio corpo, tirandomi giù come se qualcuno stesse sulle mie spalle e il mio ventre venisse risucchiato.

Vado via in fretta e inizio a camminare veloce nella foresta, sentendo che l’inferno scende su di me. Raggiungo il lago e mi siedo contro lo stesso albero dove Maria era tra le mie braccia e cerco di calmarmi, come se un segno dall’esistenza mi dicesse: “Tu e Maria siete destinati a stare insieme e Maria deve essere tua. Lei appartiene a te. Hai sbagliato”.

Il rammarico di non aver ucciso James diventa sempre più forte così come si accrescono cattive sensazioni dentro di me. Non posso credere a quello che ho fatto a me e Maria. Avrei dovuto ucciderlo. Non dovrebbe essere così. Non dovrei essere qui. Voglio dire, tutto sarebbe stato perfetto se solo l’avessi ucciso.

Il giorno successivo, raggiungo la città e mi dirigo, vigile, dietro l’edificio e poggio la schiena al muro. Aspetto un po’ di tempo, ma niente si sente o vede. Comincio a camminare in avanti più lentamente possibile. Raggiungo un vicolo cieco. Vedo il panorama di una valle ampia. “Immagino di dover tornare all’edificio e aspettare lì”, penso.

Poco prima di tornare indietro sento dei suoni come se si stesse preparando qualcosa. Mi dirigo verso l’altro lato del vicolo cieco. Non c’è nient’altro che l’ampia valle. Sento ancora il suono e appena sotto c’è James su una grossa roccia che aggiusta il suo arco e la freccia. Faccio alcuni passi indietro senza intoppi e una roccia è a pochi metri dietro di me, una roccia abbastanza grande da uccidere. Lo sapevo. L’ho appena fatto. Doveva essere così. L’esistenza sta comunicando con me.

Prendo la roccia e faccio un passo avanti, ma la brutta sensazione mi avvolge, fa che io non voglia far cadere la roccia sulla testa di James. Non posso farlo.

Il mio desiderio per Maria svanisce appena la terra inizia a sparire. Sono in un giardino con la roccia in mano e un giardiniere che mi prega di non lanciarglielo.

C’è il sole. Sento automobili e moto. Sento l’odore di alberi e di erba. Sto indossando abiti da ospedale e credo di essere in un giardino di Beirut. Lascio cadere la roccia. Il giardiniere mi ringrazia ancora e ancora.

“Come posso uscire da qui?” chiedo al giardiniere.

“Nello stesso modo in cui sei venuto, da dietro la casa”.

Io vado dietro la casa e aspetto che le automobili passino sull’autostrada per poter attraversare la strada. Una macchina si ferma accanto a me. Due uomini escono vestiti da infermieri. Mi legano le mani con le manette di plastica e mi mettono sul sedile posteriore della macchina.

“Dove sono? Dove vado?” chiedo.

“Come sei scappato?” chiede uno degli infermieri maschi.

“Non lo so”, rispondo.

“Perché glielo stai persino chiedendo? Cosa? Sei pazzo anche tu?” chiede al suo partner l’altro infermiere.

Raggiungiamo la parte anteriore di un edificio e leggo ‘Ospedale Psichiatrico’. Gli infermieri mi aiutano ad uscire dalla macchina e mi guidano nell’edificio fino a raggiungere una stanza. Mi chiudono dentro.

Due medici aprono la porta della stanza. Il primo medico comincia a dirmi che sa come sono scappato. Gli dico che non ricordo niente. Inizia a puntare una torcia elettrica nei miei occhi.

“Sembra tornato alla normalità”, commenta l’altro dottore. “Da quanto tempo sono qui?” chiedo.

“Circa otto mesi”.

“Come sono arrivato qui?”

“Hai avuto difficoltà mentali, quindi sei stato trasferito qui. Non ti preoccupare, era solo una fase, starai bene. Ma faremo alcuni test prima di lasciarti uscire fuori domani, Lina ti spiegherà il resto”, dice un medico. Escono dalla stanza mentre Lina vi entra e mi abbraccia forte.

“Che cosa è successo?”, chiedo.

“Non potevi accettare l’idea di avermi tradito, la brutta sensazione in te è stata talmente forte che ti ha reso incosciente e un’immaginazione negativa ti ha giocato un brutto colpo”, spiega Lina…

 

 

1 Roberta Calò, Francesco Carrino, Rosanna Ciancia, Moreno Ciarfaglia, Melissa Coretti, Giorgia D’Adamo, Ida Darretta, Paola Di Lecce, Vito Maria Di Marzio, Ludovica Elettrico, Aurelia Giancipoli, Maria Antonietta Gravina, Bruna Lamacchia, Paolo Losignore, Nicola Marinaro, Stefano Melodia, Annalisa Montemurro, Arianna Montemurro, Nunzia Nicoletti, Rosaria Pandiscia, Claudia Quagliarella, Alissia Ramundo, Vincenzo Berardino Sacco, Rosa Scalera, Nicole Tedesco, Monica Pia Tritto.