L'angolo dello scrittore

Il futuro per gli e-Traduttori? Molte potenzialità e alcuni pericoli per la professione

La nuova frontiera degli e-book si va rapidamente espandendo e sta producendo una serie di significativi cambiamenti, anche per chi per mestiere traduce. Si generano nuove opportunità, ma si profilano pure diverse incognite: la diffusione gratuita e con traduzioni ‘fai da te’ può arrecare numerosi danni economici e culturali. E poi: sarebbe ipotizzabile per un traduttore la via dell’auto-pubblicazione in elettronica, magari di opere fuori diritti o acquisendo in proprio i diritti?

 

di Daniele A. Gewurz_

 

Che ogni novità tecnologica porti nuove opportunità e nuovi motivi di cautela è un fatto risaputo, e gli enormi passi avanti nella diffusione ed elaborazione di testi e di informazioni degli ultimi decenni non fanno certo eccezione, in particolare per chi esercita professioni legate alla scrittura.

Che cosa sta cambiando per chi scrive e traduce?

 

La Retein generale, e alcuni suoi servizi e siti in particolare, sono ovviamente utilissimi a chi si pone come ponte tra due lingue, e anche questa non è una novità. Ma anche chi le usa da anni, soprattutto se ha fatto in tempo per motivi di età a vedere un mondo lavorativo pre-Rete, continua ad apprezzare e quasi ad ammirare queste possibilità: rimanere in contatto in tempo reale con colleghi ed esperti, accedere a opere di consultazione ampie e aggiornate, avere a disposizione sterminate biblioteche di classici per verificare citazioni e trovare riscontri per un’espressione linguistica. Il progetto Gutenberg, l’italiana Liberliber, il repertorio di Google Books, la biblioteca virtuale francese Gallica,la Perseus DigitalLibrary di testi greci e latini e quello sterminato archivio che è appunto Internet Archive, solo per menzionarne alcuni, sono impagabili (e gratuiti). Semmai il rischio è che, mentre si cerca quel dato o quella frase necessari per il nostro lavoro, ci si perda seguendo altre vie, altri interessi, altre suggestioni…

 

Nuove opportunità e nuovi motivi di cautela, su vari piani, vengono anche dalla crescente diffusione degli e-book e dei relativi lettori.

Prima di tutto, non c’è neanche bisogno di dire quanto sia potenzialmente utile (e dilettevole) la possibilità di avere una biblioteca sana di centinaia o migliaia di volumi che si può portare in tasca, leggere, consultare, perlustrare. I lettori attuali non sono ancora ideali (non tutti usano tutti i possibili formati di e-book, il cosiddetto inchiostro elettronico è ancora piuttosto lento nel “rinfrescare” le pagine…), ma già permettono usi impensabili ancora pochi anni fa. Quindi, se dobbiamo leggere o scorrere un libro, per esempio per compilarne una scheda di lettura, e lo abbiamo a disposizione solo in formato digitale, un lettore è insostituibile rispetto all’idea di consumare l’ennesima risma di carta o di passare ore davanti a un monitor. Purtroppo su questi apparecchi le funzioni per annotare testi, correggere bozze e simili sono ancora rudimentali, ma mi azzarderei a ritenere che si tratti solo di aspettare qualche anno, al più.

 

Ma gli e-book permettono ben altro. Produrne uno, per esempio nel più diffuso dei formati, l’e-pub, è pressoché gratuito: richiede un computer e quel minimo di teoria e pratica necessari. È quindi alla portata di chiunque, purché abbia voglia di mettersi a studiare un po’: voglia che a quanto pare è però assente anche in varie case editrici o service, dato che capita spesso di vedere e-book prodotti “professionalmente”, ma che presentano in realtà varie magagne (problemi tipografici di scelta sbagliata di caratteri e margini, scarsa adattabilità a modelli diversi di lettori quando invece l’e-pub è pensato per essere universale, indici e rimandi che non funzionano…). Va a finire così che i più smanettoni tra gli acquirenti comprano il file, lo “aprono” e rimettono a posto quello che non va. Suppongo che sia uno dei problemi legati a un periodo di transizione e che anche questo sarà in breve superato.

Ma la relativa facilità di produrre in proprio un libro elettronico porta nel mondo dell’editoria qualcosa di simile a quello che era già successo con Internet: chiunque può pubblicare da solo quel che vuole, con i vantaggi e svantaggi che ciò comporta. Per un paio di scrittori che negli Stati Uniti sono diventati famosi e arrivano a vendere un milione di copie, come John Locke (non il filosofo del ’600!) e J.A. Konrath, ce ne sono innumerevoli che vendono o diffondono racconti e poesie senza particolari meriti letterari (ammesso che ne abbia chi vende milioni di copie). Come già in altri ambiti, il contatto diretto tra autori e lettori ha come contropartita la comparsa di una quantità ingestibile di testi di scarsissimo interesse e l’assenza del filtro dato da un utopistico editore o redazione che siano capaci di separare il grano dal loglio. Gli ottimisti sperano che questo ruolo possa essere svolto dai social network, particolarmente quelli dedicati ai libri, come Anobii e Goodreads, in cui ci si possa scambiare giudizi e opinioni e ci si aiuti a scegliere le letture.

Anche qui ci sono molte novità in ballo per i traduttori, e molte incognite. È pensabile per un traduttore la via dell’auto-pubblicazione, in e-book, magari di opere fuori diritti o acquisendo in proprio i diritti? E un autore che all’estero si autopubblica, come farà per le edizioni in lingua straniera? Troverà personalmente (o tramite il proprio agente o tramite un’agenzia) i traduttori, tenendo conto anche del fatto che se negli USA è pensabile vendere un milione di copie sul Kindle a 0,99 dollari l’una, in Italia i numeri sono ben diversi?

Vi sono poi casi più speciali, come quello degli autori che, come Cory Doctorow, pubblicano le loro opere in formato cartaceo con editori tradizionali e parallelamente le mettono a disposizione liberamente in formato digitale. Anzi, Doctorow e altri rilasciano i loro testi con una licenza Creative Commons che autorizza liberamente qualsiasi trasformazione (rielaborazioni, versioni a fumetti, audiolibri e naturalmente traduzioni) purché non sia a fini di lucro e si citi la fonte. È quindi ben possibile che in qualche lingua coesistano una traduzione ufficiale, pubblicata dall’editore che ha acquisito i diritti per quella lingua, e una – probabilmente più amatoriale – curata da appassionati.

E ancora non siamo arrivati al lato oscuro, alle possibilità di pirateria che sono sì facilitate dal formato digitale, ma non poi tanto: di innumerevoli opere cartacee esistono versioni digitali non autorizzate create da privati che hanno scandito pagina per pagina il libro. Ed esistono persino traduzioni non autorizzate, sempre curate da appassionati (e che quindi, oltre a tutti gli altri problemi, possono essere di qualità non eccelsa). Succede, com’è ovvio, soprattutto per i best-seller: è accaduto per gli ultimi Harry Potter, è accaduto per le opere di Paulo Coelho che ha addirittura deciso di assecondare questo entusiasmo e ospita sul suo sito una sezione “Pirate Coelho”.

 

In ogni caso, pur fra situazioni incerte e angoli bui, sono sicuro che la maggior fluidità del mondo dei libri, la maggior accessibilità di testi e autori, sono un fatto grandioso e positivo per tutti quelli che amano le parole, e in primis per i traduttori.

 

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Per approfondire consiglio, tra le innumerevoli risorse disponibili in rete:

 

* l’interessante articolo di Francesca Cosi e Alessandra Repossi della Sezione Traduttori del SNS “Che cosa cambierà per i traduttori con l’avvento dell’e-book?”

(http://www.traduttorisns.it/?q=node/936);

 

* sugli e-book in generale, il sito della Simplicissimus Book Farm, che vende lettori e libri ma ospita anche un ricco forum molto frequentato da appassionati, al di là dei prodotti e servizi della società che li ospita (http://www.simplicissimus.it/);

 

*  il sito di informazioni Pianeta eBook, un po’ pubblicitario, ma da tenere d’occhio

(http://www.pianetaebook.com/);

 

* il blog “Baionette librarie”, molto personale e ricco di spunti, che – tra l’altro – periodicamente fornisce accurate analisi del mercato e-librario

(http://www.steamfantasy.it/blog/).

 

 

 

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Daniele A. Gewurz ha una doppia vita di matematico e traduttore; nella prima svolge attività di didattica e ricerca pressola Sapienza di Roma; nella seconda traduce dall’inglese narrativa, saggistica e divulgazione scientifica. A cavallo delle due, scrive ecletticamente e cura il suo piccolo blog “L’Accademia de’ Pignuoli”.