I racconti

Il futuro che è in noi_Valeria Viganò

_Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada.

Se tenessimo conto di queste celebre frase di Rainer Maria Rilke, in molti momenti della nostra vita, saremmo più percettivi e forse consapevoli delle nostre e delle altrui azioni. Il futuro remoto, ossimoro per definizione, trova nel poeta l’anello di congiunzione tra due tempi dell’esistenza che sono legati, da un lato seguendo una linea orizzontale uniforme, dall’altro compongono ellissi che si intersecano e si rincorrono. Non c’è dubbio che il passato venga prima del futuro, ma appena il passato nasce e lancia il suo primo vagito, si mescola con ciò che accadrà.

Il nostro stesso procedere temporale è ricursivo ma non può prescindere dalla freccia che compie l’arco tra la vita e la morte.

In mezzo, per un millesimo di secondo, esiste il presente. Il presente si può dilatare fino a diventare lo stato immediato dell’esistenza, molte teorie esortano a vivere nel presente, concentrandoci sul dato di fatto, sull’azione mentre si compie, in una pienezza che non deraglia, non si attarda, non si lancia in premonizioni. Il presente vive davvero, passato e futuro sono stati mentali, divisi tra il ricordo e qualcosa tra il progetto e la speranza. Eraclito, il filosofo più rivoluzionario della lontana antichità che già si interrogava, parlava del tutto scorre. Tra lo stato, dato e fisso del momento, e il fluire costante e mai uguale c’è una dicotomia che T.S. Eliot, poeta tormentato del XX secolo, aveva provato a definire nelle prime linee di Burnt Norton nei suoi Quattro Quartetti:

 

Il tempo presente e il tempo passato

Son forse presenti entrambi nel tempo futuro,

E il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.

Se tutto il tempo è eternamente presente

Tutto il tempo è irredimibile.

“Ciò che poteva essere” è un’astrazione

Che resta una possibilità perpetua

Solo nel mondo delle ipotesi.

Ciò che poteva essere e ciò che è stato

Tendono a un solo fine, che è sempre presente.

Passi echeggiano nella memoria

Lungo il corridoio che non prendemmo

Verso la porta che non aprimmo mai

Sul giardino delle rose. Le mie parole echeggiano

Così, nella vostra mente.

Ma a che scopo.

Esse smuovano la polvere su una coppa di foglie di rose

io non lo so…

Eliot non sa. E neppure noi. Esiste un solo elemento certo, la Storia nei secoli, di cui studiamo date e accadimenti che paiono reali e appartenenti a un tempo cronologico. Ma è una convenzione per dare ordine al passato, per collocarci in un’epoca. Esistono le ere, le epoche, i secoli, i decenni, e così via, fino ad arrivare alla miniaturizzazione nei minuti. Si sa che un minuto appare un secolo, talvolta. E che il passato si può cancellare, come stanno ricercando scienziati che si occupano delle mente umana.

Eppure passato e futuro mai si scinderanno, continueranno a produrre un presente significativo.

Dalla loro lezione congiunta, questo presente dipende.