I racconti "brevissimi di Energheia"

I Brevissimi 2020 – Lo sguardo oltre, Michela Della Croce_Terni

Anno 2020 – (I colori dell’iride – Azzurro)

Il primo giorno è sempre il più confusionario: se non c’è nessun altro prima di te e se l’orario lo prevede, ti mandano subito in una stanza con una platea che varia da un minimo di 15 ad un massimo di 30 persone. Entri mostrando coraggio e, nel giro di qualche secondo, cerchi di organizzare ciò che ti eri prefissato il giorno prima in caso di successo. I cinquanta minuti più lunghi della tua vita, il respiro accelera anche se non è la prima volta assoluta, quella volta soffocasti. Lo sguardo di cui ti vesti è di due tipi: fermo e sicuro ed uno sguardo oltre. Lo “sguardo oltre” è quello che serve per capirli meglio, per cercare la via più adatta, o quella meno peggio, che ti porti ad ognuno di loro, che riesca a farti arrivare al cielo azzurro che gli rasserena l’anima. Ne posseggono gradazioni diverse: acqua, fiordaliso, celeste, carta da zucchero ma non sempre si riesce a raggiungerle e si capisce di non essere infallibili. Capita spesso che chiudano le loro finestre, serrino le loro persiane e non ti permettano di vedere oltre, a volte loro stessi incoscienti dell’azzurro che gli esplode dentro.

Quest’anno è stato più difficile, c’è stato un lavoro ancor più lungo e particolare da svolgere, per alcuni mesi ci siamo guardati direttamente negli occhi, io cercando il loro cielo, e da questi ci siamo rivolti alle finestre che a volte non si riesce a chiudere nemmeno di inverno con il freddo e la pioggia perché nessuno le aggiusta. Da quelle finestre l’azzurro che si vede è lo stesso per tutti, un colore che parla di quanto accade fuori, annuncia l’uscita e fa promesse a volte illusorie. Un azzurro che illumina anche nei giorni più cupi ed accoglie quotidianamente, unica certezza nell’imprevedibilità del tempo che passa ma quest’anno all’improvviso il nostro azzurro comune si è cristallizzato, ognuno è dovuto tornare alla propria finestra ed ognuno aveva un cielo diverso all’esterno. Così pian piano abbiamo cercato di raccontarci i nostri cieli, sia con le immagini che con le parole, cercando di ritrovare almeno lo stesso colore, consapevoli che non vi saremmo riusciti perché il nostro cielo comune era rimasto immobile fuori dall’edificio a cui tutti volevamo tornare. La cosa più triste è stata modificare lo “sguardo oltre”, adattarlo ai nuovi filtri, filtri materiali ed immateriali che hanno reso ancora più difficile la ricerca dentro di loro. E’ anche accaduto che le loro finestre mi si spalancassero davanti, che fossero loro stessi a farlo per permettermi di vedere quel colore così terso che li inonda e lo facessero quasi come una richiesta d’aiuto per sopravvivere al momento e per avere la garanzia, da una persona esterna, che quell’azzurro gli sarebbe rimasto dentro nonostante tutto quello che stava accadendo fuori e volevano sentirselo dire, volevano leggerlo nelle mille parole scritte, volevano poterlo comprendere dai miei occhi e dal mio sorriso che gli arrivavano filtrati da

questi nuovi strumenti estranei. “Ieri sera mi frullavano mille cose in testa, le ho scritte e mi farebbe piacere se lei le leggesse” ed ecco che mi concedono di condividere il loro stesso cielo.

E’ stato un anno duro, strano ed in questa giornata l’ultimo azzurro che vedrò sarà quello dello schermo del computer, non si sentirà l’elettricità nell’aria e le urla di gioia ma una ad una le webcam si accenderanno per il saluto finale e spero che il prossimo anno potrò guardare oltre gli occhi di nuovi ragazzi aggiungendo nuove sfumature al mio personale cielo: le gradazioni di quest’anno, però, saranno sempre le più intense.

Acqua, acquamarina, avio, fiordaliso, celeste, carta da zucchero, pastello.