Futuro Remoto, I racconti Futuro remoto

Colloquio antroposofico al mare_Roberto Riviello

_Alba del terzo millennio (o del quarto, fa lo stesso). Spiaggia di La Jolla, San Diego, oppure lungomare di Viareggio (perché tutto il mondo è paese). Naturalmente va bene anche il tramonto, dal punto di vista della photography non cambiarebbe molto: il fondale rosa, i gabbiani, mare lievemente increspato bla bla bla… certo all’alba c’è meno gente in giro, ma le comparse meno compaiono e meglio è. E poi al tramonto c’è il rischio che il sole tramonti di colpo (a Occidente come diceva Spengler), e noi allora che si fa? Un film à la Truffaut? Effetto notte? No, non se ne parla neppure, qui ci vuole l’alba.

E allora alba sia. Chiarita l’ora, “albachiara” diceva giustamente un noto filologo romagnolo, per cui è con l’albume che si fa la chiara d’uova (etimologia docet), diciamo il campo: il campo lungo lo voglio, decisamente lungo, hai presente googlemap? Non così lungo, un po’ meno, una via di mezzo tra un satellite spia della Cia e lo sguardo preoccupato della zia, appunto. Allora facciamolo medio ‘sto campo e basta.

Un pescatore pesca. Anzi un pescatore prova a pescare. Bermuda, shorts o mimetici? Mimetici sicuramente, lunghi e coi tasconi laterali. Sì, ma con che esche pesca? Perché, che cambia? Cambia, cambia…

Sardine, lombrichi, mosche, gamberetti o mais? L’esca non si vede in campo medio, dottò, lo famo ‘sto dettaglio sull’esca sì o no? Oh my God non saprei, perché se poi mi fai veder un lombrico che si contorce e soffre non vorrei che qualcuno, magari passa Greenpeace o ‘na goletta azzurra e allora stiamo freschi… meglio un gamberetto, surgelato, findus, stecchito, ibernato già da un pezzo.

Dunque, per l’esca siamo d’accordo, ma lasciamo perdere lo zoom e i dettagli, sorvoliamo, andiamo al sodo. E quale sarebbe ‘sto sodo? Il significato ovviamente, che è già tutto nel significante, per cui il pescatore lancia, rinvia, indica: ‘na specie di metafora, tanto per capirsi. Di spalle lo vediamo solo di spalle, mi raccomando, col mare

sullo sfondo perché lui guarda l’orizzonte e l’infinito contempla, quasi s’annega, una roba romantica, un po’ nordica. Siamo o non siamo al tramonto? Ma veramente s’era detto l’ alba… Ah sì certo, l’alba del terzo millennio. O del quarto.

Adesso arriva l’Altro.

Ci vuole un altro perché sia colloquio, altrimenti è monologo. Il guaio del monologo, dai tempi di Molly Bloom e Zeno Cosini a Trieste mitteleuropea, è che non si capisce niente. Il colloquio lo fai con un altro, appunto dicevamo “arriva l’Altro”, e allora ti devi sforza’, vuoi o non vuoi ma se vuoi è meglio, a farti capire. Ammesso che parlino la stessa lingua, se no come si fa?

L’Altro: Good morning, guten morgen, wie gehtzs? speak English, German or Chinese?

Il Pescatore: Niente da fare, oggi non abboccano per niente. Forse non gli garbano i gamberetti. Lo dicevo io ci volevano i lombrichi vivi, ma lo sceneggiatore l’è un ambientalista… e allora niente.

Se l’Altro è uno straniero le cose si complicano. Soprattutto a Viareggio. Certo fossimo a San Diego, sarebbe meglio: il crogiuolo, le multirazze, la cultura ispano-americana, lì anche le colture s’incrociano meglio, è tutto un andare oltre, una fusion. Do you remember “Metti una sera cena”? Alla fine si comprendono e pure si sposano: bianchi, neri, marrone, asiatici, questo è il melting pot. Ma come la metti… coi viareggini? Per quelli un africano si dice “un affricano”, e un turista russo “l’è bono solo tre mesi l’anno”.

Dunque, l’Altro non è uno straniero, meglio di no. L’Altro è solo uno di passaggio, punto e basta. Una specie di viandante andrebbe bene? Massì, il viandante… it’s very romantic.

Il Viandante: Oh che si fa?

Il Pescatore: Si pesca, anzi si prova.

Il Viandante: Abboccano?

Il Pescatore: Eccome…

Ora che si capiscono, può iniziare veramente il colloquio. Quindi, riassumiamo: conditio-sine-qua-non della communication è che i due (ma possono essere anche tre) si capiscano se no te lo sogni il colloquio, che in caso contrario diventa un doppio o triplo monologo. Allora quando si gira ‘sta scena, dottò?

Ora: motore, partito, ciak… il Viandante e il Pescatore, prima.

Il Viandante: Sarebbe questa l’ultima spiaggia?

Il Pescatore: Veramente continua… tu da che parte vai?

Il Viandante: Da quella, da questa, io vado da che mondo è  mondo.

Il mio cammino non può interrompersi, nel movimento io sono. Solo dinanzi al mare mi fermo.

Il Pescatore: Sei venuto qui per pescare o per riposare?

Il Viandante: Per guardare. E per scoprire dove finisce.

Il Pescatore: Cosa?

Il Viandante: Il giorno.

Il Pescatore: Allora dovrai aspettare la sera. Questo non è il tramonto.

Il Viandante: Perché, c’è differenza tra l’alba e il tramonto? Tra l’inizio e la fine? L’inizio del giorno non è anche la fine di un altro giorno?

Il Pescatore: Non ci avevo pensato. Vuoi dire che siamo arrivati alla fine? La fine del giorno o la fine del mondo?

Il Viandante: La fine di questo giorno e di questo mondo non sono la fine di tutto. Guarda laggiù: cosa vedi?

(All’orizzonte passa una nave in direzione Sud, illuminata in pieno).

Il Pescatore: Lì?

Il Viandante: Sì, quello è il passaggio. Oggi o domani ci imbarchiamo. È tempo di ripartire.

Il Pescatore: Si parte? Ma in dòe si va?

Stoop, buona la prima… E ora che famo, dottò? Pausa caffé e tramezzini?… Massì, famola.