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Bob Dylan Gli 80 anni di una leggenda scostante e geniale

Ottant’anni e più di cinquanta album, nessuno dei quali, da solo, riuscirebbe a raccontare la carriera di Bob Dylan. Scrittore, poeta, attore, pittore e persino scultore e conduttore radiofonico, Dylan è una delle figure più importanti e rivoluzionarie degli ultimi cinquant’anni nel campo della musica, della cultura popolare e della letteratura. Uno che ha attraversato mode e linguaggi della musica americana senza mai esserne parte, piuttosto modello, guida, fonte di ispirazione e, a volte, perfino di repulsione.

Robert Allen Zimmerman (questo il suo nome all’anagrafe), nasce a Duluth, un piccolo sobborgo minerario del Minnesota, il 24 maggio 1941. Il primo album, omonimo, lo incide nel 1962, è un disco di cover della tradizione folk americana che però non ha un grande successo. Le cose cambiano già con il suo secondo lavoro The Freewheelin Bob Dylan, che esce nel 1963 e diventa rapidamente disco di platino. Questa raccolta di inediti si apre con un brano epocale, Blowin’ in the wind (la cui melodia si dice fu ispirata a un canto degli schiavi afroamericani, No More Auction Block).

Tre semplici strofe sono sufficienti al compositore per interrogarsi su tematiche sociali ed esistenziali. Al centro della sua visionaria poeticità sono il senso della condizione umana e l’incapacità dell’uomo di ripudiare in maniera definitiva e totale ogni tipo di guerra. Nel ritornello – rivolto a un metaforico amico, nel quale si potrebbe identificare l’intera umanità – viene data una risposta che lascia uno spiraglio all’ottimismo: una risposta che c’è e a portarla basterà un soffio di vento.

Quelle parole, citate centinaia di volte, diventano oggetto di studio nelle scuole e un culto per gli appassionati. Nel corso dei decenni il pezzo viene inciso da decine di artisti: Joan Baez ne canta la versione più celebre, ma ne esiste anche una traduzione in italiano ad opera di Mogol e Luigi Tenco, La risposta è caduta nel vento.

Per quanto giovanissimo e non ancora accreditato presso il pubblico, Dylan è già in grado di mostrarsi cosciente e padrone dei nuovi pericoli derivanti dall’era atomica (i temi del fall out erano peraltro già stati illustrati con amara e sofferta poeticità dai cantori della Beat Generation, in primis Jack Kerouac e Allen Ginsberg) e di imporsi rapidamente come figura chiave del Movement, il movimento di protesta Usa.

Negli anni imparerà a sfidare tanto le convenzioni della musica pop (ampliato il suo stile musicale fino a generi diversi come country, blues, gospel, rockabilly, jazz, swing e spiritual, ma anche musica popolare inglese, scozzese e irlandese) quanto i dettami della controcultura. La sua posizione sui grandi temi della politica, della società, della filosofia perfino, è sempre innovativa e ancor più spesso spigolosa. Le sue fonti sono variegate: tradizione popolare, certo, ma anche letteratura grande e piccola e storia americana.

Forse la miglior rappresentazione della sua eterogeneità è rappresentata da Io non sono qui (I’m Not There), il biopic del 2007 di Todd Haynes in cui ad ogni fase della vita del menstrello corrisponde l’interpretazione un attore diverso (i vari volti di Dylan sono impersonati da: Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere, Heath Ledger e Ben Whishaw).

Oltre ad aver di fatto reinventato la figura del cantautore contemporaneo a Dylan si devono, tra le altre cose, l’ideazione del primo singolo folk rock di successo di durata non commerciale (gli oltre 6 minuti di Like a Rolling Stone, che esce il 20 luglio 1965 come primo estratto dall’album Highway 61 Revisited) e il primo album doppio della storia del rock (Blonde on Blonde, del 1966). Il video promozionale del brano Subterranean Homesick Blues (1965) e’ considerato da alcuni il primo videoclip in assoluto, mentre l’album Great White Wonder (1969) ha lanciato il fenomeno dei bootleg.

Moltissimi i riconoscimenti che gli sono stati conferiti: ha vinto un Grammy Award alla carriera nel 1991, l’Oscar nel 2001 (per la canzone Things Have Changed, dalla colonna sonora del film Wonder Boys, per la quale si e’ aggiudicato anche il Golden Globe), è stato il primo musicista rock a conquistare il premio il Premio Pulitzer nel 2008 “per il suo impatto profondo sulla musica popolare e la cultura americana attraverso composizioni liriche dallo straordinario potere poetico”, è stato insignito della National Medal of Arts nel 2009 e della Presidential Medal of Freedom nel 2012.

La rivista Rolling Stone ha inserito Bob Dylan al secondo posto nella lista dei 100 migliori artisti (dopo i Beatles) e al settimo in quella dei 100 migliori cantanti.

Se una canzone ti prende, è tutto ciò che basta. Non devo sapere che significa una canzone. Ho scritto di tutto nei miei pezzi. Non mi preoccupo certo di cosa vogliono dire… Le nostre canzoni sono vive nella terra dei vivi. Ma le canzoni non sono come la letteratura. Sono state concepite per essere cantate, non lette. Le parole di Shakespeare dovevano essere recitate. Proprio come i testi delle canzoni sono destinati a essere cantati, e non letti. Io spero che alcuni di voi abbiano l’occasione di ascoltare questi testi nel modo in cui sono stati concepiti ovvero in un concerto o su un vinile o in qualunque altro modo la gente di oggi ascolti la musica.

(dal discorso di accettazione del Premio Nobel per la letteratura 2016).

Nell’ottobre 2016, a vent’anni esatti dalla prima candidatura, l’Accademia di Svezia conferisce a Bob Dylan il Nobel per la Letteratura per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”.

La vicenda che ne è seguita è ricca di esilaranti polemiche e la dice lunga sul carattere umbratile del Nostro. All’inizio il cantautore non risponde alle telefonate dell’Accademia Svedese, che prova per quattro giorni a contattarlo. Mentre si sta facendo strada l’ipotesi che voglia rifiutare il riconoscimento, Dylan rilascia un’intervista al Telegraph in cui si dice onorato e disposto ad andare a ritirare il premio alla cerimonia di assegnazione di dicembre, se questo fosse stato compatibile coi suoi precedenti impegni. A Stoccolma tuttavia non si presenta. Sarà l’amica Patti Smith, commossa e profondamente emozionata, a presenziare alla serata.

Dopo mesi di attese, rifiuti e riservatezze ostentate che hanno attirato le attenzioni dei media di tutto il mondo e infiammato polemiche di vario tono e livore, ad aprile 2017, quasi cinque mesi dopo, il riottoso menestrello ha finalmente ritirato il Nobel in una piccola cerimonia privata a Stoccolma, città in cui doveva tenere un concerto programmato da mesi. Non erano presenti giornalisti e non è stata diffusa nemmeno una fotografia dell’evento.