L'angolo dello scrittore

Battaglie culturali_II parte

di Franco Buffoni

Mentre il ministro della giustizia tedesca, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, l’8 marzo scorso, ribadendo la richiesta di una urgente tavola rotonda tra governo, istituzioni scolastiche e chiese sul problema degli abusi sessuali e delle violenze, ha accusato il Vaticano di avere a lungo coperto numerosi casi con un muro di silenzio. Un muro, ha sottolineato, che veniva da una direttiva emanata dalla Congregazione della dottrina della fede nel 2001, quando era presieduta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger.

Il cadavere di Elisa Claps fu scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza da due addette alle pulizie, Margherita Santarsiero e sua figlia Annalisa Lo Vito, nel gennaio 2010, due mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. Interrogate, le due signore hanno fatto mettere a verbale che, una volta scoperto il cadavere, avvisarono immediatamente sia il parroco, don Ambrogio Apakta, che il suo vice, Don Vagno. Entrambi sono stati ascoltati a lungo in questura e dai loro interrogatori sono emerse gravi contraddizioni. Un’ulteriore conferma del comportamento omertoso della curia potentina in merito alla tempistica del ritrovamento è giunta dal vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo. Il quale, dopo un drammatico colloquio con il questore, ha dichiarato ai giornalisti: “Chiedo perdono al Signore per quanto non abbiamo fatto per la famiglia di Elisa e per la ricerca della verità”.
Chi scrive non pensa minimamente che Apakta, Vagno e Superbo siano in qualche modo implicati nel delitto. Ma questo fatto, se possibile, rende ai nostri occhi ancora più grave il loro comportamento omertoso. Costoro, di fronte a qualsiasi istanza, non si comportano da cittadini, ma da membri di una setta, di un privatissimo club, di un potere altro e superiore, che può ricorrere – certo – alle leggi dello stato italiano quando conviene, ma che non si ritengono affatto tenuti a farlo di norma.

Se io commetto un crimine o sono complice di altri in un grave crimine; se, accusato, respingo le accuse, mi proclamo innocente, non collaboro con la giustizia per la ricerca della verità, anzi cerco di deviare le indagini o addirittura dileggio i famigliari della vittima; se, anche dopo una condanna da parte della magistratura dello stato italiano, continuo a negare e mi proclamo innocente, anzi vittima di una macchinazione, e mi rifiuto di risarcire la vittima o la sua famiglia; se continuo a comportarmi in questo modo anche dopo le condanne in appello e in Cassazione; se, infine, passati molti anni, quando ormai la verità fosse lampante e fosse tardi per qualsiasi riparazione, io chiedessi “perdono”… tutti giudicherebbero le mie scuse tardive e inutili. Questo è il comportamento che i detentori della verità rivelata e del bene assoluto pongono in essere. Di fronte a tanta ipocrisia – avente il solo scopo di non perdere adepti, privilegi e potere – occorrono forza e fermezza.
Consigliamo vivamente, al riguardo, la lettura del volume Il peccato nascosto, a cura di Luigi Irdi, apparso nel 2010 per le edizioni Nutrimenti, che raccoglie numerose denunce presentate in varie procure italiane su violenze sessuali compiute da preti su minorenni. Vi si narra, per esempio, la vicenda di un gruppo di bambine di un paese vicino a Cento, in provincia di Ferrara, ma ricadente nella diocesi di Bologna, abusate da don Andrea Agostini, responsabile della struttura, condannato nel 2008 a sei anni e dieci mesi di reclusione e al risarcimento di ventottomila euro. Secondo le testimonianze rese in aula da maestre, bidelle e cuoche, Agostini – loro superiore – era solito palpeggiare le bambine nelle parti intime, accompagnarle in bagno per guardarle orinare, baciarle sulla bocca, infilare una caramella nelle mutandine per poi leccarla. Le vittime avevano tutte tra i tre e i sei anni. Nel novembre 2004 le educatrici informarono i genitori di quanto accadeva nell’asilo e avvisarono i superiori del prete. La direttrice, insieme a un rappresentante dei genitori, venne convocata a Bologna nel gennaio 2005 da monsignor Ernesto Vecchi, in nome e per conto del cardinale Carlo Caffarra. Secondo quanto riportato dalla stessa direttrice, Vecchi disse: “Quell’uomo è malato e questo incontro non è mai avvenuto”. Ma quando seppe che la denuncia contro Agostini era già stata presentata, si inalberò e urlò alla direttrice: “Non dimentichi che lei è pagata da noi!”. I giudici Caruso, Oliva e Bighetti, nella sentenza di condanna di Agostini, scrivono che “il silenzio dei vertici ecclesiastici e la loro ritrosia a mettere sul tappeto le notizie sulle accuse che già da tempo circolavano sul conto di Agostini equivale a implicita ammissione di conoscenza di quei fatti e consente di leggere tutta la vicenda come un tentativo di evitare uno scandalo che si considerava inevitabile perché fondato su fatti inoppugnabili”. E aggiungono che “il muro di gomma delle autorità ecclesiastiche influì anche sulla tempestività delle denunce e quindi direttamente sul numero di bambine che rimasero vittime di molestie sessuali”. In seguito alla sentenza, l’avvocato delle parti lese Claudia Colombo scrisse al cardinale Carlo Caffarra, chiedendo una ammissione di responsabilità da parte della curia locale. Non ebbe alcuna risposta, mentre Agostini, presto scarcerato, venne promosso da Caffarra arciprete presso il Santuario della Beata Vergine di San Luca: continua dunque ad essere a contatto con i bambini e le bambine in visita al santuario più amato dai bolognesi. Per la cronaca, Caffarra ha avuto recentemente modo di confermare il proprio alto spirito caritativo chiedendo con veemenza al presidente della regione Emilia-Romagna Vasco Errani di NON estendere anche alle coppie di fatto – debitamente registrate in comune – i diritti e i benefici del welfare.
Porta Pia – è vero – cancellò dalla storia una delle più ottuse monarchie assolute dei tempi moderni, che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi non solo con il richiamo ad un generico diritto divino, ma con la pretesa che il sovrano fosse il vicario del figlio del dio unico degli abramitici.
Cancellando dall’Europa, come scrisse Gladstone, uno stato che “ha condannato la libertà di parola, la libertà di stampa, la tolleranza del non-conformismo, il libero studio di questioni civili e filosofiche”, quel giorno, l’Italia avrebbe dovuto cancellare per sempre anche i privilegi della chiesa cattolica. Invece diede subito inizio, con la legge delle Guarentigie e “l’assegno di congrua”, alla lunga serie di concessioni al Vaticano culminata in anni recenti nella vergognosa clausola dell’8 per mille.
I clericali, per altro, pensarono bene di mostrarsi sempre e solo offesi, proclamandosi vittime: L’unità cattolica, celebre periodico diretto da don Margotti, cominciò a uscire listato a lutto e lo fece per ben 28 anni. Come osservò Edmondo De Amicis, fogli di tal fatta ingenerarono nei cattolici di tutta Europa il timore che “gli italiani” (definiti “facinorosi” e “tigri assetate di sangue”) volessero “far man bassa sulle chiese e sui preti”.
Porta Pia, quindi, ha sì cancellato dalla storia lo stato pontificio, portando a naturale conclusione il Risorgimento, ma ha anche aperto le porte dell’Italia tutta alle ingerenze vaticane. Perduto il potere temporale in un’area ristretta del paese, i clericali lo hanno recuperato di fatto e con ben maggiore efficacia in tutto il Paese, spacciandolo per potere spirituale, grazie all’ignavia e all’opportunismo dei governanti italiani.

Ricorrendo nuovamente alla strategia del vittimismo, “prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l’offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l’ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l’Humanae vitae”, ha affermato la Santa sede per bocca del cardinale Angelo Sodano, a proposito dei numerosi processi contro i preti pedofili che in molti paesi del mondo costringono la chiesa a versare cospicui risarcimenti alle vittime. In particolare il cardinale ha condannato l’“accanimento” dei media tedeschi e statunitensi.
Si dia pace, eminenza, rispondiamo, quello che lei definisce “accanimento” in realtà è solo serietà: la serietà dei paesi moderni e civili di fronte all’arretratezza, alla sessuofobia, alla menzogna e all’ipocrisia. Ma si consoli, eminenza, avrà sempre al suo fianco i servizi di Raiset e Bruno Vespa. Avrà al suo fianco anche il governo italiano nella difesa di un Vaticano arroccato come una monarchia medievale mentre affonda agli occhi del mondo civile.