Le parole dei giurati

Raccontare oggi

– di Ubax Cristina Ali Farah
Presidente Giuria Premio Energheia Africa Teller_Sesta edizione.

africaRaccontare significa raccogliere pezzi di vita, dare loro un nuovo ordine,
investirli di un significato etico ed estetico che è insieme frutto e specchio
del mondo a cui l’autore appartiene.
Assai originali nel combinare tematiche e stili, i dieci racconti selezionati
in questa antologia, ci dimostrano l’importanza di creare “occasioni”
grazie alle quali innescare il processo creativo, processo attraverso il quale
coltivare e dare ossigeno all’immaginario delle voci narranti.
Saulo diventa sempre più grasso e lustro, mentre trascorre giornate spensierate
intento a gozzovigliare assieme ai suoi amici. L’unica missione di
cui si sente investito sembra essere quella di convincere i clienti del negozio
in cui lavora a comprare più oggetti possibili, incarico che svolge
con un piacere ambiguo. La sua vita subisce una brusca virata quando una
sera, abbandona la strada principale e la sua macchina viene aggredita da
un malvivente. Dei cinque uomini provenienti dalla Nairobi civile Saulo
sarà l’unico superstite. Le tragiche conseguenze della “deviazione” segnano
profondamente il protagonista che da quel momento rifiuterà il suo stesso
soprannome, Saulo, il fortunato, per tornare al più autentico Paul.
Saulo Paul, racconto vincitore di questa sesta edizione, è una parabola,
un monito morale nei confronti di chi conduce una vita futile e parassitaria,
senza interrogarsi troppo sul mondo che esiste oltre l’autostrada illuminata.
Teatro della metamorfosi subita dal protagonista, è la realtà urbana
delle baraccopoli, luogo eletto dai progetti di Amani a fianco del partner
locale Koinonia.
donne africane 6È a questo stesso universo che appartiene Skwota, giovanissima donna le cui tragiche vicende ci vengono narrate mantenendo sullo sfondo lo sgombero
di uno slum ad opera del mostro demolitore, al passaggio del quale resterà soltanto una vallata sanguinante. Raccolte le sue poche cose, Skwota non si perde d’animo perché il suo desiderio di vivere è più forte dopo ogni incontro con il bulldozer.
Pieni di ottimistica speranza sono anche A brighter tomorrow e Ordeal of a child soldier. La prima è una storia d’amore tra una ricca e un povero, nel quale la volontà e la generosità di lui trionferanno, segno che infine,
nonostante le difficoltà, si può essere sempre artefici del proprio destino.
La seconda racconta le peregrinazioni di un bambino che ritrova la
propria famiglia perduta e andrà a scuola come sognato.
Assai diverso dai precedenti è Sojourn in the South Sudan, racconto che
ha il merito di rappresentare con grande ironia quella che è la classe media
in molti paesi africani. Tema insolito e di grande importanza se pensiamo
che è proprio a questa fascia di popolazione che appartengono gli
uomini e le donne che migrano all’estero. Seguiamo le vicissitudini di un
impiegato che intraprende un viaggio di lavoro in vece del suo capo, troppo
impegnato. Convoca parenti e amici a cui annuncia con solennità che
sta andare all’estero. Ha il cellulare, ma può solo ricevere, parte armato
di calcolatrice e pensa con orgoglio al timbro che inaugurerà il suo passaporto,
sentendosi – dice – abbastanza importante. Il viaggio nel Sudan
Meridionale si rivelerà un vero disastro: questo buffo protagonista, completamente
estraneo ai luoghi e alle popolazioni che visita, contribuisce
non poco a smentire lo sguardo omologante con cui spesso l’Occidente
guarda l’Africa.
Ambientato nel Kenia settentrionale, Unforgivable moments ci fa seguire
la vita di una comunità nomade della pianura del Nilo, attraverso l’ossessione
del protagonista per il corpo decomposto di una giovane donna nel quale
si imbatte, mentre è intento a raccogliere bacche tra i cespugli. La scrittura,
estremamente impressionistica, ben rappresenta il malessere del giovane e affronta anche una questione importante: quella condizione femminile
nelle comunità patriarcali.
Costruito con grande abilità è anche An eye of a needle: tre giovani vanno
a controllare le trappole che hanno teso nella foresta per catturare
qualche animale. Il gioco si trasformerà presto in un incubo, i predatori
diventano prede, in un inseguimento pieno di suspense, con un ritmo mutuato
dal cinema d’azione, a dimostrazione di come i confini geografici
e di genere siano perfettamente permeabili. Nel racconto si fa cenno anche
a Wanui, creatura mitica ricoperta di peli che mangia carne cruda. Dal
mondo del folklore attinge The story of Katiwa the meek, impostata su
un tema comune a molte fiabe africane, quella delle due donne che intraprendono
un viaggio iniziatico con esiti totalmente opposti. Meravigliosa
è l’immagine del bambino nascosto nell’alveare che si manifesta
ogni volta che la madre canta.
Fiabesco è il tono di Looking through the eyes: un coro di voci fa da
sfondo alla celebrazione della festa del raccolto. Sentiamo il gufo, la rana,
il gatto, la nonna, la mamma, Peter e infine il padre, voci che attraverso
piccoli accadimenti scandiscono il tempo che scorre e culminano
con il ritorno del padre del piccolo Peter che porta con sé, come dono,
una macchina giocattolo.
Infine, ma non ultimo, The language: Kale il cui nome significa “il passato”,
parte alla ricerca della terra del fa-re (todo in inglese), luogo mitico
dove può arrivare solo chi ci crede. Giunta nel Paese del fa-re, dopo
un disorientamento iniziale, comincia a riconoscere il ritmo di quella che
le sembrava una cacofonia; si spoglia dalle sovrastrutture e inizia a capire
le regole di una società il cui vivere è basato sulla condotta di ciascuno,
sulla sostanza e non sulla forma. Kale capisce che la transizione riguardava
il cammino. Dovevo camminare il cammino. Non è forse un caso
che autrice di questo racconto filosofico sia una donna.