I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2000 – Il viola di Giovanni Luigi Cracas _ Salerno

anno 2000(I sensi – Color viola)

Era una sensazione che aveva provato tante volte, quel rilassarsi che cominciava dalla schiena e, dopo aver rinfrescato il collo teso, rendeva leggera la testa. Ma più che il benessere fisico, che pervadeva come un’onda densa tutto il corpo, era la serenità, il senso lento di tregua, a prendersi i pensieri ed a spianarli, quietarli tutti ed uniformarli in un unico comparto tranquillo.
In questo insieme si stava abbandonando, desiderandolo perché adesso era veramente stanco, da non sentire più braccia e gambe ed anche della testa doveva aver perso il governo, poiché le idee, i ricordi e le immagini più diverse, si affastellavano, sovrapponendosi, senza controllo.
Le palpebre si socchiusero un altro poco e, forse, appena, anche le labbra, pur senza delineare un sorriso, perché quello era un momento veramente brutto della sua vita; non tanto per il malessere fisico, in fondo, sopportabile, quanto per l’ansia della paura, per il terrore di sprofondare ancora di più, fino a perdere anche l’ultima fiducia.
E lenta, come tutte le cose più grandi, l’onda era venuta a prenderlo in un mare pacifico, sospeso lontano da tutto, anche da se stesso e dal proprio corpo, indefinito nel tempo.
Una dimensione strana, cui molte volte aveva tentato, invano, di dare razionalità per il fatto che dell’insieme di sensazioni, visioni e vissuti, soltanto due o tre cose erano presenti costantemente.
Una era il raso con il suo liscio freddo al tatto, intercalato appena dal ricamo ottenuto nella trama stessa del tessuto.
Un’altra presenza costante era quella di una poltrona ed uno sgabello imbottito, stile anni ’50, entrambi tanto morbidi da dare l’impressione di cadere a chi vi si sedesse.
Però la componente meno razionalizzabile era rappresentata dall’insieme di un odore ed un colore. Il primo, anche se non era possibile identificarlo precisamente, lo si poteva annoverare nel gruppo dei profumi, ciprie, rossetti, dopobarba etc. che, costituendo un unico fumus dalle mille fragranze congiunte, formano il carattere olfattivo di un ambiente intimo; cioè bagno o camera da letto.
Il colore, invece, rappresentava un rompicapo perché non era una vera colorazione, ma un’atmosfera, una nebbia invisibile posata su tutte le cose; e non solo, infatti pareva che esso conferisse anche una temperatura, fresca, quasi come il raso di prima.
Era una specie di rosa pallidissimo, dove si perdevano toni di verde e di blu.
Un viola.
Come potessero queste cose avere un effetto così benefico su di lui, non sapeva, e però era così, da sempre. A volte, ricordava, si sentiva diventare piccolo piccolo, mentre si sollevava velocemente e tutte le cose, poltrone, puff e raso, divenivano minuscole, fino a non distinguersi nelle forme, ma solo nel colore.
Anche ora stava bene; fresco, leggero, profumato e colorato, con la poltrona e lo sgabello sempre presenti, e stava alzandosi, sopra tutto.
No, non volava, qualcuno lo stava sollevando ma, ormai, non sentiva quasi più, però sapeva che lo stavano portando da qualche parte, nella vecchia casa di famiglia. Doveva essere nella camera dei suoi genitori, dall’odore, dai profumi, tanto simili a quegli altri.
Quella stanza era stata chiusa quando lui aveva appena sei mesi, dopo la morte della madre, ed era lì che che era venuto alla luce. L’onda adesso l’aveva pervaso completamente e si sentiva bene, poteva anche aprire appena gli occhi e fu allora che vide e capì.
La vecchia coperta di raso ricopriva, liscia e fredda, il letto dove era stato adagiato; in un angolo parevano ancora non essersi risvegliati una poltrona anni 50 ed un morbido puff, ma il colore che veniva da un delicato lampadario di vetro di Murano, quella specie di vernice morbida e fresca, su tutte le cose, di quel particolare viola, quella luce era lei.
Si sentì piccolo e leggero mentre si allontanava dalla sua onda, dalla sua prima camera e dalla sua vita, mentre gli sembrava di vedere ancora un punto di luce viola che gli continuava a dare sollievo e fresco, come quando aveva visto la luce per la prima volta.