I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2019 – Edo, Manuela Consavari_Venezia

Anno 2019 (I colori dell’iride – Verde)

Fisso l’orizzonte seduta sul bagnasciuga in questa mattina d’estate. All’orizzonte il verde del mare si confonde con il cielo azzurro. Una brezza gentile mi accarezza il viso e gioca con i miei capelli . Silenzio e pace , solo  gabbiani in volo.

Dove sei Edo? Perché te ne sei andato? Ti hanno trovato senza vita nella casa al mare. I giornali hanno scritto che hai scelto tu di andartene, in silenzio, senza una parola per i tuoi cari, per i tuoi amici, per noi tutti. Dicevi di essere stanco ultimamente, chiuso in te stesso, più silenzioso. Ti avevo chiamato: gentile ma distante, mi avevi detto che eri impegnato e che ti saresti fatto vivo fra qualche giorno.

Guardo il mare verde intenso, il cielo terso, i gabbiani e mi chiedo come si deve sentire un essere umano che davanti a tutto questo decide di chiudere gli occhi per sempre. Che misto di disperazione e insieme coraggio per compiere un gesto tremendo e definitivo.

Ripenso alla mia vita, a momenti bui di dolore e solitudine che ho attraversato. Un’educazione rigidissima con un padre che considerava i figli di sua proprietà , e quindi in diritto di decidere su ogni cosa, dagli abiti da indossare al tipo di studi da intraprendere. Il mio matrimonio con un uomo, solo per il desiderio illusorio di respirare aria di libertà, il dolore del divorzio e di non aver avuto figli.

Lo smarrimento di non sapere chi ero, come spesso succede ai bimbi che per non perdere l’amore dei genitori sviluppano antenne sensibilissime, dei radar biologici per captare i desideri e le aspettative altrui e si adattano, si plasmano su questi, nell’illusorio tentativo di essere apprezzati e di conquistare amore. Ma così facendo perdiamo le nostre tracce, il nostro nucleo identitario, i nostri desideri, la nostra strada.

E poi un giorno al mare ho incontrato i tuoi occhi verdi Edo, occhi in cui perdersi del colore del mare e delle praterie, in un anelito di vita. Suonavi la chitarra e siamo diventati amici. Eri energia pura, passione, curiosità, emozione, coraggio, insomma la gioia e la speranza fatta persona. Ti ho invidiato subito per la tua sicurezza e vitalità e poi ho attinto da te per ritrovare la mia strada, per scoprire chi ero , per uscire dal pantano della mia esistenza melmosa. Mi raccontavi dei tuoi viaggi, della passione per la musica, dell’amore per la filosofia, della tua voglia di vivere intensamente. E con la tua capacità di empatia, compassione e ascolto senza giudizio hai toccato il mio cuore. Mi hai offerto uno specchio su cui riflettermi, osservarmi e trovare me stessa. Mi hai infuso la passione per la vita.

Siamo dei fili d’erba che danzano, si adattano al vento, ma con radici solide per non essere spazzati via. Seguiamo il vento e la vita.

E adesso sono qui a fissare il mare, lo stesso mare a cui tu hai rivolto lo guardo prima di andartene lontano, quel mare infinito che i miei occhi non riescono a contenere.

Un gabbiano plana a terra, si posa vicino a me, mi guarda silenzioso, elegante, fiero. Sei tu Edo, sei venuto a salutarmi….e poi voli via libero tra cielo e mare. Non comprendo, ma so che adesso sei felice.