I racconti del Premio Energheia Europa

Biscotti, Nika Klasic_Slovenia

Finalista Premio Energheia Slovenia 2019


Tradotto dallo sloveno da Igor De Luisa


Stai in piedi sull’arco della porta, questa è tutta la vita. Se vuoi andare avanti devi cambiare, se fai un passo indietro non hai più una vita. Ora stai ferma perché non vuoi cambiare e perché non vuoi morire. Non senti nulla perché sei vuota. Guardi le persone che sono andate avanti, non ti aspettano perché si sono dimenticati di te. Dietro di te non vedi nessuno. Hai le mani sudate, non senti il dolore che ti divora dall’interno, da qualche parte nel cuore o nello stomaco. Siccome hai coraggio, però, vai avanti e cammini fino alla tua buona amica che sta in piedi vicino ad un tavolo di legno con una birra in mano. Sopra di lei ci sono dei palloncini d’oro e d’argento a forma di 2 e di 0. Sei arrivata in una casa dello studente, odora tutto di alcool. Fai qualche passo e noti delle persone che conosci o che solo sai chi siano. Tutto è rumoroso, tutti bevono e senti l’odore della casa dello studente. Oggi hai deciso di fare un passo avanti e di cambiare. Hai una vita, ma non la senti. Tutto è sordo, tranne il dolore che è sempre vicino. Inghiotti un groppo di saliva, non sai ancora cosa ti aspetta.
Qualcuno ti passa un bicchiere di vetro, guardi attraverso il vetro verde del bicchiere che hai in mano, hai appena bevuto l’ultimo sorso di vodka. Hai voglia solo di un letto bianco, sterile, perché sei esausta, perché il mondo è sbagliato. Vorresti guardare un soffitto bianco, ma la cosa che vorresti di più al mondo è tornare indietro di 395 giorni, quando eri ancora te stessa,
quando la vita non era cambiata completamente. Oggi era una giornata ancora più impegnativa delle altre, te ne sei appena resa conto, ma oggi festeggiava il suo compleanno la tua migliore amica e nonostante cercassi di convincerla a non invecchiare quest’anno, ciò era inevitabile. Festeggiava già il ventesimo compleanno. Quest’età ti dà fastidio negli ultimi
tempi e quando ci pensavi, scoppiavi a piangere perché sapevi che un giorno avremmo lasciato le nostre vite e non eri pronta a morire di vecchiaia. Vorresti morire in questo istante, ma più allungavi questa vita patetica, più era difficile morire. Vorresti scomparire, perché nulla aveva senso, nemmeno l’acqua aveva il potere della felicità, ora potresti semplicemente annegare nella piscina e sarebbe finita. Non sentivi nulla, eri come l’aria, l’acqua, qualcosa che non ha sentimenti, né odore, né sapore, solo un insieme di atomi, che si impegnano e lottano, e di unioni chimiche sbagliate nel tuo cervello. Non hai parlato con nessuno di tutto
ciò, non ti fidavi di nessuno quando volevi morire o quando faceva così male che volevi solo tagliarti le vene e stare bene.
Fai uno sforzo a sorridere quando tutto ti fissano, saluti qualcuno, fai un cenno ad altri affinché vedano che sei gentile, piacevole, che meriti l’amore che nessuno ti dà. Affondi profondamente le unghie all’interno del palmo della mano quando ti siedi vicino ad una ragazza che conosci già da prima, anche lei ha in mano una birra e si offre di versarti un altro bicchiere di vodka. Fai spallucce e la ringrazi, poi chiacchierate di interessi comuni e di cose di adolescenti, perché sei ancora un’adolescente, ancora per più di un mese. E sono passati più di sei mesi da quando hai voluto ucciderti con le pillole. Nella mano hai, molto probabilmente, l’amore della tua vita, la vodka. Con lei sei sempre qualcuno. Ora sorridi a comando, oscilli la testa, annuisci, ridacchi quando ce n’è bisogno, ma dentro non senti niente, tranne lo stomaco che si rivolta per via dell’alcol. Di fronte a te è seduto un ragazzo, quel ragazzo del quale eri innamorata già da tanto tempo, per via di quel ragazzo è cambiato tutto.
Vi siete conosciuti tre anni fa. E piano piano sei diventata pazza di lui, prima ti piaceva il modo in cui ti parlava, poi come ti guardava, come guardava il mondo e come ti voleva mostrare che tutto può essere magico e che il dolore passa. Lui non è mai passato, né tanto meno il dolore. Quando ti guarda non hai quella nota sensazione che ti dava un tempo e questa è un’altra lezione che ti imprimi nella memoria, né l’amore né lui ti possono salvare.
Guardi altrove, perché l’ha fatto anche lui.
Bevi il secondo bicchiere di vodka, perché nove mesi fa questa ti salvava quando iniziava a fare male, ne bevevi mezza bottiglia con un succo dolce ed era già meglio. Potevi ballare, divertirti, era una ragazza stupenda alla quale volevano bene tutti, ora non lo sei più, perché sei cambiata troppo. Ti versi il terzo bicchiere e ti siedi su una panchina fredda sul balcone, dopo poco hai già compagnia e lentamente senti che puoi ancora essere quella ragazza splendente, sorridi ed inizi a conversare. Vuoi andare oltre te stessa, perché altrimenti non ce la fai più a vivere. L’alcol ti ha sempre dato una forza speciale. Ti fumi la prima sigaretta, poi un’altra compare nella tua mano e non le dici di no. Hai fatto di tutto per sentire un po’ di vita. Poco dopo il quinto bicchiere non sai più cosa stia succedendo esattamente, ti aggrappi alla ringhiera e guardi come il mondo gira intorno a te e come non fai più parte di questo mondo, ti stai cancellando, ti stai esaurendo. Così stai in piedi, aspetti che finisca il mondo o la tua sofferenza. In verità nessuno dei due finisce, prendi il mondo, lo fermi così la smette di
vorticare e bevi un bicchiere di acqua ghiacciata. Senti che la tua bocca sa di tabacco ed alcol, il sapore fermo da qualche parte nella gola. Ti odi per come sei.
Nel momento peggiore ti trovi fianco a fianco con il tuo ex, ma non poi tanto ex, amore. Lo guardi e lui guarda te. Pensi che al mondo ci siate solo voi due e poi per paura di lui prendi un sacchetto di biscotti dal tavolo, ubriaca ti aggrappi al tavolo di legno e mangi la parte bianca del biscotto, mentre metti la seconda metà in bocca a lui. Lui inizia a parlare con una delle ragazze che sono alla festa, in una mano tiene il sacchetto di biscotti così puoi mangiarli più facilmente. Mangi la parte bianca e la nera gliela metti in bocca, lo fai già da un po’ di tempo quando ti accorgi, che questa è probabilmente la cosa più intima che tu abbia mai fatto con qualcuno. Ogni volta che afferri un biscotto, lui ti guarda e sebbene non ti abbia mai veramente amata, quell’amore platonico ti bastava quasi sempre. (Almeno oggi, anche se non sentivi niente, sei grata per il sacchetto di biscotti e per la persona che teneva il sacchetto. Sei sempre grata per questa persona).
La musica era sempre più forte, tutti ballano, alcuni si strusciano negli angoli o nelle camere.
Cosa non daresti per essere un anno più giovane, forte e senza paura. Adesso alcuni giorni sono peggiori di altri, alcune volte non ti alzi nemmeno dal letto, altre volte vai anche a qualche festa. Ti impegni, perché sai che i finali non sono mai felici, ma tu vuoi essere una persona felice. Abbracci la tua migliore amica che, annuendo ubriaca, ti indica che sta bene. Il cuore non ti funziona più, il cervello nemmeno e senti come ti lasci andare, perciò afferri una sigaretta ed aspiri il tabacco. Fai di tutto per sentire qualcosa al posto ti questo dolore, ma nulla è più forte. Allora scappi nel bagno dove apri l’acqua fredda e ci tieni sotto i polsi. Nel frattempo ti guardi allo specchio e ti odi. Sai che col tempo passerà, che piano passerà il desiderio di tagliarti le vene sui polsi pallidi, quando tutto finirà andrai a casa e lì piangerai, siederai nella doccia o ti distenderai sulle piastrelle fredde.
Alle 3.32 vai verso l’appartamento, a circa mezz’ora; ubriaca, sola, isolata, con il cuore spezzato ti dirigi verso il tuo letto. Cammini, fa freddo e respiri appena perché fa così male.
Parli da sola, ti dici che sei da sola già un po’ di tempo e che non deve farti male, ma lo fa, perché non sai se troverai o sentirai mai ciò che hai provato per lui, per tutte le persone, per te.
Inghiotti la saliva, piccoli aghi ti si agitano nella gola, scuoti velocemente le palpebre affinché una lacrima calda non ti scenda sulla guancia. Hai la testa alta, così la gravità non può influenzare i tuoi sentimenti. Passi oltre tutto quello che conosci, per un po’ cammini con i tuoi ricordi, ora vedi che ti sei seduta su una recinzione di calcestruzzo, in mano hai un bicchiere di vino rosso, bevi e sei ubriaca. Al ragazzo che è con te parli in modo incomprensibile delle perle di saggezza di geografia che hai imparato con gli anni, sai che tra circa mezz’ora approfitterai di lui. Stai girando, ridendo e non senti il vuoto che ti corrode adesso. Vai avanti perché ti fa troppo male per averti potuto curare qualche anno fa. Ora non giri più quando sei ubriaca, ora piangi e vorresti strapparti il cuore dal petto. Dopo la curva
vedi come la tua persona preferita ti fa sedere in un taxi, te lo paga e tu gridi attraverso la finestra: “Ti voglio bene” e poi rifletti che lui è la prima persona a cui lo hai detto. Passi oltre anche questo, più veloce perché ti fa ancora più male. Quella volta eri qualcuno, qualcuno, che aveva una vita. Credi che non camminerai mai più per questa strada perché pensi che la
tua vita sia giunta alla fine o lo farà presto. Ma questo non è vero, non è vero e mai lo sarà.
Perché ora ancora non lo sai, ma il prossimo dicembre camminerai qui, il tuo piede camminerà per queste stesse vie, con ricordi nuovi, persone nuove, diversa, ma con un sorriso dal profondo del cuore, anche innamorata di un’altra persona. Qualche volta salterai, ti girerai perché questo è qualcosa di tuo e piano piano inizierai a dimenticare tutto quello che è successo. Non tutto è nero o bianco, a volte è grigio. Durante l’anno sarà rosa! L’amore platonico sarà per sempre il tuo amore preferito e sopravviverai anche a questo.
La depressione è tutto e niente allo stesso tempo. Alle volte è una rabbia tale da poter bruciare una casa intera; altre volte è un tristezza da poter riempire l’Adriatico di lacrime; qualche volta è un tale dolore che l’unica cosa da fare è tagliare la delicata e sottile pelle dei propri polsi; ogni tanto può essere anche felicità istantanea, quella felicità quando te ne freghi, anche se ti investe un’auto, l’importante è che tu senta qualcosa di buono; alle volte è amore, amore per lui. Non è mai te e tu non sei mai la depressione, è solo un supplemento che ti cambia e forse era così già dall’inizio, forse addirittura quando la nonna ti teneva in braccio e ti
dondolava sulle sue ginocchia, avresti dovuto sorridere, ma non lo facesti. Nella testa guardi questa scena molte volte ed ogni volta ridi perché questa è la tua seconda vita, nella quale tutto è parallelo e tutti ti vogliono bene, sei felice, sorridente, amorevole, gentile e ami la tua vita. Ti giri verso di lui per un’ultima volta quando ti mette nel taxi tutta in lacrime e sai che è meglio che faccia male piuttosto che tu non ci sia