L'angolo dello scrittore

Strategia energetica nazionale: congiura del silenzio!

-di Roberto Vacca_

Dopo mezzo secolo di vuoto, stiamo per avere una Strategia Energetica Nazionale (SEN). Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato in Ottobre sul suo sito internet 116 pagine: base per consultazione pubblica mirata alla stesura di un documento definitivo, ma il pubblico non se n’è accorto. [tranne rare eccezioni ed enti come: ENEL, Confindustria, Assoelettrica, Acquirente Unico]. A pag.52 il testo sottolinea l’importanza della comunicazione e della sensibilizzazione del pubblico e delle aziende a questi temi. Però non sono state fatte – omissione grave. Giornali e TV erano muti sul tema, ma dedicavano ampi spazi a questioni di parole, a fatti irrilevanti di persone note e a litigi o dibattiti di politologi e politici su questioni astratte..
Non è chiaro se il testo della Strategia Energetica Nazionale andrebbe approvato dal governo o dal parlamento. Come ha detto il Prof GB Zorzoli [1]
“La legge del 2008 [ripresa dalla Legge 75/2011] prevedeva la definizione di una Strategia Energetica Nazionale e un iter formale di approvazione, ma con le normative emanate nel periodo del referendum 2011 sul nucleare, questo richiamo è stato abrogato, quindi nella Legislazione italiana non c’è più il richiamo alla Strategia.”
Perciò l’istituto della SEN non fa più parte del nostro ordinamento. In attesa che vengano incorporati nel documento sani suggerimenti espressi da esperti e che il testo finale sia approvato nei modi giusti, ne riassumo alcuni passi notevoli. Aggiungo alcune mie considerazioni.
Si propone l’aumento dei rendimenti ottenuto aumentando l’uso di pompe di calore, cogenerazione, teleriscaldamento e tele raffreddamento, coibentazioni, modernizzando centrali e generatori, sfruttando l’energia dei rifiuti.
La strategia nazionale dovrebbe condurre entro il 2020 a fornire da risorse rinnovabili più del 20% dell’energia totale. È l’obiettivo fissato dall’Unione Europea e appare ambizioso. Sarebbe opportuno analizzare la possibilità di raggiungerlo ricorrendo su larga scala all’impiego di fotovoltaico ad alto rendimento. H. Atwater (California Institute of Technology) avrebbe raggiunto rendimenti del 43% e mira a superare il 50%. La strategia mira ragionevolmente ad annullare gli incentivi. Andrebbero stimolati gli investimenti in ricerca e sviluppo in questa direzione. Il documento menziona spesso la necessità di intensificare ricerca e sviluppo, ma li considera come fattori per ridurre i costi delle rinnovabili.
Settore dei trasporti. – Lo sviluppo dei biocarburanti è discutibile: molti dei processi finora proposti sembrano poco sostenibili. Il documento discute ampiamente le prospettive di sviluppo del biometano di produzione nazionale. Ritengo che sarebbe opportuno, invece, promuovere un ricorso massiccio a strutture di car sharing che evitino la congestione dovuta al fatto che la maggior
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[1] www.festivaldellenergia.it/energia-spiegata/scenario(sen-parlano-i-nostri-esperti-1 (17/12/2012)

parte delle auto urbane è in sosta e inducano a evitare spostamenti inessenziali.
Viene considerata anche l’eventualità di una ripresa del nucleare, dopo aver conseguito notevoli progressi nella sicurezza e nella struttura di gestione e controllo (“se il nucleare saprà dare risposte adeguate ai temi della sicurezza, della qualità ambientale e dei rifiuti”). Queste considerazioni appaiono poco realistiche, almeno per quanto concerne i reattori di terza generazione EPR (European Pressurized Reactor). La Electricité de France, infatti, ha rivisto recentemente il costo del primo reattore di questo tipo in corso di costruzione a Flamanville e ha determinato che è di 8,5 miliardi di euro, cioè di 6.250 €/kW: nettamente non competitivo sia rispetto al termoelettrico, sia a eolico e solare.
La strategia nazionale prevede, inoltre, di raddoppiare la produzione annuale di gas naturale (3,4 MTEP) e quella di petrolio (8 MTEP). A questo scopo si dovrebbero “semplificare gli iter autorizzativi, rimodulare i limiti di tutela per la produzione di gas offshore e sviluppare le ricadute economico-occupazionali nei territori interessati alla estrazione di greggio”. Sono misure ragionevoli, ma andrebbero anche eseguite prospezioni a notevole profondità per individuare nuovi, abbondanti giacimenti di origine abiotica, dati come altamente probabili in base a esperienza internazionale. Questi avrebbero ovvio impatto drammaticamente positivo sulla situazione energetica del Paese.
Il documento ministeriale propone numerosissimi interventi e misure per la “decarbonizzazione”, cioè per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Tale posizione è allineata con quella prevalente in Europa di attribuire il riscaldamento globale a cause antropiche (soprattutto all’impiego di combustibili fossili, oltre che alla deforestazione). Le politiche industriali dovrebbero, quindi, mirare a ridurre il riscaldamento dell’atmosfera anticipato da certi modelli matematici sull’arco del prossimo secolo. Gli esperti, però, sono in profondo disaccordo sulla rilevanza dell’impatto antropico sul clima. Appare, quindi, opportuno rivedere la posizione citata onde raggiungere conclusioni più attendibili-

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I piani energetici antichi erano ambiziosi e disinformati. Quello del 1975 prevedeva di realizzare 20 centrali nucleari da 1 GW per soddisfare consumi elettrici di 445 TWh nel 1990. In realtà l’energia elettrica consumata nel 1990 fu circa la metà (219 TWh). Il piano energetico del 1981 mirava a realizzare 10 sole centrali con potenza totale di 12 GW, ma nel 1982 veniva iniziata la costruzione della sola centrale di Montalto di Castro – mai completata. Il piano del 1988 prevedeva solo investimenti in studi relativi a centrali a sicurezza intrinseca.
La storia dell’energia in Italia è raccontata in: Fornaciari, P., Il petrolio, l’atomo e il metano – Italia nucleare 1946-1997, 21mo Secolo 1997
Per informarsi e documentarsi sul settore elettrico dalle origini ai nostri giorni:
Zorzoli, G.B., I due volti del mercato elettrico, Quaderni AIEE.