I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2012 – La luna oltre gli scuri di Valter Malenotti_Feriolo(VB)

Anno 2012 (I sette peccati capitali – L’accidia)

Si può fare, si può fare, si può…, click. Il pulsante della radiosveglia tronca la canzone, i piedi sono nelle pantofole, sua moglie sta già preparando la colazione per lui e i bambini. Doccia, barba, si veste. Raggiunge la sua famiglia in cucina.

“È mio!” Matteo, il figlio maggiore, strappa il videogioco dalle mani del fratellino, che strilla.

“Buoni”, fa lui senza alzare gli occhi dal palmare. “Stasera ho una riunione” dice rivolto alla moglie, “lo accompagni tu Alessandro in piscina?”

“Va bene”.

Osserva il sorriso spento della moglie. Beve d’un fiato il caffè. “Su ragazzi, andiamo”. Stanno ancora litigando ma lui li indirizza verso la porta. Bacia la moglie sulla guancia. Lei non accenna nemmeno più quel suo sorriso stanco.

Deposita i figli a scuola e arriva in ufficio. È alla scrivania: computer, telefono. Parla, da consigli, direttive. Esce dal suo ufficio, deve vedere quel collega e pure quell’altro. Poi pausa caffè, qualche battuta, pacche sulle spalle e via in ufficio fino alla pausa pranzo. Allora si cambia: pantaloncini, t-shirt, scarpe da jogging.

“Buon allenamento” gli augura la giovane segretaria col contratto a termine.

Lui, la guarda, fa un cenno. Bel corpicino, pensa.

Fatica a tenere il solito ritmo di corsa. Poco male, non ha molto tempo oggi, deve pranzare con un cliente. Torna in ufficio, fa una doccia e scende al ristorante greco del palazzo di fronte. Incontra il cliente:

“Piacere…”.

“Piacere…”.

Moussaka e spiedini d’agnello. Conclude un buon affare. È ancora in ufficio, riunione a metà pomeriggio, le ultime telefonate ed esce. Posteggia davanti a un motel della periferia. È nella solita stanzetta al primo piano, c’è anche una donna, si baciano. “Aspetta un momento” dice lui indicando il bagno. Si chiude la porta alle spalle, si guarda allo specchio e ingoia una pillola blu. Tira l’acqua ed esce.

Quando arriva a casa i bambini dormono. Sua moglie è sdraiata sul divano davanti al televisore. “Ci sono le lasagne nel forno” dice.

“Grazie, non ho fame”. Si siede sulla poltrona.

“Com’è andata?” chiede lei.

“Bene”.

Nessuno dei due stacca gli occhi dal video, dove un conduttore indica con una bacchetta il plastico di un edificio, o è forse una nave? Poco importa.

“Ho parlato con la maestra di Matteo” dice lei, “ha bisogno di ripetizioni di matematica”.

Lui annuisce senza mollare lo sguardo dal plastico. “E il corso di nuoto di Alessandro?”

“Ah, Alessandro… È migliorato”.

“Bene”.

“Vado a letto”.

“Buona notte”.

Lui continua a guardare il programma, dopo un po’ prende il telefono, i suoi bisbigli si confondono con l’audio della tivù. “Ti amo” si scopre a dire prima di riattaccare. Spegne il televisore. La stanza è stranamente illuminata. La luce penetra dagli scuri della finestra. Si alza e li spalanca. Una luna enorme lo abbaglia. Si ricorda di un pacchetto di sigarette nascosto in un cassetto un paio d’anni prima. Poco dopo torna con una sigaretta che scrocchia tra le dita. L’accende. È come se non avesse mai smesso. Soffia fuori il fumo in una lunga scia illuminata dai raggi lunari. Forse è stato avventato il passo di acquistare quell’appartamento in centro. Fissa bene la luna, vede una collina con in cima un vecchio casale. All’ombra di un noce lui è disteso sull’erba accanto alla moglie, si tengono per mano, mentre osservano i figli rincorrersi felici. Tutti sono felici. Come tanto tempo prima quando avevano tanti bei progetti. Mai realizzati. Sì, aveva un ottimo impiego, ottime scuole per i figli, un’amante… Perché prima al telefono aveva detto quella cosa? È sicuro che altrove, da qualsiasi altra parte, con la donna che ha sposato, sarebbe diverso. Dà una bella boccata di fumo. Si può fare.

Poi la luna è oscurata da una nube. Lascia cadere di sotto la sigaretta, a metà. Chiude le persiane. Domani, pensa, altra giornata piena: riunioni, clienti da incontrare, palestra e, forse, chiederà alla segretaria − quella col contratto a termine − di uscire. Barcollando s’avvia verso la camera da letto.

D’altronde, è un uomo pigro.